ISSN 1080-3521
EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY
and
CRITICAL CARE MEDICINE - Italia -
Il giornale Italiano online di anestesia Vol 3 No 12 Dicembre 1998
Vincenzo Lanza, MDServizio di Anestesia e RianimazioneOspedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo, ItalyE-mail:
lanza@mbox.unipa.it
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Keith J Ruskin, MDDepartment of Anesthesiology Yale University School of Medicine333 Cedar Street, New Haven, CT 06520 USAE-mail: ruskin@gasnet.med.yale.edu |
Copyright (C) 1997 Educational Synopses in Anesthesiology and Critical Care Medicine. All rights reserved. Questo rivista on-line può essere copiata e distribuita liberamente curando che venga distribuita integralmente, e che siano riportati fedelmente tutti gli autori ed il comitato editoriale. Informazioni sulla rivista sono riportate alla fine |
In questo numero:
1 Fisioterapia Respiratoria in Terapia Intensiva
2 MANUALI DI ANESTESIA: Chirurgia del collo - Tiroidectomia
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1 Fisioterapia Respiratoria in Terapia Intensiva
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Elio Virone
Divisione di
Pneumlogia - Azienda Ospedaliera "S.Elìa" -
Caltanissetta, Italia
e-mail:virone@infoservizi.it
Le tecniche di fisioterapia
respiratoria rientrano in un programma globale di riabilitazione
respiratoria che è stata definita come "insieme di servizi
multidisciplinari atti a raggiungere e mantenere il massimo
livello individuale di indipendenza e capacità
funzionale"(1). In Unità Intensiva Respiratoria i criteri
da considerare per una riabilitazione personalizzata sono in
relazione alle caratteristiche cliniche e funzionali del paziente
e comprendono la diagnosi di ingresso, la presenza di
co-morbidità, la necessità di protesi ventilatoria (invasiva o
non invasiva), la terapia farmacologica, la presenza o meno di
controindicazioni a manovre e tecniche fisioterapiche, lo stato
nutrizionale ed emodinamico (2). A fronte di pochi studi
controllati sull'efficacia della fisioterapia respiratoria (FTR)
nei programmi terapeutici dei pazienti sottoposti a ventilazione
meccanica nelle UTIR, esiste una larga esperienza clinica che
conferma l'utilità di tale metodica sia nelle fasi di assistenza
respiratoria che durante il weaning. Gli scopi della FTR in
terapia intensiva sono quelli di ridurre le secrezioni
broncopolmonari, espandere i segmenti polmonari atelettasici,
ottimizzare l'ossigenazione, ottenere una mobilizzazione precoce
e ricondizionare all'esercizio fisico (2). Gli interventi di FTR
sono erogati da fisioterapisti della riabilitazione che devono
avere specifiche conoscenze di fisiopatologia respiratoria in
campo intensivo e semi-intensivo e devono essere coordinati da un
medico intensivista-pneumologo che abbia approfondito gli aspetti
tecnici e fisiopatologici della materia. Il team tecnico è
completato dalla figura dell'infermiere professionale che ha
seguito un training in terapia intensiva respiratoria e che si
occupa dell'esecuzione della terapia medica, del monitoraggio dei
parametri vitali, delle prevenzione dei decubiti. Anche il
nutrizionista e lo psicologo dovrebbero far parte dell'equipe
multidisciplinare.
Nell'esperienza comune il fisioterapista di rianimazione
interviene già nelle fasi di presa in carico del paziente e
collabora con l'équipe medica e infermieristica nella
programmazione e nella gestione dei programmi di assistenza. La
FTR ingloba infatti le tecniche fisioterapiche specifiche, la
valutazione clinica del malato, l'esplorazione funzionale, la
sorveglianza clinica in corso di ventilazione non invasiva,
l'educazione del paziente al programma terapeutico, il
ricondizionamento allo sforzo (tab.1).
tab.1 COMPITI DEL FISIOTERAPISTA IN UTIR |
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CONTROLLO DELLE SECREZIONI CONTROLLO POSTURA MOBILIZZAZIONE CONTROLLO COMPLIANCE VENTILAZIONE CONTROLLO COMPLICANZE VENTILAZIONE MONITORAGGIO WEANING RIABILITAZIONE POST CRITICA |
E' noto che la clearance
mucociliare si riduce marcatamente nel corso dell'intubazione e
che i cambiamenti posturali possono concorrere a modificare
favorevolmente il rapporto ventilazione/perfusione: è quindi
possibile intervenire su questi ed altri fattori per raggiungere
gli obiettivi previsti.
Mobilizzazione delle
secrezioni
Non esistono dati ufficiali sull'efficacia della
fisioterapia toracica sui pazienti intubati. E' tuttavia noto che
le manovre di mobilizzazione delle secrezioni (tab.2) sono
effficaci nei pazienti con espettorato maggiore di 25 ml/die.
tab.2 TECNICHE DI MOBILIZZAZIONE DELLE SECREZIONI |
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AUMENTO DEL FLUSSO ESPIRATORIO (AFE) TECNICA di ESPIRAZIONE FORZATA ( FET) TOSSE ASSISTITA ESPIRAZIONE A GLOTTIDE APERTA (ELTGOL) TECNICHE POSTURALI VIBRAZIONI E PERCUSSIONI TORACICHE IDRATAZIONE E UMIDIFICAZIONE BRONCOASPIRAZIONE |
Sono più sensibili a queste
manovre i pazienti con fibrosi cistica, bronchiectasie, ascesso
polmonare ed atelettasie da tappo di muco. I pazienti con BPCO
riacutizzata non sembrano giovarsi di tali tecniche, anzi alcuni
studi rilevano effetti sfavorevoli (3). E' infatti necessario
monitorizzare saturazione arteriosa, frequenza cardiaca ed ECG
per evidenziare precocemente gli effetti collaterali
potenzialmete pericolosi sugli scambi gassosi e sull'asse
cardiovascolare (aritmie). Nei pazienti intubati o
tracheostomizzati la tosse diventa poco efficace per l'
impossibilità a chiudere la glottide e a comprimere la trachea:
in tali casi l'esecuzione di espirazioni forzate (Fet-Afe)
possono permettere, aumentando le pressioni espiratorie,di
migliorare l'efficacia della tosse. L'assunzione di posture
"drenanti" favorisce la progressione delle secrezioni
verso le vie bronchiali prossimali dove la tosse è più
efficace. Nei pazienti "critici" non è facile ottenere
posture idonee, tuttavia non è raro potere posizionare anche
pazienti intubati, o portatori di cateteri centrali, su un fianco
e col capo in posizione declive, specie se si dispone di letti
adeguati. Gli autori francesi (4) utilizzano le variazioni del
flusso espiratorio come scelta primaria per la disostruzione
bronchiale. Le modalità variano in funzione del contesto di
ventilazione e/o di sedazione: tecnica attiva, passiva o
assistita; variazione della posizione del paziente, modificazione
dei flussi espiratori e/o del volume protoespiratorio. In respiro
spontaneo il decubito dorsale riduce la capacità funzionale
residua; la posizione seduta favorisce la ventilazione delle basi
e in posizione laterale si favorisce la ventilazione del polmone
omolaterale mentre il sovrastante rimane in posizione
inspiratoria. In ventilazione positiva è invece il polmone
"superiore" ad essere maggiormente ventilato. Le
"posture di ventilazione" sono sono considerate (5)
molto più efficaci del drenaggio posturale in quanto, tenendo
conto della compliance loco-regionale dei segmenti e lobi
polmonari, permettono di migliorare gli scambi gassosi e di
favorire le manovre di disostruzione bronchiale.
Ventilazione Meccanica
Le modalità di approccio non invasivo richiedono un grado di
nursing inizialmente maggiore rispetto alle procedure invasive.
Questo è dovuto alla maggiore preparazione psicologica e
motivazionale del paziente, alla scelta del tipo di protesi e
della maschera nasale o facciale più adatte alla compliance ed
al profilo respiratorio. Bisogna selezionare i pazienti che
possono beneficiare sin dall'inizio della modalità non invasiva
e tenere presenti la elegibilità dei pazienti a tale modalità
ventilatoria (tab.3). Per ulteriori particolari sulla metodica si
rimanda al vol.2 n. 7 di questa rivista.
tab.3 SELEZIONE PER LA " VENTILAZIONE NON INVASIVA" |
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STATO DI VIGILANZA COLLABORAZIONE SUFFFICIENTE STABILITA' EMODINAMICA ASSENZA DI IPERSECREZIONI BRONCHIALI ASSENZA DI TRAUMA ASSENZA DI TURBE DELLA DEGLUTIZIONE ASSENZA DI EMORRAGIE TRATTO INTESTINALE SUP. |
La ventilazione in modalità invasiva prevede invece il maggior impegno assistenziale-fisioterapico quando si passa da una modalità controllata ad una assistita, adoperata per il weaning e ridurre la possibilità dell'atrofia da non uso dei muscoli respiratori. In questa fase il settaggio del ventilatore in modalità PSV (pressione di supporto) rende possibile una forma di assistenza respiratoria che scarica in parte il lavoro respiratorio dei pazienti, assicurando al contempo un iniziale recupero dell'autonomia funzionale della forza muscolare per riduzione del rapporto tra pressione inspiratoria e pressione inspiratoria massima (Pi / Pi max). Nei pazienti con BPCO intubati, l'aggiunta di una pressione positiva espiratoria esterna, scarica ulteriormente il lavoro respiratorio e allunga il tempo espiratorio favorendo un miglioramento del rapporto Ti / Ttot ottenendo un pattern respiratorio meno affaticante. Dal punto di vista riabilitativo in questa fase il paziente ricomincia ad attivare l'inspirazione, ricomincia a "sentire" che il volume d'aria che riceve è proporzionale allo sforzo inspiratorio, "riappopriandosi" così del proprio respiro. Le pressioni di supporto vengono gradualmente ridotte al fine di far compiere gradatamente al paziente gran parte del lavoro respiratorio. Questo passaggio deve essere seguito in modo particolare dal fisioterapista perché una riduzione troppo rapida della PSV potrebbe far precipitare il paziente in una nuova fatica respiratoria con respiro rapido e superficiale che condurrebbe ad una ipoventilazione alveolare secondaria all'aumento dello spazio morto fisiologico. La fisioterapia con "pressioni delle mani" sul torace del paziente e la stimolazione verbale sono molto importanti in questa fase in cui lo stato di coscienza del paziente potrebbe ancora essere compromesso dalla sedazione residua e il drive centrale essere stato "disabilitato" dalla ventilazione controllata; è probabile che questa sensazione propriocettiva agisca sui centri respiratori sottocorticali contribuendo a ripristinare la fisiologia (6). In un trial è stato documentato (7) che alcune tecniche di weaning traggono maggiori probabilità di successo se sono soddisfatti alcuni parametri clinico funzionali.(tab 4).
tab.4 CRITERI FAVOREVOLI DI WEANING |
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(Ely, 1996 NEJM) PaO2/FiO2
< 200 mmHg |
Bisogna comunque tenere presente
che la sorveglianza clinica e strumentale durante i tentativi di
svezzamento è indispensabile in quanto una riduzione della
saturazione arteriosa, un incremento della frequenza cardiaca o
respiratoria, la presenza di ansia e sudorazione indicano il
fallimento della procedura.
Ricondizionamento
all'esercizio
L'immobilizzazione prolungata provoca riduzione della massa
muscolare e della relativa forza. Si assiste anche ad una
progressiva demineralizzazione ossea, ad un aumentato rischio
tromboembolico, ad una riduzione della motilità intestinale, a
notevoli difetti dei riflessi cardiocircolatori e di riduzione
delle capacità respiratorie. La mobilizzazione precoce riduce i
rischi sopradescritti. La mobilizzazione passiva dovrebbe essere
effettuata ogni due ore in assenza di controindicazioni.La
mobilizzazione attiva deve iniziare il più pecocemente possibile
e in maniera graduale. Gli studi sul ricondizionamento muscolare
in terapia intensiva sono molto pochi e non controllati. Aldrich
(8) ha messo in evidenza che un programma terapeutico di
riallenamento dei mm.respiratori con un carico resistivo migliora
il weaning. Tuttavia occorre porre attenzione alle condizioni
nutrizionali e cardio-vascolari che possono influire molto sui
risultati. Lo scopo della riabilitazione respiratoria in corso di
weaning deve essere quello di ripristinare il rapporto tra carico
muscolare e capacità della pompa ventilatoria: per i pazienti
BPCO la compromissione di questo rapporto influisce sui risultati
dello svezzamento (9): occorre ottimizzare gli interventi per la
riduzione del carico resistivo (broncoostruzione) e del carico
elastico (iperinflazione dinamica) e bisogna influire sulla pompa
toracica attraverso l'equilibrio metabolico-nutrizionale e il
decondizionamento muscolare. E' stato dimostrato (10) che
l'esecuzione di esercizi respiratori assieme ad un progressivo
riallenamento all'esercizio fisico dei gruppi muscolari sugli
arti superiori e inferiori migliora l'autonomia e riduce la
dispnea alle dimissioni. Sono state anche utilizzate tecniche di
bio-feedbak (11), attaverso visualizzazione della saturazione
arteriosa, per migliorare l'esecuzione dei movimenti respiratori
con il risultato di migliorare i parametri clinici e strumentali
(volume corrente, frequenza respiratoria, gasanalisi).
Bibliografia
1) NIH Workshop Summary,Fishman Ap
(Chairman). Am J. Resp. Crit. Care Med. 1994; 149:825-833
2) Gorini M, Confalonieri M,: La Riabilitazione respiratoria in
Utir. Rassegna di Patologia dell'Apparato Respiratorio
1998.Vol.13/n.2 165-172
3) Devroy M et Al: Effects of manual chest percussion on gas
exchange in patient whit acute respiratory failure. Int.Care Med.
1992 Vol 18
4) Vandenbroucque G. et Al. Le tcniche di fisioterapia
respiratoria nei pazienti acuti ed in corso di svezzamento dalla
ventilazione meccanica. Bollettino Arir anno 6.n.2
5) Sutton PP et Al: Assesment of the forced expiration tech,
postural drenage direccted coughing in chest phisiotheratpy.
Eur.J.Resp,Dis. 1989; 64: 62-68
6) Fasano L,Del Bufalo C. La riabilitazione Respiratoria in
terapia intensiva. Rassegna di Patologia dell'Apparato
Respiratorio. 1994 .Vol 9.n.4
7) Ely EW et Al:Effect of the duration of mechanical ventilation
on identifyingh patient capable of breathing spontaneously. N
eng.J Med 1996, 335
8) Aldrich TK et Al: Weaning from mechanical ventilation:
adjiunctive use of inspiratory muscle training. Crit. Care med.
1989; 17
9) Appendini L,Donner C: Il paziente ventilatore dipendente. Atti
2° Corso nazionale AIPO terapia intensiva respiratoria. 1997
10) Nava S. Pulmonary reabilitation in a respiratory intensive
care unit. Am J Resp. Crit.Care 1997
11) Vitacca M et At: Bioofeedbak assisted breating control during
FKT training in severe COPD patient. Am J.Resp. Crit.Care 1997