ISSN 1080-3521
EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY
and
CRITICAL CARE MEDICINE - Italia -
Il giornale Italiano online di anestesia Vol 6 No 12 Dicembre 2001
Vincenzo Lanza, MDServizio di Anestesia e RianimazioneOspedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo, ItalyE-mail: lanza@mbox.unipa.it |
Keith J Ruskin, MDDepartment of Anesthesiology Yale University School of Medicine333 Cedar Street, New Haven, CT 06520 USAE-mail: ruskin@gasnet.med.yale.edu |
Copyright (C) 1997 Educational Synopses in Anesthesiology and Critical Care Medicine. All rights reserved. Questo rivista on-line può essere copiata e distribuita liberamente curando che venga distribuita integralmente, e che siano riportati fedelmente tutti gli autori ed il comitato editoriale. Informazioni sulla rivista sono riportate alla fine |
In questo numero:
ATTI CONGRESSUALI ONLINE IX ESRA - ITALIAN CHAPTER CONGRESS 2002
1 Analgesia regionale continua e fisioterapia - Borghi B. , Rollo G. , Laici C. , Marzolla M.G. , Boni F. , Gallerani P.2 Regional anaesthesia and Laparoscopic surgery: pro ... - A. Albani , F. Ferrari
3 Regional anaesthesia and Laparoscopic surgery: cons ... - G. Pittoni , F. Toffoletto
4 Sedazione in corso di anestesia loco-regionale - L. Bertini , S. Nava
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ATTI CONGRESSUALI ONLINE IX
ESRA - ITALIAN CHAPTER CONGRESS
La redazione di Esia-Italia è lieta di
presentare online gli atti del IX Congresso Nazionale ESRA (European Society of
Regional Anaesthesia) - Italian Chapter, tenutosi nel Novembre 2002 a Torino. I
presidenti, il comitato organizzatore e il comitato scientifico hanno promosso
questa iniziativa della pubblicazione dei lavori congressuali sul web,
attraverso ESIA. Infatti da una parte essa si inscrive tra gli scopi di
costituzione del gruppo ESRA, teso alla divulgazione delle conoscenze
sull'anestesia loco-regionale e alla sua sempre più ampia applicazione nei
diversi settori clinici, sottolineando i concetti di "Sicurezza e
Outcome" che hanno permeato l'intera attività congressuale, dall'altra si
incontra con le finalità di formazione scientifica e tecnica di ESIA-ITALIA,
che sfrutta le potenzialità di diffusione e l'immediatezza di approccio,
proprie di Internet.
Pertanto Esia-Italia dedica alcuni suoi numeri alla pubblicazione dei lavori
congressuali e delle comunicazioni migliori, riconosciute dal comitato ESRA. In
ogni caso la redazione di Esia-Italia non si riterrà responsabile di errori o
di omissioni ravvisabili nei testi prodotti nè dell'eventuale impropria
utilizzazione delle tecniche descritte.
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ESRA 2002 Italian Chapter - Relazioni
1 - Analgesia regionale continua e fisioterapia
Borghi B 1 , Rollo G 2 , Laici C 3 , Marzolla MG
1 , Boni F 1 , Gallerani P 4
1 Modulo Dipartimentale per il coordinamento della Ricerca in Anestesia, IRCCS
Istituti Ortopedici Rizzoli (Bologna); 2
Modulo Dipartimentale Spalla-gomito, IRCCS Istituti Ortopedici
Rizzoli (Bologna); 3 Scuola di Specializzazione in Anestesia e Rianimazione, Università
degli Studi di Bologna; 4 Infermiera professionale responsabile Modulo
Spalla-gomito, IRCCS Istituti
Ortopedici Rizzoli (Bologna)
Summary
Introduzione
Le tecniche di anestesia regionale hanno avuto un enorme
sviluppo in questi ultimi decenni, soprattutto nell’ambito
della chirurgia ortopedica, in considerazione sia dell’elevato
grado di sicurezza e della migliore analgesia offerti da tali tecniche, sia
della crescente richiesta di prestazioni chirurgiche da
effettuare in regime di day-hospital.
Nell’ambito delle tecniche di anestesia regionale, si
sta delineando un progressivo interesse per i blocchi
periferici, dimostratisi capaci di garantire, rispetto ai blocchi centrali, la
stessa efficacia nel controllo del dolore generato dall’insulto chirurgico e
nell’analgesia postoperatoria ma un’analgesia più
specifica e selettiva e, soprattutto, una minor incidenza di
effetti indesiderati e complicanze.
Numerosi studi clinici (1,2,3,4), inoltre, dimostrano l’utilità e l’efficacia
dei blocchi periferici continui, non solo per i loro
effetti positivi sul controllo del dolore acuto postoperatorio, ma anche
per il loro benefico impiego nella successiva fase di riabilitazione e recupero funzionale,
in virtù della possibilità di prolungare, mediante l’infusione perineurale
continua di anestetico locale, l’effetto analgesico dei
blocchi periferici nel periodo postoperatorio.
Negli ultimi anni anche i chirurghi ortopedici hanno potuto apprezzare i
vantaggi dell’anestesia loco-regionale rispetto alla
tradizionale anestesia generale ed oggi, spesso, sono essi
stessi che richiedono il blocco nervoso periferico continuo soprattutto per pazienti
che in ambulatorio presentano condizioni generali precarie o semplicemente perchè
sono i pazienti stessi che, sempre più informati delle nuove metodiche a disposizione,
lo richiedono. Gran parte delle patologie traumatico-ortopediche può essere trattata
con blocchi periferici; le principali candidate a questo tipo di trattamento
sono le forme articolari che ottengono un migliore
risultato funzionale grazie alla mobilizzazione precoce
supportata da un’adeguata analgesia postoperatoria.
Tutti questi elementi ci fanno intravedere come i blocchi periferici continui
costituiranno in futuro una valida alternativa non solo a
gran parte dei blocchi periferici single-shot, ma anche
all’analgesia peridurale continua in numerose procedure chirurgiche
ortopediche. Analizziamo ora le tecniche di posizionamento
del catetere perinervoso a permanenza, che consente di
realizzare blocchi periferici continui, e le specifiche indicazioni per avere una
rapida ed indolore ripresa della motilità articolare passiva e successivamente
attiva.
Blocchi nervosi periferici continui con posizionamento di catetere perinervoso a permanenza
La tecnica di posizionamento e fissaggio del catetere perinervoso e i dosaggi impiegati durante l’infusione continua sono validi per ciascuna delle tecniche che descriveremo.
Tecnica di posizionamento di catetere perinervoso
Individuati i punti di repere, dopo adeguata disinfezione
della cute e posizionamento di telino sterile trasparente
con apertura adesiva (Steri-Drape), si procede ad adeguata infiltrazione
locale di 1-2 ml di mepivacaina (carbocaina) 1% con ago da 30G per 13 mm a livello
del punto di infissione dell’ago. Successivamente si crea un accesso di circa
2 cm con uno stiletto, e poi si inserisce un ago cannulato
(ad es. Contiplex D, bisello 15°, B Braun Melsungen)
oppure un ago di Tuohy ( ad es. Contiplex Tuohy Continuous, B Braun Melsungen),
isolato e connesso ad un elettroneurostimolatore impostato con una corrente di
2 Hz di frequenza e 1-1.5 mA di intensità. L’uso dell’elettroneurostimolatore
comporta l’applicazione di un elettrodo da
elettrocardiografia posizionato ad almeno 20 cm dal sito di infissione
dell’ago.
Si fa quindi avanzare l’ago, stimolando fino a elicitare la contrazione
muscolare appropriata, individuata la quale si riduce
progressivamente l’intensità della corrente stimolante,
aggiustando la posizione dell’ago con piccoli movimenti così da mantenere un’adeguata
clonia muscolare fino a raggiungere una corrente di 0.2-0.3 mA. Si inietta quindi
la soluzione anestetica, con piccoli boli di 5 ml con ripetute manovre di
aspirazione tra un bolo e l’altro, onde evitare la
possibilità di un’iniezione intravascolare. L’iniezione della
dose iniziale di 20-40 ml di anestetico locale, fatta attraverso l’ago
stimolatore, crea un varco nel grasso perineurale così da
rendere più facile e sicuro il posizionamento del catetere.
A questo punto si procede all’introduzione del catetere, facendolo progredire
per non più di 3-4 cm oltre la punta dell’ago, ed al
suo successivo fissaggio.
Tecnica di fissaggio del catetere perinervoso a lunga permanenza
Si monta la pinza di fissaggio (esempio: Lockit 16 o 18G, SIMS Portex) sul catetere, senza rimuovere la protezione dalla parte adesiva, e si collega l’estremità del catetere, mantenuta in perfetta sterilità, ad un connettore per il filtro antibatterico, al fine di evitarne l’inquinamento durante le successive manovre di fissaggio. Per favorire stabilità e durata dell’ancoraggio della parte adesiva sulla cute si pulisce con soluzione di amukine e si asciuga accuratamente la cute intorno al punto di ingresso del catetere. A questo punto si impugna la pinza tra pollice, indice e medio; si rimuove la protezione dall’adesivo e si fissa la pinza alla cute, in modo da non fare inginocchiare il catetere. Successivamente si mette sopra la pinza una piccola garza di circa 1,5-2 cm di lato, umidificata con disinfettante e fissata con medicazione a piatto che lasci traspirare (esempio: Mefix). Il filtro del Contiplex D o Contiplex Tuohy Continuous si fissa alla cute tramite un comune elettrodo da elettrocardiografia.
Dosaggi per l’analgesia perinervosa continua
In tutti i pazienti si deve predisporre la possibilità di integrare l’analgesia al bisogno per via sistemica con FANS e/o analgesici centrali.
Analgesia regionale gestita dal paziente a domicilio
E’ possibile proseguire anche a domicilio l’analgesia
regionale gestita dal paziente, utilizzando l’infusione
perinervosa di anestetico locale attraverso una pompa elastomerica,
con la modalità d’infusione sopra riportata. Al paziente devono essere
fornite le seguenti spiegazioni ed istruzioni per una
corretta gestione domiciliare.
Nel caso in cui il paziente, nonostante l’infusione perinervosa di anestetico
locale, avverta un dolore fastidioso o forte, è indicata
la somministrazione di FANS e/o Tramadolo per via orale.
Il contenitore dell’anestetico può essere ricaricato, in caso di necessità,
dietro indicazione degli anestesisti presso il servizio di
anestesia e/o di terapia antalgica dell’ospedale più
vicino all’abitazione del paziente. Il contenitore dell’anestetico non deve essere
staccato dal resto del sistema per nessun motivo, altrimenti dovrà essere
rimosso il sistema di terapia del dolore. In caso di
insensibilità, di difficoltà a muovere o in assenza totale
di dolore, il paziente può cominciare a sospendere l’infusione, chiudendo il
rubinetto a tre vie, per periodi di tempo progressivamente
più lunghi. Il catetere non necessita normalmente di
medicazioni domiciliari in quanto viene utilizzato un sistema di fissaggio privo
di rischi di inquinamento del catetere. Il paziente, quindi, non deve aprire per
nessun motivo la medicazione, fino a quando non venga
decisa la rimozione del catetere. In caso di accidentale
distacco parziale della medicazione, si deve rivolgere al medico di famiglia.
Dopo 24-36 ore di assenza di dolore, in assenza di infusione di anestetico
locale, il paziente può rimuovere il catetere perinervoso,
personalmente o con l’aiuto di un familiare o del medico
di famiglia.
Secondo l’esperienza personale, l’analgesia regionale gestita dal paziente
può essere proseguita a domicilio anche per 3-4 settimane
dopo la dimissione e ciò è particolarmente utile per la
riabilitazione di spalle, gomiti e ginocchia, soprattutto se in blocco. Per far
ciò occorre la collaborazione dei chirurghi ortopedici e
degli infermieri di reparto che dovranno insegnare a pazienti e familiari la
gestione dell’analgesia e degli apparecchi per la fisioterapia,
compresi il luogo e i tempi per ricaricare l’elastomero.
Analizziamo ora le principali tecniche che consentono di realizzare un sicuro ed adeguato blocco anestetico continuo e le procedure ortopediche in cui tali tecniche trovano specifica indicazione, non solo per il controllo del dolore derivante dall’insulto chirurgico ma anche e soprattutto per il controllo del dolore postoperatorio, incluso quello derivante dalla riabilitazione passiva ed attiva dell’articolazione.
Chirurgia ortopedica chiusa o aperta di spalla e porzione prossimale dell’omero
La tecnica di blocco periferico che trova le sue principali
indicazioni nella chirurgia ortepedica chiusa o aperta
della spalla (riduzione di lussazione, acromionplastica, ricostruzione
della cuffia dei rotatori, artroscopia, endo-artro-protesi, artrolisi a cielo
aperto della spalla congelata) e della porzione prossimale
dell’ omero (riduzione e sintesi di fratture diafisiarie
o della testa dell’omero, asportazione di neoformazioni della porzione laterale
dl braccio, ecc) è rappresentata dal blocco continuo del plesso brachiale per
via interscalenica.
Nell’ambito della patologia della spalla, la chirurgia in cui trova più ampia
applicazione il blocco continuo del plesso brachiale per
via interscalenica è la ricostruzione capsulare o la sutura
dei tendini della cuffia dei rotatori per via artroscopica o tradizionale. Tale
tecnica, oltre a permettere un’ampia distanza dalla via
d’accesso chirurgica, consente in virtù della possibilità
di prolungare l’effetto analgesico nel periodo postoperatorio, un’immediata mobilizzazione
passiva dell’arto operato mediante il sistema motorizzato Kinetec che il paziente
continuerà per circa una trentina di giorni al suo domicilio.
La metodica del blocco interscalenico è stata utilizzata
anche in campo traumatologico, per il trattamento di
fratture scomposte della testa omerale. Altra frequente e temibile patologia,
talora conseguente a trauma, talora a patogenesi sconosciuta, è la cosiddetta
"frozen shoulder " o spalla congelata, caratterizzata da dolore
intenso, grave rigidità ed un aspetto artroscopico tipico
per l’intensa iperplasia sinoviale che avvolge tutte le strutture intrarticolari
della spalla. Anche in questo tipo di patologia è fondamentale mobilizzare precocemente
l’articolazione scapolo-omerale in assenza di dolore.
Blocco continuo del plesso brachiale per via interscalenica con approccio
modificato rispetto alla tecnica classica di Winnie (6)Posizione del paziente: posizione supina con la testa ruotata di 30° controlateralmente rispetto alla regione interessata dal blocco e leggermente sollevata mediante una gelatina o piccolo rialzo (lungo 25 cm e spesso 5-6 cm) a livello del rachide cervico-dorsale. L’arto da bloccare viene posizionato in adduzione con avambraccio a 90° e mano appoggiata sull’epigastrio.
Reperi anatomici: demarcazione, con matita dermografica, della cartilagine tiroidea, del margine posteriore della giugulare esterna e del muscolo sternocleidomastoideo; il punto di repere è a livello dell’intersezione tra questi 2 margini e il piano che passa attraverso la cartilagine tiroidea. L’ago viene inserito con direzione cranio-caudale, inclinato di circa 30° sul piano sagittale e parallelo al piano frontale.
Twitches: flessione dell’avambraccio sul braccio (con movimento attivo della mano verso il mento), per contrazione del muscolo bicipite. Da un punto di vista topografico, le clonie evidenziabili con questo approccio sono, in senso antero-posteriore, quelle dei muscoli diaframma, bicipite, deltoide e tricipite.
Sia nel caso di utilizzo di ago di Tuohy che di ago cannulato, il bisello deve avvicinarsi alla via nervosa con il lume il più possibile parallelo ad essa. In tal modo, l’iniezione di anestetico locale crea un varco all’interno del grasso perinervoso, facilitando, così, il posizionamento del catetere e minimizzando il rischio di penetrazione della punta dell’ago nella via nervosa.
Non iniettare l’anestetico locale in presenza di clonie simultanee ai muscoli bicipite e tricipite (con movimento attivo di allontanamento della mano dal mento), al fine di evitare che il blocco si complichi con una puntura epidurale cervicale (esperienza personale).
Chirurgia ortopedica di gomito, avambraccio, polso e porzione distale dell’omero
Nella chirurgia ortopedica di gomito, avambraccio, polso e porzione distale dell’omero trova indicazione il blocco continuo del plesso brachiale per via infraclaveare. In particolare, può usufruire dei vantaggi forniti da tale blocco la frattura di gomito che, per le sue specifiche condizioni anatomiche, è maggiormente predisposta alla rigidità articolare.
Per prevenire questo rischio è importante conseguire una sintesi stabile che consenta di iniziare una mobilizzazione precoce protetta dall’analgesia perinervosa continua prolungata per molti giorni dopo l’intervento, cioè durante la fase di formazione della cicatrice delle parti molli. Qualora si instauri, la rigidità postraumatica di gomito è fortemente invalidante e, l’intervento di artrolisi, con liberazione dell’articolazione da calcificazioni ed aderenze, espone al rischio di recidiva, per cui è fondamentale anche in questo caso programmare un blocco periferico continuo e ricorrere alla mobilizzazione continua passiva per recuperare già nei primi giorni dopo l’intervento il movimento, impedendo in tal modo, la formazione delle temibili aderenze.Nei casi di rigidità completa, all’intervento di artrolisi è necessario associare la distrazione articolare con sistemi di fissazione esterna circolare, con lo scopo di conservare l’arco di movimento ottenuto intraoperatoriamente, e ciò si rende possibile solo con una idonea copertura analgesica.
Blocco continuo del plesso brachiale per via infraclaveare mediante tecnica di Mehrkens modificata
Posizione del paziente: posizione supina con il braccio da bloccare addotto, avambraccio flesso a 90°e mano appoggiata a livello dell’epigastrio in atteggiamento di riposo; il capo del paziente è ruotato di 30° controlateralmente rispetto alla regione interessata dal blocco e leggermente sollevato mediante posizionamento di una gelatina o piccolo rialzo (lungo 25 cm e spesso 5-6 cm) a livello del rachide cervico-dorsale.
Reperi anatomici: repere laterale è il processo acromiale ventrale della scapola, repere mediale è l’incisione giugulare dello sterno (5). Il punto di infissione dell’ago, che deve essere inserito verticalmente rispetto alla cute, è a circa 0.5-1 cm sotto la clavicola nel punto di mezzo della linea che collega i punti di repere mediale e laterale.
Twitches: clonia del bicipite, per ottenere l’anestesia e l’analgesia del gomito, dei tratti distale dell’omero e prossimale dell’avambraccio. Per l’anestesia e l’analgesia del polso e del tratto distale dell’avambraccio, è necessario ricercare la clonia dei flessori del carpo. A volte, per ottenere le clonie, può risultare necessario inclinare di 10-20 gradi la coda dell’ago, cranialmente sul piano sagittale (6).
Chirurgia ortopedica di anca, coscia e ginocchio
Nella chirurgia ortopedica di anca, coscia e ginocchio trova indicazione il blocco continuo del plesso lombare.
Blocco continuo del plesso lombare
Posizione del paziente: decubito laterale, con il lato da operare in alto e le anche e le ginocchia flesse.
Reperi anatomici: si disegnano la linea interspinosa (linea che unisce i processi spinosi di L1-L5) e, perpendicolare a questa, la linea intercrestailiaca o bisiliaca (linea che unisce posteriormente le due creste iliache e che individua il processo spinoso di L4). Il punto di inserzione dell’ago viene localizzato sulla linea intercrestailiaca, 4-5 cm lateralmente (sul lato da bloccare) rispetto alla linea interspinosa. L’ago viene inserito perpendicolarmente al piano cutaneo.
Twitches: contrazione del muscolo quadricipite femorale, con lo scorrimento rotuleo.
Chirurgia ortopedica di coscia e ginocchio
Nella chirurgia ortopedica di coscia e ginocchio trova indicazione il blocco continuo del nervo femorale per via inguinale. La patologia più frequente a carico del ginocchio è la frattura articolare che richiede l’applicazione di placche di grandi dimensioni con esteso scollamento delle parti molli, presentando, pertanto, un alto rischio di rigidità. Per tale motivo è fondamentale già nei primi giorni dopo l’intervento la mobilizzazione del ginocchio, inizialmente passiva e successivamente attiva. Altra chirurgia che si giova di questo tipo di blocco, è la ricostruzione in via artroscopica del legamento crociato anteriore utilizzando tendini autologhi stabilizzati validamente con viti ad interferenza, che consentono una immediata mobilizzazione postoperatoria preservando il tono muscolare, mediante apparecchi di mobilizzazione passiva nell’immediato postoperatorio e macchine isocinetiche in un periodo successivo. Non meno importanti sono le patologie tipiche dell’anziano, come per esempio l’artrosi di ginocchio in varo o in valgo necessariamente trattate con sostituzione protesica che possono sfruttare il blocco periferico continuo, sia per ridurre il rischio operatorio associato all’anestesia generale in tale categoria di pazienti, sia per garantire un’adeguata analgesia postoperatoria necessaria ad una precoce mobilizzazione, indispensabile a recuperare la flessione del ginocchio oltre i 90°.
Blocco continuo del nervo femorale
Posizione del paziente: posizione supina, evitando extrarotazioni dell’arto da bloccare; può essere d’aiuto porre una gelatina sotto al ginocchio dell’arto da bloccare.
Reperi anatomici: 1,5 cm lateralmente all’arteria femorale palpata sulla piega inguinale, spostandosi distalmente di circa 4 cm verso la rotula; ciò permette il fissaggio del catetere in modo consentirne l’utilizzo per 3-4 settimane al domicilio del paziente (esperienza personale).
Twitches: contrazione del muscolo quadricipite femorale, con lo scorrimento rotuleo.
Chirurgia ortopedica di gamba, caviglia e piede
Nella chirurgia ortopedica di gamba, caviglia e piede trova indicazione il blocco continuo del nervo sciatico. In particolare la correzione dell’alluce valgo, sebbene venga considerata una procedura ortopedica minore, è spesso associata alla comparsa di un dolore postoperatorio di notevole entità che è difficilmente controllabile con gli analgesici per via orale, per cui risulta particolarmente indicato il blocco continuo. Dolore e rigidità articolari possono essere anche secondari a distacchi osteocartilaginei che vanno individuati ed asportati artroscopicamente a livello della caviglia, così come in altre articolazioni, sfruttando i blocchi periferici per l’anestesia chirurgica e l’analgesia postoperatoria.
Blocco continuo prossimale posteriore sottogluteo del nervo sciatico secondo Di Benedetto-Borghi
Posizione del paziente: decubito laterale, con l’arto da bloccare in alto e flesso all’anca e al ginocchio. Il ginocchio superiore non deve rimanere sollevato, ma appoggiato sul piano del letto. L’arto sottostante viene disteso.
Reperi anatomici: "Linea sciatica":
si disegna una linea dal punto di mezzo della linea di congiunzione
tra il grande trocantere e la tuberosità ischiatica fino all’apice della
fossa poplitea. Lungo la linea tracciata si ha la
proiezione cutanea del decorso del nervo sciatico;
inoltre, è possibile palpare una depressione lungo questa linea tra il muscolo semitendinoso
ed il bicipite femorale. Il punto d’inserzione dell’ago è lungo la linea
sciatica precedentemente descritta, 4 cm dalla piega
glutea. Con tale approccio il posizionamento di un
catetere perineurale per l’analgesia postoperatoria è particolarmente
indicato, sia per l’assenza di vasi nelle immediate
vicinanze sia per la bassa incidenza di dislocazione del catetere.
In questo nuovo approccio la distanza del nervo dalla cute (distanza media
cute-nervo: 4.7 cm) è ridotta rispetto a quella esistente
nella via classica di Labat (6.7 cm). Infatti nella regione
glutea lo strato muscolare è più spesso per la presenza del muscolo gluteo e
di un maggiore strato di tessuto sottocutaneo.
Twitches: flessione plantare del piede (nervo tibiale) o dorsiflessione del piede (nervo peroneo comune) o prima una e poi l’altra ricordando che le fibre nervose che danno origine al nervo tibiale si trovano medialmente a quelle che danno origine al nervo peroneo comune (6).
In conclusione, si può affermare che il blocco continuo periferico si configura come metodica affidabile, senza evidenti effetti collaterali, meglio gradita dal paziente rispetto all’anestesia generale; che le patologie articolari possono sfruttare a pieno i vantaggi della mobilizzazione immediata senza dolore e, in ultima istanza, la tecnica di blocco periferico continuo contribuisce alla riduzione dei costi sociali delle patologie ortopedico-traumatologiche.
Riassunto
In questi ultimi decenni si sta delineando, soprattutto nell’ambito della chirurgia ortopedica, un rinnovato e progressivo interesse per i blocchi nervosi periferici in quanto capaci di garantire, rispetto ai blocchi centrali, la stessa efficacia nel controllo del dolore derivante dall’insulto chirurgico e nell’analgesia postoperatoria ma un’analgesia più specifica e selettiva e, soprattutto, un maggior grado di sicurezza. L’impiego dei blocchi periferici continui, inoltre, potendo prolungare, mediante l’infusione perineurale continua di anestetico locale, l’effetto analgesico nel periodo postoperatorio, trova il suo miglior campo di applicazione proprio nelle procedure chirurgiche ortopediche che comportano l’attuazione di un preciso programma di recupero funzionale e di riabilitazione intensiva passiva ed attiva dell’articolazione, per tempi più o meno lunghi. Da qui deriva la necessità di poter ricorrere a precise e sicure tecniche di posizionamento e fissaggio del catetere perinervoso che, dovendo rimanere in sede per tempi prolungati, non deve correre il rischio di facili rimozioni o infezioni. Inoltre, in considerazione della possibilità, offerta da tale tecnica, di proseguire a domicilio l’analgesia regionale, è opportuno informare ed istruire accuratamente il paziente al fine di permettere una corretta gestione domiciliare dell’analgesia. In conclusione, si può affermare che il blocco continuo periferico si configura come metodica affidabile, senza evidenti effetti collaterali, meglio gradita dal paziente rispetto all’anestesia generale; che le pato logie articolari possono sfruttare a pieno i vantaggi della mobilizzazione immediata senza dolore e, in ultima istanza, la tecnica di blocco periferico continuo contribuisce alla riduzione dei costi sociali delle patologie ortopedico-traumatologiche.
REFERENCES
2 - Regional anaesthesia and Laparoscopic surgery: pro ...
Albani A., Ferrari F. - Anesthesia and ICU - Ospedale degli Infermi - Biella
Recent technological advances consent to perform large surgical intervention by minimally invasive technique.At the same time after vls "minor" surgery it is possible to discharge the patient after few hours(1). Regional anesthesia can have a synergistic effect with minimally invasive surgery in term of outcome and hospital length of stay.
Regional anesthesia and analgesia in major vls surgery:
Epidural anesthesia (but not vls surgery per se) is able to reduce the classical hormonal response to surgical stress in lower abdominal major vls surgery. A synergistic effect of vls techniques plus regional anesthesia (epidural) can give an optimal pain control with very low opioid consumption in intra and post-operative period. In our experience in about 100 vls colonic resection (5) , different from open surgery , it was possible to obtain a very good pain control with a simple epidural local anesthetic continuous infusion without opioids so that post-operative ileus was very short and nausea/vomitus were not a problem, so that patients feeding was possible the same day of surgery.
Technical suggestions:
Blended anesthesia: epidural thoracic catheter T7-8 o T8-9 ,
bupivacaine o levobupivacaine 0.5%, ropivacaine 0.75 o 1%
, pin prick nociceptive block : T4, light general
anesthesia by TIVA o sevoflurane, fast track anesthesia.
Posto-perative management : bupivacaine or levobupivacaine
0.25% , ropivacaina 0.2% continuous infusion without
opioids , balanced analgesia with oral ibuprofen.
Fast feeding and mobilization.
We monitored the cardiac performance by TEE during and after
pneumoperitoneum(6):
cardiovascular effects of pneumo are partially compensated by thoracic epidural
block, with a positive effect on afterload and systemic
vascular resistance : we observed , in vls colonic
resection and blended anesthesia , a riduction of left ventricular telesistolyc
wall stress ( Grossmann index ), compared with vls
cholecystectomies in general anesthesia without epidural
block: it seems that cardiac stress from pneumo is less with epidural anesthesia.
Regional anesthesia and vls cholecistectomy
Thoracic epidural block is not able to reduce the surgical stress response
during vls cholecistectomy. Furthermore epidural block is
not elective for day surgery cholecistectomy. It is
possible a different way to control postoperative pain by local anesthetic
intraperitoneal instillation , periportal infiltration, incisional infiltration(7).
In the paper by Bisgaard et al(7) , combination of
incisional and intraabdominal local anesthetic treatment
reduced incisional pain but had no effect on deep intraabdominal pain or shoulder
pain in patients receiving multi-modal prophylactic analgesia after laparoscopic
cholecystectomy. Incisional pain dominated during the
first postoperative week. Incisional infiltration of local
anesthetics was recommended in patients undergoing laparoscopic cholecystectomy.
The author concluded that a combined somato-visceral local anesthetic regimen using ropivacaine 286 mg reduced overall pain the first two postoperative hours and incisional pain, morphine requirements, and nausea during the first three postoperative hours in patients receiving prophylactic multi-modal analgesic treatment after laparoscopic cholecystectomy.
Intraperitoneal Local Anesthetics for Postoperative Pain Relief After Laparoscopic Cholecystectomy
A recent review (8) revealed a statistically significant
however, clinically small, overall weighted mean
difference in VAS scores of -13 mm (95% confidence intervals (CI): -20 to -6 mm)
in favor of the treatment groups compared with the control groups. Pain after laparoscopic
cholecystectomy was found to be mild in intensity, even in Group Placebo.
Deep pain and pain on coughing could be reduced by giving intermittent
injections of 0.5% ropivacaine through a catheter placed
in the gall bladder bed during laparoscopy(9). No side
effects of this technique were observed, and the plasma concentration of
ropivacaine was far smaller than systemic toxic
concentrations
Regional anesthesia in minor vls surgery
Several prospective randomized trials (10-16) compared a very
short duration selective spinal anesthesia by hypobaric
lidocaine plus sufentanil or other different combinations with
general anesthesia by desflurane, sevoflurane or propofol. Spinal technique was similar
to general anesthesia by desflurane as for outcome and fast discharge: patients underwent
vls tubal ligation, in a mean surgical time of 20 minutes. Also costs of spinal anesthesia
were similar to that of desflurane anesthesia(13).
Pain relief after lower abdominal vls surgery In a recent
systematic review (8) the authors considered different aspects and controversies
from the literature:
1) Intraperitoneal Local Anesthetics for Postoperative Pain Relief After Other Laparoscopic Procedures
Four trials of a variety of procedures (diagnostic and
operative gynecological laparoscopy, sterilization,
fundoplication, appendectomy, hernia repair, cholecystectomy) evaluated intraperitoneal
instillation of bupivacaine 50–100 mg or lidocaine 400 mg with saline or no treatment.
All studies showed significantly reduced pain scores with VAS reductions up to
26 mm early, but also up to 24 h postoperatively .
Furthermore, supplemental analgesic consumption was
significantly reduced approximately 50% in three of the studies. Time to first
analgesic request was recorded in only one trial and did not diffe r between the
treatment and control groups. Quantitative analysis was
omitted because of the different procedures and
application sites (subdiaphragmatic or pelvic) investigated.
No obvious relationship was apparent between application site, dose of the local
anesthetic, and degree of obtained pain relief. Mean dose
of bupivacaine was 50 ± 0 mg in positive trials and 91 ±
56 mg in negative trials (P = 0.77). Low pain scores were not considered
to render negative studies insensitive because VAS was >30 mm (or at least moderate
according to the McGill scale) in the control groups of most of the negative
trials. Power analysis was, however, only performed in two
studies revealing a 80% power to detect a difference of 15
mm VAS and 1.7 on the McGill scale at the 5% significance level.
2) Mesosalpinx/fallopian Tube Block with Local Anesthetics for Postoperative Pain Relief After Laparoscopic sterilization
A total of 12 trials with 14 treatment arms were identified comparing bupivacaine, lidocaine, or etidocaine with placebo or no treatment. The local anesthetic was infiltrated into mesosalpinx , dripped on the fallopian tubes , or coated on Filshie clips. In all trials, improved postoperative pain relief was obtained in the immediate postoperative period, with significantly reduced pain scores in 13 of 14 treatment arms, 50% to 70% reduced analgesic consumption in eight of 12 treatment arms evaluating this measure, and prolonged time to first analgesic request in the three studies evaluating this. It should be emphasized, however, that pain relief in general was very short-lived, in most studies lasting for 1–2 h postoperatively.
3) Regimens with Combined Application Sites of Local Anesthetics for Postoperative Pain Relief After Laparoscopic Procedures
In four trials, various combinations of local anesthetic use was evaluated. Cook and Lambert (17) evaluated port-site infiltration plus tubal application of bupivacaine compared with no treatment and found no effect on pain outcome measures . On the other hand, three studies comparing port-site infiltration plus intraperitoneal instillation of bupivacaine, mesosalpinx infiltration plus intraperitoneal instillation of lidocaine , or port-site infiltration plus mesosalpinx infiltration and intraperitoneal instillation of ropivacaine with placebo found significantly reduced pain scores and analgesic consumption up to 4 h postoperatively or >24 h after surgery. In the study by Callesen et al.(18), extensive use of the rather large doses of ropivacaine (285 mg) virtually abolished postoperative pain, only in the immediate postoperative period and not beyond the expected duration of the local anesthetic. Because of the very different regimens, quantitative analysis was not performed.
Side Effects and Plasma-Concentration of the Local Anesthetic
No side effects or signs of toxicity attributable to the local
anesthetic were reported.
However, such information was only provided in 12 trials (six trials of
intraperitoneal local anesthetic, one of port-site
infiltration, three of laparoscopic sterilization and two with combined
use of local anesthetics). Plasma concentration of local anesthetics was measured
in only six studies.
Etiology of pain in vls surgery
The etiology is complex, including damage to abdominal wall structures, the induction of visceral trauma and inflammation, and peritoneal irritation because of CO2 entrapment beneath the hemidiaphragms
CombinedApplicationSites
If only marginal effects are obtainable with intraperitoneal
instillation, port-site infiltration, or visceral
infiltration per se, perhaps combining these techniques would provide
clinically relevant pain relief. Three of four trials with
different combinations of peripheral local anesthetic use
showed improved pain relief early and also up to >24 h after laparoscopy.
Most convincing was the study by Callesen et al.(18) in
which intraperitoneal instillation, mesosalpinx, and
port-site infiltration with a large dose of ropivacaine almost abolished postoperative
pain up to 4 h after surgery.
In all of these trials, laparoscopic procedures were gynecological, diagnostic,
or sterilization. Except for one recent paper of a
combined somato-visceral local anesthetic block after
laparoscopic cholecystectomy (19), in which overall pain and incisional pain was
improved up to 4 h postoperatively, there is a lack of data for combined
techniques with large-dose local anesthetics in other
procedures, and therefore, this is an obvious issue for
research.
SideEffects and Plasma Concentration
In less than a third of all reviewed trials, constituting approximately 600 of 2800 patients, information about possible side effects was provided, and in no case were they attributable to the local anesthetic. However, in no trial were possible side effects a main variable, and this may impair the validity of such information. Even fewer studies provided information about plasma concentrations of local anesthetics, which may, apart from total dosages, depend on site of application . However, from reviewed trials, there was only one reported patient achieving a maximum plasma concentration above the presumed toxic plasma concentration of 2–4 µg/mL of bupivacaine after intraperitoneal instillation. Therefore, reported doses, ranging up to approximately 150 mg of bupivacaine, may be presumed to be fairly safe. There is, however, a need for more pharmacokinetic data, especially after intraperitoneal use, of large-dose local anesthetics, with and without added epinephrine.
In conclusion there is weak and not compelling evidence for a postoperative analgesic effect of intraperitoneal local anesthetics after laparoscopic cholecystectomy and other laparoscopic procedures. The clinical importance may be questioned. There is a lack of evidence for port-site infiltration with local anesthetics for postoperative pain treatment to have any important pain-reducing effect after laparoscopic surgery. In contrast, there is clear evidence for mesosalpinx block or tubal application with local anesthetics after laparoscopic sterilization to improve postoperative pain immediately after surgery, however, this effect is short-lived. Finally, it appears that combining the various techniques may reduce postoperative pain further; however, data are too sparse for final conclusions. There is also a lack of data for comparing various techniques.
The data presented in this review indicate a need for more
large-scale, large-dose pharmacokinetic studies and trials
of combined large-dose, somato-visceral local anesthetic
block in different laparoscopic procedures to reduce postoperative discomfort.
As a part of a multimodal pain treatment it may, together with accelerated
convalescence regimens, be possible to gain the full
advantage of these minimally invasive techniques
References