L. Rizzo, G. Paternoster, M.R. Stanzani, S. Colloca
A.O.C. di Firenze -
Dipartimento degli Organi di Senso Resp. Prof. Menchini Ugo -
S.O.D. d’Anestesia
Questo studio è stato approvato dal comitato etico.
Eventuale corrispondenza va inviata al Dott. Rizzo Leonardo -
indirizzo e-mail: leonardorizzo@inwind.it
Riassunto:
Il protossido d’azoto è un anestetico poco indicato nella chirurgia
oculistica1:
1.
Chirurgia tipicamente emetogena.
2.
Rischio attuale d’espansione di cavità
contenenti gas (nella chirurgia del segmento posteriore si possono
usare gas: es.SF6 ).
3.
L’aumento della pressione intracranica
(PIC) e del flusso ematico cerebrale e coroidale con conseguente
aumento della pressione endoculare (IOP).
Per i già noti motivi generali:
4.
Rallentamento dei processi di
cicatrizzazione.
5.
Inquinamento ambientale.
6.
Interferenza col metabolismo della
vitamina B12 e del THF, gastralgie, depressione midollare e
leucopenia, ecc.
MATERIALE E METODI.
Abbiamo monitorato 63 anestesie generali monofarmacologiche con
sevoflurano in pazienti pediatrici d’età compresa tra i 2 e i 120
mesi, ASA 1, 2 e 3 sottoposti a chirurgia oculistica prevalentemente
per interventi di strabismo. Abbiamo concentrato la nostra
attenzione sulla stabilità emodinamica (valutata col monitoraggio di
frequenza cardiaca e NIBP), sulla qualità del risveglio (valutazione
della deambulazione 3 e 6 ore dopo l’intervento) e sull’insorgenza
di vomito nelle 6 ore successive all’intervento.
RISULTATI.
Alla luce dei dati ottenuti riteniamo di poter affermare che, il
sevoflurano assicura un risveglio rapido e una buona stabilità
emodinamica, associandosi ad una bassa incidenza di vomito nel
periodo postoperatorio.
CONCLUSIONI
Siamo dunque d’accordo con chi controindica l’uso del protossido
d’azoto e gli oppiacei nella chirurgia oftalmica e riteniamo di
suggerire l’utilizzo del sevoflurano come unico agente inalatorio,
infatti, il protossido d’azoto, a fronte di scarsi vantaggi in
termini di stabilità emodinamica e rapidità di risveglio, potrebbe
dare una serie di complicanze in questo tipo di chirurgia.
Parole Chiave:
Anestesia: pediatrica; farmaci: protossido d’azoto; sevoflurano;
desametathasone; ondansetron; oftalmochirurgia pediatrica.
INTRODUZIONE
Oggi motivi prettamente economici ci spingono a cercare tecniche
anestesiologiche che permettono una rapida dimissione anche di
piccoli pazienti. Queste tecniche devono essere idonee
all’esecuzione dell’intervento proposto e prive d’effetti
collaterali che possono mettere a repentaglio l’integrità del
paziente e ridurre al minimo tutti gli eventi che possono ritardare
la dimissione: POV, PONV, dolore post-operatorio, sedazione
eccessiva, ritardata rialimentazione, ritardata autonomia
psico-fisica, ecc.
MATERIALI E METODO.
Sono state monitorate 63 anestesie generali monofarmacologiche con
sevoflurano in pazienti pediatrici d’età compresa tra i 2 e i 120
mesi del peso compreso tra 4,850 kg e 34,500 kg presso la Clinica
Oculistica dell’AOC Firenze nel periodo compreso tra settembre 2003
e giugno 2004.
I piccoli pazienti appartenevano alle classi ASA I, II , III in
lista chirurgica per:
1.
Cataratta congenita (4 pazienti)
2.
Glaucoma congenito (2 paziente)
3.
Retinoblastoma bilaterale (1 paziente)
4.
Ricostruzione delle vie lacrimali (3
pazienti).
5.
Trapianto di cornea (2 paziente)
6.
Vitrectomia (4 pazienti)
7.
Strabismo (43 pazienti)
8.
Ptosi palpebrale (4 pazienti)
I piccoli pazienti sono stati premedicati per os almeno sessanta
minuti prima della induzione (eccetto quelli di età inferiore ai 12
mesi) con bellafolina (0,0125mg\kg) e diazepam (0,5 mg\kg), la
pomata anestetica (EMLA) è stata posta nella zona scelta per la
venipuntura.
I piccoli pazienti sono stati indotti con un circuito lineare tipo
Mapleson C preriempito con ossigeno/aria (Fi O2 40%) e
sevoflurano 8%, (fra la maschera e il circuito è stato inserito un
filtro raccordato con il capnografo) in ventilazione spontanea (VS),
e poi ventilazione assistita (VA), fino al raggiungimento di Et.
Sevo pari a circa il MAC bar 50 per età (4,15%-3,5%)2,3.
A questo punto si procedeva con una prima laringoscopia
all’anestesia della base dell’epiglottide e delle corde vocali con
lidocaina al 2%, usando una siringa da insulina raccordata con un
ago cannula privato di mandrino di calibro 18 G; quindi si
riprendeva la ventilazione manuale e, dopo circa due minuti, si
procedeva all’intubazione con un Et sevo pari al MAC bar 50
(4,15%-3,5%)2,3.
Nessun paziente è stato curarizzato.
Durante la fase dell’induzione, e prima della laringoscopia, veniva
posto un ago cannula 20\24 G, si infondeva glucosio al 5% più NaCl
allo 0,9% (in rapporto 10 a 1) alla velocità di 3 \ 6 ml\kg\ora.
Dopo l’intubazione è stato sistematicamente svuotato lo stomaco con
l’introduzione di un sondino dalla bocca che era rimosso prima dell’estubazione.
Il mantenimento è stato eseguito ad un Et sevo compreso tra MACEI
50 (2,7%)3 e MAC bar 50 (4,15% - 3,5%)2,3 con
flusso di gas freschi pari a 500ml\m’(100 ml di O2 e 400
ml di aria), i pazienti venivano volontariamente modicamente
iperventilati (Et CO2 circa a 33mmHg) per evitare
tentativi di respiro autonomo e per ridurre il flusso corioidale
ottimizzando così il silenzio vitreale e riducendo la PIO.
Prima dell’inizio dell’intervento, all’apertura del sacco
congiuntivale e a fine intervento era istillata qualche goccia di
lidocaina al 2% sull’occhio da operare o già operato, nei 4 piccoli
pazienti in lista per la correzione della ptosi ( 2 bilaterali) è
stato eseguito, prima dell’inizio dell’intervento, il blocco del
nervo sovraorbitario e del nervo sovratrocleare con ropivacaina allo
0,5% max 1 ml.
Durante tutta la procedura anestesiologica abbiamo monitorato NIBP,
ECG, SpO2, Et sevo, Et CO2, Fi O2; ai fini del nostro studio abbiamo
considerato questi parametri a T0 (durante l’induzione), T1 (prima
laringoscopia), T2 (seconda laringoscopia con intubazione
orotracheale) T3 (mantenimento) e T4 (risveglio). Alla fine
dell’intervento il vaporizzatore era chiuso e il circuito aperto; i
tempi di risveglio, calcolati dalla chiusura del vaporizzatore sono
stati nell’ordine di 7’± 2’, e la dimissione dalla recovery room di
19’±3’, in accordo con i dati della letteratura5.
Abbiamo valutato a 3 h (T5) e 6 h (T6) dall’estubazione la
Frequenza Cardiaca (FC), Pressione Arteriosa (PS, PD), SpO2, la
ripresa della deambulazione (in 54 dei 63 bambini che erano
deambulanti prima dell’intervento), la frequenza respiratoria,
ascoltazione toracica e insorgenza di vomito e nei pazienti più
grandi anche la nausea.
Ai piccoli pazienti è stato concesso di bere dopo tre ore, se
n’avevano desiderio e se non presentavano vomito, dei liquidi
tiepidi zuccherati (camomilla, the, succo di frutta diluito al 50%
con l’acqua), ai lattanti dopo 1h dal risveglio sono stati
somministrati dai 50 ai 100ml di liquidi chiari edulcorati tiepidi.
Dopo un’altra ora era data la possibilità di allattarli al seno con
mezza dieta ripetibile alla quarta ora.
All’unico lattante del gruppo che non era allattato al seno abbiamo
ripetuto la somministrazione di liquidi chiari una seconda volta (2°
h) prima di permettere la somministrazione di mezza dieta di latte
umanizzato senza particolato.
Abbiamo concentrato la nostra attenzione sulla stabilità emodinamica,
e sulla rapidità del risveglio essendo lo scopo del nostro lavoro
quello di dimostrare che si può ottenere una buona stabilità
emodinamica e risvegli rapidi e completi anche usando solo
sevoflurano.
RISULTATI
I risultati sono riportati nelle tabelle 1 e 2.
Nella tabella 1 si può notare come la variazione percentuale dei
parametri emodinamici nella nostra popolazione sia stata contenuta
entro il 15%, ovviamente, trattandosi di una popolazione pediatrica,
il parametro che è più rilevante è la frequenza cardiaca che durante
la laringoscopia e l’intubazione orotracheale è salita
rispettivamente del 14% e del 14,41%, per poi tornare ai valori
dell’induzione durante il mantenimento (+1.67%) e l’estubazione (+2.43%).
Si noti che nei controlli a 3 e a 6 ore dal risveglio la frequenza
cardiaca era più bassa che durante l’induzione di 3,81% dopo tre ore
e di 7,69% dopo 6 ore.
Nella tabella 2 è possibile valutare come dopo 3 ore dall’intervento
(T5) solo 11 bambini avevano problemi a deambulare fra quelli che
n’erano in grado e solo 4 pazienti presentavano alterazioni del
murmure vescicolare all’ascoltazione del torace, dopo 6 ore tutti i
bambini avevano recuperato una deambulazione normale e solo uno
aveva ancora un murmure vescicolare aspro.
Dei 63 pazienti, due hanno avuto vomito, e sono stati trattati con
desametasone150 µg./kg e ondansetron 100 µg./kg6 e.v.,
cinque fra i più grandi per età (92, 98, 101, 118 e 119 mesi) hanno
cominciato a bere dopo 6h perché dichiaravano di avere nausea.
L’incidenza del vomito è stata pari a 3,17%, dato più basso rispetto
ai dati in letteratura; potrebbe essere dovuto a più fattori tutti
da verificare, che potrebbero aver inciso in misura diversa:
1.
No protossido
2.
Non oppiaicei
3.
Svuotamento gastrico sistematico
4.
No uso di decurarizzante (la prostigmina
aumenta l’incidenza del vomito).
I tredici che hanno avuto dolore sono stati trattati con tachipirina
per via rettale alla dose massima di 15 mg./ kg ed è stata
sufficiente una sola somministrazione.
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
Il protossido per lungo tempo è stato usato in ogni tipo di
chirurgia, tuttavia presenta molti effetti collaterali ormai noti
che nella chirurgia oculistica possono compromettere l’esito
dell’intervento chirurgico stesso. Siamo dunque d’accordo con chi
controindica l’uso del protossido d’azoto e degli oppiacei nella
chirurgia oftalmica e riteniamo di suggerire l’utilizzo del
sevoflurano come unico agente inalatorio.
Considerando la stabilità emodinamica, la velocità di risveglio, la
scarsissima incidenza di nausea e vomito e la veloce ripresa della
deambulazione osservate nel nostro studio, riteniamo che il
sevoflurano possa ottimamente essere utilizzato come unico agente
inalatorio.
Usato ad una concentrazione pari al MAC Bar aggiustato per età
permette uno “stato d’anestesia adeguato” in questo tipo di
chirurgia poco algogena quindi con scarsa giustificazione all’uso d’oppioidi.
L’utilizzo d’oppiacei dovrebbe essere evitato perché accresce
significativamente il rischio di depressione respiratoria, POV, PONV,
rallentamento della peristalsi intestinale ed allungamento dei tempi
di recupero, inoltre negli interventi dove è necessaria la midriasi
( cataratta e riparazione di distacco di retina), gli oppiacei dando
miosi ostacolano gravemente l’intervento.
Il sevoflurano offre una buona stabilità emodinamica anche a
concentrazioni di fine espirazione elevate, si accompagna ad una
bassa incidenza di nausea e vomito postoperatorio e assicura
risvegli rapidi in virtù del suo basso coefficiente di ripartizione
sangue/gas.
Tutti i piccoli pazienti erano dimissibili non avendo riscontrato
complicanze anestesiologiche maggiori dopo il controllo alla sesta
ora dal risveglio.
Tale tecnica c’è sembrata molto indicata in questa tipologia
d’interventi e applicabile in DH e maggior ragione in One-day
surgery.
Tabella 1:
variazioni percentuali rispetto a T0 (induzione) dei parametri
emodinamici valutati
|
T0-T1 |
T0-T2 |
T0-T3 |
T0-T4 |
T0-T5 |
T0-T6 |
FC |
14% |
14.41% |
1.67% |
2.43% |
-3.81 |
-7.69 |
PAD |
-0.03% |
-0.05% |
-10.3% |
2.67% |
7.3% |
8.6% |
PAS |
-0.61% |
-0.67% |
-6.34% |
-1.07% |
1.62% |
2.9% |
Tabella
2 : Numero di pazienti con deambulazione incerta o alterazioni
del murmure vescicolare
all’auscultazione del torace dopo 3h (T5) e 6h (T6)
dall’intervento
|
Pz con deambulazione incerta |
Pz. con alterazioni del murmure
vescicolare |
Dopo 3 ore (T5) |
11 |
4 |
Dopo 6 ore (T6) |
0 |
1 |
BIBLIOGRAFIA
1-
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and II McQuay : Omitting nitrous oxide in general anaesthesia:
meta-analysis of intraoperative awareness and postoperative emesis
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2-
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6-
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