_______________________________________________________

La Sala Accoglienza dell'UTIR: organizzazione infermieristica presso l'Ospedale Buccheri La Ferla di Palermo

_______________________________________________________

G. Cardinale, IP Ospedale Buccheri La Ferla, FBF - Palermo 

La strutturazione di un reparto di rianimazione deve essere fatta prevedendo l’intenso e convulso lavoro che si deve svolgere al suo interno che non deve essere ostacolato da corridoi stretti o parzialmente occupati da armadi e apparecchiature di vario tipo.
Alla ricerca di una uniformità dei requisiti strutturali delle terapie intensive, la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), ha emesso delle raccomandazioni nelle quali sono contenute, tra l'altro, le caratteristiche della zone assistenziale, quelle cioè destinate al ricovero e alla cura dei pazienti critici; mancano, tuttavia, riferimenti ad un'area di fondamentale importanza in terapia intensiva, ovvero quella destinata alla prima accoglienza dei pazienti. La sala accoglienza rappresenta, infatti, la cerniera tra i reparti di emergenza, la sala operatoria e in generale tutte quelle aree nelle quali il paziente riceve il primo trattamento, ed il reparto di terapia intensiva vero e proprio.

Nella nostra terapia intensiva, al momento del ricovero (tranne quello che riguarda i pazienti che giungono dalla nostra sala operatoria) il paziente non viene portato direttamente nel posto letto ma accolto in ”sala accoglienza”, dove è possibile assisterlo (spesso per molte ore) anche se in condizioni molto critiche.
In questa sala si trovano materiale ed apparecchiature necessari per l’assistenza.
Al suo interno troviamo:

-1 presa ossigeno (colore bianco)
- prese elettriche
-1 presa aria compressa (bianco-nero)
-1 presa vuoto (giallo)
 tavola rigida per il massaggio cardiaco
1 fonendoscopio
1 pallone Ambu
1-2 pompe a siringa
1 monitor completo
1 monitor da trasporto
1 respiratore meccanico
1 lettino da trasporto con respiratore meccanico
1 elettrocardiografo per registrazione ECG su carta
Armadio con soluzioni varie e materiale per medicazioni
1 carrello completo di farmaci e materiale vario;tubi endotracheali, filtri antibatterici,pinza di Magil,mandrino intubatore,cannule naso-faringe,cannule di guedel,lubrificante,cateteri vena centrale,cateteri arteriosi,cateteri vescicali,sondini naso-gastrici,sondini per ossigeno,sondini per aspirazione controllata, nelaton, provette per esami ematochimici e di microbiologia

Questa struttura così organizzata evita di allontanarsi dalla sala accoglienza per andare a cercare materiale interrompendo l’assistenza al paziente. Quella dell’accoglienza è infatti una fase molto delicata sia per i pazienti già presenti in reparto (durante l’accoglienza infatti vengono meno il medico ed almeno un infermiere che si devono dedicare al nuovo paziente) che per il nuovo paziente di cui si conosce poco delle sue condizioni generali ed al quale bisogna assicurare la stessa assistenza offerta agli altri pazienti.


Come abbiamo organizzato la Sala Accoglienza
nell'Unità di Terapia Intensiva dell'Ospedale Buccheri la Ferla di Palermo:
protocolli e procedure

Definizione protocollo
Il protocollo è un documento scritto creato da medici ed infermieri e scaturisce da studi, ricerche e conoscenze cliniche.

La descrizione scritta serve per:

1)Omogeneizzare i comportamenti del personale;
2)Renderli consultabili e pertanto valutabili;
3)Garantire una corretta conoscenza basandosi sulle più recenti acquisizioni teoriche e pratiche;
4)Consentire l’adeguamento dei comportamenti alle conoscenze disponibili (revisione quando è necessario).

Caratteristiche di un protocollo
-Essere naturalmente corretto;
-Essere applicabile (un protocollo deve essere creato in base al materiale che si ha a disposizione);
-Consentire di capire il perché dell’innovazione o del comportamento proposto;
-Essere condiviso,discusso ed accettato da tutti e non imposto;
-Essere modificabile;
In questo modo il protocollo può essere considerato un buon strumento di valutazione della qualità delle cure e può essere utilizzato in processi di qualità dell’assistenza (QA).

Accoglienza del paziente
-Se il paziente non è intubato e non si prevede un'assistenza respiratoria in breve tempo, si inizia la somministrazione di ossigeno con maschera o sondino naso-faringeo;
-Se invece necessita di essere intubato (in questo caso la situazione richiede un’altra figura,un ausiliario o un altro infermiere) si procede immediatamente a questa manovra: è importante, pertanto, avere già dei farmaci pronti (dobutrex,diprivan,atropina,adrenalina,norcuron,myotenlis,valium);
Si procede contemporaneamente al monitoraggio dei parametri emodinamici e respiratori.
-saturazione arteriosa di O2;
-ecg;
-pressione arteriosa per via cruenta dopo incannulazione arteriosa, e si eseguono: emogasanalisi, elettrolit ematicii ed osmolarità nel nostro laboratorio; esami ematochimici e gruppo sanguigno presso il laboratorio dell’ospedale;
-incannulazione vena centrale;
-posizionamento catetere vescicale;
-posizionamento sondino naso gastrico;
-igiene;
-rx torace;
-incontro con i parenti;

Intubazione endotracheale

L’intubazione endotracheale ha lo scopo di consentire una diretta connessione tra le vie aeree del paziente e una miscela aria-ossigeno ad elevata percentuale erogata attraverso un pallone o un respiratore meccanico.
In ambito rianimatorio l’intubazione è un evento da eseguire in condizioni di emergenza o di urgenza in pazienti critici: è quindi utile, prima di iniziare la manovra somministrare farmaci a scopo sedativo e/o analgesico anche per ridurre gli effetti riflessi cardio-respiratori, che possono originare dall’importante innervazione sensitiva di naso-faringe, oro-faringe e trachea. I farmaci più usati in questi casi sono:
-sedativo/ipnotici (benzodiazepine (valium),
-analgesici, meperidina (petidina),fentanile (fentanest);
-anestesici endovenosi,tiopentone sodico (farmotal) o propofol (diprivan).questi farmaci possono essere anche associati.
- miorilassanti: suxametonio cloruro (myotenlis), Per ottenere un completo rilassamento si ricorre anche al bromuro di vecuronio (norcuron). La posizione del paziente dovrà essere tale da porre sullo stesso piano l’asse orale, faringeo e laringeo, ciò si ottiene con la sopraelevazione e l’iperestensione della testa.

Criterio per il calcolo della misura dei tubi endotracheali

  1. Per i bambini di età compresa tra i 2 e i 12 anni si pratica la seguente formula:
    4+ (età in anni / 4),in questo caso si preparerà il tubo previsto e un tubo di misura più piccola.

  2. Età compresa tra 13 e 17 anni:femmine 7-7,5;maschi 7-7,5-8.

  3. Età compresa tra 18 e 90 anni:femmine 7,5-8;maschi 8-8,5-9
     


Procedura per l’intubazione oro-tracheale.
-Si posiziona con la mano sinistra la lama del laringoscopio a livello della radice dell’epiglottide, la manovra deve essere eseguita senza fare leva sull’arcata dentaria superiore;
-Il tubo viene così introdotto con la mano destra nel cavo orale e fatto procedere, sotto visione diretta, oltre le corde vocali, all’interno della trachea;
-La cuffia del tubo a questo punto viene gonfiata e mediante l’ascoltazione del torace ci si assicura che il tubo si trova in trachea. La complicanza più frequente nell’intubazione oro-tracheale è l’avulsione dentale. Pur essendo una procedura rapida e relativamente semplice, gli svantaggi, per i pazienti che necessitano di intubazioni prolungate, sono diversi:
-instabilità del tubo;
-si annulla la funzionalità della deglutizione e quindi il paziente deve essere alimentato soltanto dal sondino naso gastrico;
-riduce la possibilità di un accurata igiene orale;
-il paziente tende a mordere continuamente il tubo;
-aumenta la scialorrea;
La procedura dell’intubazione naso-tracheale è analoga a quella per l’intubazione oro-tracheale, il tubo viene però fatto passare da una narice e posizionato con l’aiuto della pinza di Magill. Questo tipo d’intubazione viene utilizzata quando si prevede un periodo di ventilazione meccanica molto lungo. Gli svantaggi sono: possibilità di epistassi e/o lesione del turbinato inferiore e la frequente rottura della cuffia del tubo (avviene a livello del turbinato inferiore),che costringe a sostituire il tubo immediatamente dopo il suo posizionamento. I vantaggi sono:
-maggiore stabilità e quindi riduzione di rischi di estubazione anche in pazienti molto irrequieti;
-manovre d’igiene del cavo orale più agevoli;
-non viene alterata la funzionalità della deglutizione e il paziente può essere alimentato anche per via orale.

Saturimetria arteriosa di O2 (SaO2)
L’emogasanalisi fornisce un’informazione precisa ma temporanea sulla situazione degli scambi gassosi a livello polmonare e, per superare questo limite (evitando di fare emogasanalisi molto frequentemente) ci si affida ad un monitoraggio non invasivo dell'ossigenazione, cioè quello della SaO2.
Mediante l’applicazione, più frequentemente a un dito della mano (ma è anche possibile rilevare la saturazione arteriosa posizionandolo a un dito del piede o ad un lobo dell’orecchio), di un sensore è possibile conoscere la percentuale di emoglobina satura di ossigeno e visualizzare sul monitor l’onda pletismografica (cioè l’equivalente del polso nei suoi aspetti specifici,altezza,ampiezza e frequenza). Il principio di funzionamento di questo sensore si basa sulla proprietà dell’emoglobina di assorbire specifiche lunghezze d’onde* luminose (la rossa 660 nm e la quasi infrarossa, 940nm):la misurazione di una parte, corrispondente alla pulsazione arteriosa,che attraversa e viene riflessa dai tessuti e la sua elaborazione da parte dell’emoglobina forniscono i dati richiesti.
Il sensore deve essere posizionato in modo tale che la sorgente luminosa rossa poggi sull’unghia e la parte opposta (di metallo), che contiene il sensore vero e proprio poggi sul polpastrello.
Alcune variabili possono condizionare la lettura:
-mal posizionamento del sensore;
-Vasocostrizione periferica (comune in caso di grave ipotermia o shock,in questo caso verranno rilevati valori più bassi di quelli reali).
-presenza di carbossiemoglobina COHB (quella legata al monossido di carbonio responsabile d’intossicazioni dovute a malfunzionamento di stufe o caldaie, ma presente anche nei grossi fumatori). In caso di intossicazione da monossido di carbonio (CO) si otterranno valori di SaO2 elevati nonostante la quantità di ossigeno presente in circolo sia ridotta in quanto il monossido di carbonio si lega alla molecola di emoglobina come avviene per l’ossigeno ma in quantità maggiore (circa 215 volte);
-unghie ispessite;
-smalto alle unghia che può cambiare lo spettro della luce riflessa;

E’ importante impostare al monitor dei limiti di allarme tali da poter intervenire in tempo utile;

* le onde visibili sono quelle comprese tra i 380 e i 780 nm (manometri),cioè tra il violetto e il rosso,passando per azzurro,verde, gialloverde (intorno ai 550 nm,dove la sensibilità dell’occhio umano è massima),giallo e arancio.Al di sotto dei 380 nm si ha la luce ultravioletta e al di sopra dei 780nm quella infrarossa
 

Valori di saturimetria 
(%)
Interpretazione
97-100 Normale
90-96  lieve ipossia,somministrare O2
85-90  ipossia grave,somministrare O2 ad alti flussi
< 85  Ipossia gravissima, rischio di arresto cardiorespiratorio


 Elettrocardiogramma
Il monitoraggio continuo dell’elettrocardiogramma si attua applicando sul torace (privo di peli per assicurarne l’adesione) 3 placche autoadesive dotate al centro di una spugna conduttrice imbevuta di cloruro d’argento.La posizione usuale delle placche è la seguente:
-una all’emiascellare sinistra all’altezza della linea mammillare (elettrodo verde-massa);
-una sullo spazio tra la 3° e 4° (giallo-positivo) costola all’altezza dell’emiclaveare sinistra;
-una controlaterale a destra (rosso-negativo).
La posizione delle placche può comunque variare secondo le necessità che si presentano o che si possono prevedere:
-presenza di medicazione vena succlavia;
-possibilità di dovere defibbrillare il paziente.
Alle placche si collegano gli elettrodi che confluiscono al monitor in un unico cavo. Quindi bisogna regolare ampiezza e derivazione in modo tale da poter avere una traccia senza artefatti (l’allarme più frequente l’asistolia è dato dalla mancata lettura del complesso QRS, in questo caso bisogna aumentare l’ampiezza dell’onda). I limiti di allarme devono essere regolati in base alla situazione emodinamica del paziente.Quando la traccia è irregolare ciò può essere dovuto o a mal posizionamento delle placche o a brividi del paziente, e bisogna intervenire o riposizionando le placche o riscaldando il paziente.



Cateterismo arterioso
Nel nostro reparto a tutti i pazienti viene incannulata un’arteria, ciò consente:
-di non ricorrere alla puntura dell’arteria ogni qualvolta se ne presenta la necessità (spesso anche 10 volte al giorno), tecnica lesiva a lungo termine per le arterie e fastidiosa per il paziente;
-un monitoraggio continuo della pressione arteriosa che ci permette di valutare efficacia od eventuali effetti collaterali di farmaci che agiscono sul sistema cardiovascolare;
-di eseguire prelievi ematici sia per normali esami ematochimici che per il controllo emogasanalitico.

Prima di procedere alla puntura si dovrà:
-informare il paziente quando è possibile;
-procedere alla rimozione dei peli (femorale);
-posizionare il paziente a seconda dell’arteria da incannulare.

Vie d’accesso
L’arteria radiale di solito è la più facile da reperire. Essa è un ramo terminale dell’arteria brachiale e, grazie alle anastomosi con l’arteria ulnare costituisce gli archi palmari profondo e superficiale,garantendo la vascolarizzazione della mano.
Per la incannulazione dell’arteria radiale usiamo un catetere Venflon 20G (32 mm) per gli adulti e 22G (25mm) per i bambini.Per incannulare l’arteria radiale bisogna posizionare il polso in iperestensione in modo tale da ottenere una maggiore superficializzazione del vaso, per ottenere questo risultato di solito si posizione un rotolo sotto il polso.
E’ preferibile,soprattutto quando il paziente è irrequieto, procedere all’esecuzione di questa manovra in due operatori per evitare di perdere l’accesso. Uno dei due operatori dovrà tenere il palmo della mano e l’avambraccio del paziente evitando di iperestendere troppo il polso. Una volta palpata l’arteria con l’indice e il medio, può essere cannulata facendo in modo che il catetere formi un angolo di circa 30° con la cute. Appena si nota il reflusso di sangue,si avanza all’interno del vaso di 4-5 mm il catetere e nello stesso tempo si tira all’esterno in egual misura l’anima del catetere.
Arteria femorale
Nel nostro reparto l’accesso arterioso viene scelto come ultima possibilità quando nel paziente non sono più palpabili altri polsi arteriosi, perché questo approccio è gravato dal rischio di infezione dal catetere vescicole; questo inconveniente viene controllato dalla correttezza delle procedure di nursing. L’arteria femorale origina dall’iliaca esterna ed è facilmente reperibile al di sotto del legamento inguinale decorrendo lateralmente alla vena femorale nel triangolo di scarpa..Il suo ampio diametro consente di posizionare cateteri di dimensioni più grandi ed inoltre l’elevato rapporto “diametro vasale/diametro del catetere” riduce il rischio di complicanze trombotiche e ischemiche.
La procedura di incannulazione femorale prevede:
- l’iperestensione della coscia sul bacino, con extrarotazione della stessa per superficializzare il vaso;
- La palpazione dell’arteria al di sotto del legamento inguinale e la sua cannulazione;
Per la cannulazione dell’arteria nel nostro reparto utilizziamo due tecniche: quella dell’ago cannula (venflon) e quella secondo Seldinger. Quest’ultima tecnica viene usata quando si devono adoperare per la incannulazione dell’arteria cateteri più lungi dei venflon, quindi dai 6 cm in sù.
-La puntura dell’arteria avviene con un ago metallico,non appena si nota il reflusso di sangue si toglie la siringa o il tappo dal cono dell’ago e si fa scorrere al suo interno una guida metallica (compresa nel set) posizionandola per alcuni cm all’interno dell’arteria;
- L’ago viene rimosso (lasciando in situ la guida metallica);
- A questo punto si fa scorrere il catetere lungo la guida ed una volta posizionato questa si deve togliere.

Collegamento dell’accesso arterioso al sistema di monitoraggio e di lavaggio

Una volta incannulata l’arteria, bisogna collegare al catetere un sistema di lavaggio e monitoraggio pressorio.
Il sistema è formato da:
-una via che connette il catetere arterioso al trasduttore;
-una via di lavaggio continuo del catetere arterioso;
-una via di connessione dal trasduttore al monitor;
Le prime due sezioni del sistema si possono considerare idrauliche in quanto riempite di liquido ( la prima di esse è destinata a trasportare passivamente al trasduttore gli impulsi sfigmici captati dal catetere), la terza è di fatto elettronica ed è fondamentale per visualizzare al monitor l’onda pressoria ed i valori.
Nel nostro reparto per il monitoraggio invasivo della pressione arteriosa utilizziamo un circuito già pronto in commercio completo anche di deflussore da connettere alla sacca di soluzione fisiologica e non viene quindi assemblato da noi come avveniva fino a pochi anni fa.
 

Nel circuito si osserva:
- il trasduttore con il proprio dispositivo di lavaggio continuo (intraflo II) che consente alla soluzione fisiologica di fluire lungo il sistema alla velocità di 3 ml/h);
-un rubinetto a tre vie in posizione prossimale, necessario per poter fare lo “zero” senza il quale il monitor non inizia a rilevare i valori pressori. Lo zero è una calibrazione, per ottenerla bisogna posizionare il trasduttore all’altezza dell’atrio, aprire all’aria il trasduttore chiudendo nello stesso tempo la via arteriosa e seguire le indicazioni che si visualizzano al monitor. Al contrario di altri monitoraggi (ECG,SaO2,per i quali elettrodi e sensore si possono variare di posizione) per la pressione arteriosa il trasduttore deve rimanere sempre all’altezza dell’atrio,altrimenti si avranno valori falsi:elevati se si trova al di sotto, bassi se si trova al di sopra;
-un rubinetto a tre vie in posizione distale da collegare al catetere e dal quale vengono eseguiti i prelievi ematici per la determinazione dell’EAB.
Dopo aver collegato al sistema di lavaggio la sacca di soluzione fisiologica,questa deve essere inserita all’interno di una sacca pressurizzatrice mantenendo costantemente una pressione di 300 mmHg. Ciò consente di mantenere la pervietà dei vari elementi (senza bisogno di mettere eparina all’interno della sacca di fisiologica),evitando la formazione di coaguli o il reflusso accidentale di sangue dall’arteria, permettendo il lavaggio rapido ogni qualvolta la cannula arteriosa viene utilizzata a fini di prelievo senza modificarne al traduzione del segnale.
Anche per il monitoraggio della pressione arteriosa è necessario impostare gli allarmi in base condizioni emodinamiche del paziente;

I criteri di scelta dell’arteria da incannulare sono i seguenti:
-diametro sufficiente;
-buona circolazione collaterale;
-facilità nelle manovre di nursing;
-basso rischio infettivo.

Arteria diametro (Gauge) lunghezza (cm)
Radiale 20 3-6
Femorale 18-20 10-20
Pedidia 20 3-6
Brachiale 18 3-6

Cateterismo venoso centrale
Il posizionamento di un catetere venoso centrale nel nostro reparto è una procedura comune,esso viene posizionato infatti a tutti i pazienti. Ciò permette di infondere farmaci di varia natura anche ad elevata velocità di flusso o in modo controllato,farmaci estremamente attivi nel sistema cardiovascolare.Non viene utilizzato per monitorare la pressione venosa centrale (PVC) un valore per noi di scarsa rilevanza superato da altri parametri.Si definisce catetere venoso centrale perché il suo estremo terminale si va a posizionare in prossimità dello sbocco nell’atrio destro di una delle grandi vene intratoraciche, la cava superiore o la cava inferiore.Il catetere può essere posizionato attraverso due tipi di accesso venoso:superficiale,quando decorre a livello soprafasciale ed è visibile o palpabile,e sono la vena basilica,cefalica e la giugulare esterna;profondo,quando decorre a livello sottofasciale e non sono visibili né palpabili e solitamente presentano un calibro maggiore rispetto alle superficiali,e sono la vena succlavia,giugulare interna e la femorale. Il catetere dovrà essere sufficientemente lungo:15-20 cm nella incannulazione della vena succlavia o giugulare esterna,40-50 cm per la femorale,70 cm per la basilica o cefalica.Il posizionamento di catetere a più lumi (2-3) consente di utilizzare un solo accesso venoso per realizzare infusioni diversificate,in vie distinte.Un catetere a più lumi presenta un orifizio prossimale,uno mediale e uno distale,le dimensioni in queste cannule sono tra i 16 e i 18 G.

Prima di procedere alla puntura si dovrà:
-informare il paziente quando è possibile;
-procedere alla rimozione dei peli (succlavia, femorale);
-spostare le placche dell’ECG (succlavia);
-posizionare il paziente a seconda dell’area destinata alla venipuntura.
 

Posizionamento del paziente in base all’accesso da incannulare:
Vena succlavia:paziente supino in leggero trendelemburg,braccia lungo il corpo,un rotolo sotto le spalle,testa ruotata,dal lato opposto a quella in cui si opera;
Vena giugulare esterna:paziente supino,in leggero trendelemburg,braccia lungo il corpo,un rotolo al di sotto delle spalle,testa iperestesa e ruotata dal lato opposto a quello in cui si opera;
Vena basilica e cefalica,sono facilmente cannulabili (ma con cateteri ad 1 lume 16G,70 cm per poter arrivare allo sbocco della cava superiore) alla piega del gomito,dove scorrono superficialmente e visibili dopo posizionamento del laccio emostatico.Per fare avanzare il catetere al suo interno è necessario estendere l’arto abducendolo.
Gli inconvenienti sono:impossibilità di poter posizionare un catetere a più lumi,e spesso è necessario immobilizzare l’arto del paziente che tende a piegarlo.
Vena femorale:paziente supino,arto inferiore abdotto ed extraruotato, sollevare il pannicolo adiposo addominale (se necessario),proteggere la regione pubica.
La incannulazione viene eseguita dal medico,ma è importante il ruolo dell’infermiere che deve assisterlo in vari modi durante la procedura:predispone e fornisce al medico il materiale necessario,trattiene la testa o l’arto del paziente nel caso un alterato stato di coscienza provochi agitazione nel paziente stesso,verifica al monitor eventuali alterazioni del ritmo cardiaco.
In caso di incannulamento di un accesso cavale superiore bisogna richiedere un controllo radiologico del torace sia per valutare la posizione del catetere sia per evidenziare complicanze iatrogene.


Catetere diametro (Gauge) lunghezza (cm)

Anche per l'incannulazione venosa centrale vengono usate due tecniche:La tecnica dell’ago-cannula viene soltanto usata per la incannulazione della vena basilica o cefalica (cateteri da 70cm).
La tecnica di Seldinger viene utilizzata per incannulare tutti gli altri accessi.

Catetere vescicale
A tutti i nostri pazienti viene posizionato un catetere vescicale. Se il paziente ha già avuto posizionato il catetere vescicale da poche ore (in altro reparto,sala operatoria o al pronto soccorso) evitiamo di sostituirlo. Il monitoraggio della diuresi ci dà indicazioni sia di tipo qualitativo che quantitativo.Il posizionamento di un catetere vescicale e il suo mantenimento costituiscono uno degli aspetti qualificanti dell’attività assistenziale in un’area critica,le procedure non sono prive di rischi o di aspetti collaterali negativi (le infezioni correlate al catetere vescicale rappresentano una complicanza frequente del cateterismo vescicale. Noi usiamo cateteri in silicone,materiale che consente la permanenza in situ (rispetto ad altro materiale) per lunghi periodi,15-20gg. Questi cateteri sono dotati di termistore,un sistema elettronico per la determinazione della temperatura,il suo uso consente di trasformare il segnale termico in impulso elettrico,amplificarlo ed evidenziarlo al monitor.

Sondino naso gastrico
Nel nostro reparto il sondino naso gastrico viene posizionato a tutti i pazienti,lo scopo è quello di svuotare lo stomaco da accumulo di aria o da eventuale ristagno,ma soprattutto viene usato per alimentare il paziente,infatti l’alimentazione entrale rappresenta un supporto a quella parenterale e,viene iniziata entro le 24 ore dal ricovero perché svolge azione protettiva nei confronti della mucosa gastrointestinale dove in condizioni di digiuno prolungato è facile l’insorgenza di emorragie e ulcere da stress.Le sonde da noi usate sono di due tipi e a doppia via:Salem,in PVC (14-16-18 F),Flexiflo in poliuretano biocompatibile (da 14 F) quest’ultima viene posizionata quando si prevede un periodo di alimentazione entrale lungo.La sonda viene posizionata in sede intragastrica,va lubrificata ed introdotta da una narice con direzione sagittale lungo la parete delle coane per raggiungere il faringe e fatta proseguire nell’esofago.Nel paziente comatoso bisogna flettere leggermente la testa in avanti per facilitare il passaggio della sonda in esofago,in caso di arrotolamento nell’oro-faringe si dirige la stessa in esofago sotto visione diretta in laringoscopia con la pinza di magill e si controlla ugualmente il corretto posizionamento:insufflare 30-50 ml di aria con una siringa cono catetere e,ascoltando con il fonendoscopio nella regione epigastrica si deve percepire il gorgoglio provocato dal passaggio dell’aria. Questo controllo và fatto sempre prima di somministrare qualsiasi alimento. (Non eseguire mai questo controllo insufflando acqua)

Igiene
Viene eseguito a tutti i pazienti (tranne quelli provenienti dalla sala operatoria).
In caso di accoglienza di un paziente intossicato da esteri organo-fosforici* è necessario munirsi di mascherina,e l’igiene è più accurato compreso lo shampoo;
*Questi composti sono presenti in insetticidi ed erbicidi,la penetrazione nell’organismo (inalatoria,orale,cutanea) avviene a scopo suicida o quando non vengono prese le necessarie precauzioni,e spesso coinvolge anche i soccorritori.

Radiografia del torace
Viene eseguita sempre all’ingresso e per verificare dopo la cannulazione di vena succlavia o giugulare sia l’esatto posizionamento che un eventuale pneumotorace.

Elettrocardiogramma
Viene eseguito a tutti i pazienti,tranne quelli provenienti da:sala operatoria o dal pronto soccorso (se è stato eseguito).

Incontro con i parenti
Dopo che il paziente viene portato nel suo posto letto è necessario incontrare i parenti (medico ed infermiere) sia per informarli delle condizioni cliniche che per la raccolta di notizie relative ad anamnesi patologica, farmacologia e per la compilazione cartella infermieristica
 


Informazioni sulla rivista

ESIA-Italia
EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE - Italia
costituisce la parte Italiana della versione Americana, pubblicata su Internet da Keith J Ruskin, Professore di Anestesia alla Università di Yale. I lavori saranno accettati sia in lingua Italiana che Inglese. In quelli di lingua Italiana un corposo riassunto in Inglese verrà preparato dalla redazione, qualora l'autore non fosse in grado di fornirlo. A cura della redazione sarà inoltre la traduzione in Italiano dei manoscritti inviati in lingua Inglese. La rivista sarà inviata gratuitamente a tutti quelli che ne faranno richiesta, inviando il seguente messaggio "Desidero ricevere ESIA versione italiana" indirizzato a LANZA@UNIPA.IT

La rivista pubblica rewiews e lavori originali compiuti nei campi dell'anestesia e della medicina critica. I lavori originali riguardano ricerche cliniche, di laboratorio e la presentazione di casi clinici. Le reviews includono argomenti per l'Educazione Medica Continua (EMC), articoli di revisione generale o riguardanti le attrezzature tecniche. ESIA pubblica le lettere all'Editore contenenti commenti su articoli precedentemente publicati ed anche brevi comunicazioni. La guida per gli autori può essere consultata collegandosi al sito ANESTIT all'indirizzo: http://anestit.unipa.it/ utilizzando la sezione riservata ad ESIA-Italia; oppure può essere richiesta inviando un messaggio a lanza@unipa.it EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE Sezione Italiana
Il numero della rivista è anche ottenibile attraverso World-WideWeb WWW: l'URL per questo numero di ESIA è: http://anestit.unipa.it/esiait/esit200310.txt
Il nome della rivista è esitaaaamm, dove aaaa è l'anno ed mm il mese (per esempio questo numero è esit200310.txt)

LA REDAZIONE DI ESIA ITALIA

DIRETTORE: Vincenzo LANZA
Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo
LANZA@UNIPA.IT

Terapia Intensiva

Antonio Braschi
Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione 1 - Policlinico S. Matteo - IRCCS Pavia

Anestesia Cardiovascolare

Riccardo Campodonico
Responsabile dell'Unità di Terapia Intensiva Cardiochirurgica - Azienda Ospedaliera di Parma
ricrob@mbox.vol.it

Anestesia e malattie epatiche

Andrea De Gasperi
Gruppo trapianti epatici / CCM - Ospedale Niguarda - Milano

Medicina critica e dell'emergenza

Antonio Gullo
Professore di Terapia Intensiva - Direttore del Dipartimento di Anestesia e Terapia Intensiva -Università di Trieste

Anestesia ed informatica

Vincenzo Lanza
Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli - Palermo

Tossicologia

Carlo Locatelli
Direttore del Centro di Informazione Tossicologica Centro antiveleni di Pavia - Fondazione Scientifica "Salvatore Maugeri Clinica del Lavoro e della Riabilitazione"- Pavia

Terapia Antalgica e Cure Palliative

Sebastiano Mercadante
Responsabile dell' Unità d'Anestesia e di Terapia del Dolore e Cure Palliative - Dipartimento Oncologico La Maddalena - Palermo terapiadeldolore@la-maddalena.it