_______________________________________________________

EMBOLIA POLMONARE
_______________________________________________________

E' un argomento di grande attualità come testimoniano l'abbondanza della letteratura e delle conferenze che cercano di guidare il clinico ad un approccio diagnostico e terapeutico.

EPIDEMIOLOGIA

L'incidenza dell'embolia polmonare (E.P.) si è poco modificata negli ultimi trenta anni, poiché l'aumento del rischio è compensato da una migliore prevenzione. In Francia 100000 nuovi casi all'anno sono responsabili di circa 1000 decessi. La mortalità è passata dal 30%, in assenza di trattamento, all'8% dopo trattamento. Il rischio di recidiva dopo trattamento è del 30%. Lilienfeld et coll.: Mortality from pulmonary embolism in the Unithed States : 1962 to 1984. Chest 98-1990. In una serie di autopsie eseguite su adulti deceduti in ospedale, l'E.P. risultò causa di morte o concorrerebbe in modo importante al decesso dal 7 al 15% dei casi. (COON Arch Surg 111-1976).
I riscontri autoptici variano dall'0.32% (ricerca giapponese) al 24% (ricerca americana). La frequenza media in Europa occidentale e nei paesi anglosassoni del 15% fa dell'embolia una delle principali cause di decessi ospedalieri negli adulti sopra i 40 anni.

FATTORI DI RISCHIO

La triade di VIRCHOW è nota da più di 130 anni:

Sirieix et coll.: Identification des poulations à haut risque de trombose veineuse Rev Med Interne 1992 13 : 121-126.

Caratteristiche secondo il sesso:
Quin et coll.:
A prospective investigation of pulmonary embolism in women and men JAMA 268 1992.

Gli uomini hanno un rischio accresciuto di E.P. in particolare dopo i 50 anni. L'uso degli estroprogestinici non è associato ad aumento del rischio in corso di intervento chirurgico.

Caratteristiche secondo l'età
Il rischio aumenta con l'età ma anche con le patologie associate.

Malattie venose ed antecedenti tromboembolici
Il rischio di recidiva tromboembolica dopo intervento chirurgico è fortemente aumentato.

Malattie cardiache
Negli studi autoptici l'incidenza è maggiore nei pazienti con fibrillazione atriale od insufficienza cardiaca congestizia esclusa la patologia ipertensiva.

Neoplasie
Il rischio è aumentato, ma in modo ineguale secondo il tipo di neoplasia: all'autopsia di pazienti portatori di neoplasia l'E.P. è presente nel 35% dei casi tumori del pancreas, nel 20% di tumori polmonari, delle vie genitourinarie e del colon, dello stomaco e della mammella. Il rischio è aumentato anche nel caso di linfomi, tumori cerebrali e lesioni O.R.L.

Traumatismi
A livello degli arti inferiori, della pelvi e del rachide il ruolo della immobilizzazione è messo in evidenza dal carattere frequentemente bilaterale della trombosi nonostante il trauma sia unilaterale.

Intervento chirurgico
Dal 15 al 50% delle flebiti sono messe in evidenza dal fibrinogeno marcato con localizzazione preferenziale sottopoplitea, ma esiste la possibilità non trascurabile di E.P. con coagulo unicamente sottopopliteo. La maggior parte dei coaguli si formano il giorno stesso dell'intervento. La sede dell'intervento, così come l'approccio chirurgico, influenzano largamente l'incidenza delle flebiti. Una resezione di prostata per via transuretrale è complicata da un E.P. nel 4% dei casi contro il 50% dopo prostatectomia per via addominale; una isterectomia per via laparotomica nel 24% contro il 9% per via vaginale.

Gravidanza

Estroprogestinici
il rischio è variabile secondo il dosaggio degli estrogeni ma persiste per tre settimane dopo la sospensione.

Obesità.

Emogruppo A, B, 0: esiste una minore frequenza di malattia tromboembolica nei portatori di gruppo 0.

Antecedenti familiari
Deficit congeniti di AT III, Prot.C, Prot.S

EMBOLIA POLMONARE E MALATTIA TROMBOEMBOLICA VENOSA

Momnreal et coll.: Deep. venous thrombosis and the risk of pulmonary embolism: a systematic study Chest 1992 102; 677-681. In uno studio condotto su 434 pazienti portatori di TVP, dimostrata mediante flebografia, la scintigrafia ventilatoria e perfusionale ha mostrato che:

Solo il 54% mostrava scintigrafia positiva e segni clinici associati. Il 22% di TVP mostrava solamente segni scintigrafici di E.P. La maggior correlazione tra TVP/E.P. era un ATCD tromboembolico.

Huisman et col Unexspected: High prevalence of silent pulmonary embolism in patients with de E.P: venous thrmbosis Chest 1989; 95: 498-502.

Uno studio sistematico della scintigrafia V/P è stato condotto su 101 paz con TVP accertata senza segni clinici di E.P. -->51% alta probabilità scintigrafica di E.P.

44 con flebografia normale --> 5% con alta probabilità.

Scintigrafia V/P una settimana dopo --> 68% di miglioramento completo o parziale dopo trattamento anticoagulante.

Monreal et coll.: Upper extremity deep venous thombosis and pulmonary embolism. Chest 1991 99 280-283.

30 pazienti con flebite profonda dell'arto superiore di cui 20 portatori di catetere venoso. La scintigrafia V/P è normale in 9 su 10 pazienti con trombosi primitiva ma 4 difetti di perfusione si osservano su 20 paz. con trombosi sul KT.
Conclusione: l'E.P. non è rara nei pazienti con tromboflebiti dell'arto superiore e, più frequentemente nei portatori di catetere venoso.

FISIOPATOLOGIA

Elliot: Pulmonary physiology during pulmonary embolism Chest 101 4 1992 163-171 Supplement

L'aumento rapido delle resistenze vascolari polmonari che si associa all'E.P. massiva è la causa principale di questa patologia. Ciò è dovuto a:

Scambi gassosi
L'aumento dello spazio morto alveolare è la maggiore conseguenza fisiopatologica dell'E.P., con riduzione dell'eliminazione della CO2 nei territori corrispondenti. Vd/Vt normalmente inferiore a 0.35 è spesso superiore a 0.41 nell'E.P. I meccanismi che concorrono all'ipossia sono descritti più avanti. Il trasferimento dell'CO è alterato.
Il controllo ventilatorio dei chemiocettori centrali e periferici e dei propriocettori è deviato verso l'iperventilazione riflessa. Le resistenze delle vie aeree sono aumentate e la serotonina può diventare il mediatore della broncocostrizione. La compliance polmonare totale è diminuita per l'edema, la fibrosi e le atelettasie.

DIAGNOSI CLINICA

La semeiologia clinica non è specifica; la diagnosi basata sui dati clinici induce ad errore nel 50% dei casi. La triade classica: dolore toracico, dispnea, emottisi è presente nel 25% dei casi. Frequenza media dei principali segni e sintomi presenti in corso di E.P.:

Gli errori diagnostici frequenti possono condurre a gravi errori terapeutici.

Diagnosi differenziale

DIAGNOSI DI LABORATORIO
Bisogna distinguere tra test determinanti per la diagnosi di malattia tromboembolica e test che dimostrano fattori di rischio di malattia tromboembolica.

Conta piastrinica
Monreal et coll.: Platelet count and venous thromboembolism a useful test for suspected pulmonary embolism Chest 1991; 100 : 1493 -1496.
Studio prospettico del tasso piastrinico su 189 pazienti portatori di TVP. Il tasso piastrinico è più basso (-20%) nei pazienti con E.P. conclamata o silente. L'aumento post operatorio delle piastrine è stato osservato unicamente in assenza di tromboembolia. Gli autori suggeriscono l'esecuzione di una scintigrafia nei pazienti portatori di flebite senza segni respiratori se esiste una trombocitopenia.

DNA circolante
Vargo et coll.: Plasma DNA a simple, rapid test for aiding the diagnosis of pulmonary embolism Chest 97: 63-68, 1990.
L'evidenziazione di DNA libero nel sangue costituisce un marker dell'E.P. Questo dosaggio ha una sensibilità dell'80% ed una specificità dell'85% ma gli studi sono discordanti e risulta inattendibile in caso di liberazione di DNA di altra origine come dopo intervento chirurgico recente, episodio convulsivo, in corso di insufficienza epatica, endocardite, emodialisi, lupus, uso di corticosteroidi ad alte dosi.

Dimero plasmatico D
Bounameuax: Dosage du D dimère plasmatique: une aide au diagnostic en cas de suspicion d'embolie pulmonaire. Lancet Ed Française Avril 1991 9-13.
Livelli di dimero D uguali o superiori a 500mcg: sensibilità del 98%, specificità del 39%. Il dimero D è presente dopo stabilizzazione del reticolo di fibrina e lisi ulteriore della plasmina. Una concentrazione < 500mcg esclude la diagnosi di embolia polmonare con sensibilità e valore predittivo negativo del 98% ma un valore predittivo positivo del 44%. La sensibilità diminuisce con il tempo, ma il test è utile per più di tre giorni. Tale test è utilizzabile preferibilmente nei pazienti al momento del ricovero poichè dopo subentrano numerosi fattori che aumentano i falsi positivi.

Complessi trombina antitrombina: TAT
Rapidamente eliminati dal circolo ematico (emivita di qualche minuto), questi complessi evidenziano quindi una trombosi recente. E' positivo in TVP, CIVD. Un solo studio: Valore Predittivo Positivo (VPP) 25%, Valore Predittivo Negativo (VPN) 83%.
Grunebaum et coll.:
Deficits congénitaux dans les systemes anticoagulantes naturels responsables de maladies thromboemboliqes récidivantes. Rev Med Interne 1991; 12 37-41
L'ATIII è un potente sistema inibitore diretto della coagulazione. La Prot. C agisce sulla formazione della trombina. Un deficit è riscontrabile nello 0.4% della popolazione generale con espressione clinica molto variabile. La Prot. S è il cofattore della prot. C quindi un deficit quantitativo o qualitativo in più del 50% della norma può condurre ad episodi tromboembolici recidivanti. Il deficit di uno di questi fattori va ricercato a distanza da un trattamento anticoagulante se le usuali cause di malattia tromboembolica non sono interessate.

EMOGASANALISI
Dantzker et col : Clinical significance of pulmonary function tests: Alterations in gas exchange following pulmonary tromboembolism Chest 1982 81 495-501.

L'ipossia
Si manifesta per:

La vasocostrizione ipossica e la broncodilatazione ipocapnica sono dei meccanismi compensatori la cui rapida messa in atto può spiegare taluni EGA normali in corso di E.P. Complessivamente un'ipossia arteriosa si ritrova nella maggior parte dei casi; tuttavia può esservi una PO2 normale.

L'Ipocapnia
Tachipnea e iperventilazione sembrano essere una risposta tipica dell'occlusione vasale acuta con riduzione della PCO2 come nella BPCO; però l'ipocapnia non è un indice specifico né sensibile poichè alcuni pazienti hanno una PCO2 normale od elevata in corso di E.P. accertata.

Equilibrio acido-base
Sovente si riscontra alcalosi respiratoria acuta, ma talvolta anche un'alcalosi ventilatoria cronica nei pazienti che abitualmente iperventilano. Si riscontra, infine, acidosi metabolica lattica se vi è associato uno stato di shock.

Diagnostica: Conduttanza alveolo capillare del CO
Realizzabile al letto del paziente, senza la sua collaborazione, in 90 sec.; una conduttanza normale esclude formalmente la diagnosi.

Diagnostica: un caso particolare di BPCO scompensata acuta.
Chopin et coll.: Use for capnografy in diagnosis of pulmonary embolism during acute respiratory failure of chronic obstructive pulmonary disease. Crit car med 1990; 18 353.
L'ipotesi è che il gradiente alveolo-capillare di CO2 esistente nel bronchitico cronico si annulli alla fine dell'espirazione in assenza di E.P. ma persiste in corso di E.P.
(1-PEmCO2)/PaCO2 <5% : E.P. +
(1-PEmCO2)/PaCO2 >5% : E.P. -
VPP 4%, VPN 100%, sensibilità 65%, specificità 100%.
Questo test è insufficiente per la diagnosi, ma è utile per decidere se eseguire un'angiografia nei pazienti con Ipertensione polmonare (HTAP) persistente e difficili da trasportare.

DIAGNOSI RADIOLOGICA
La radiografia del torace. Raramente il quadro radiologico è normale. Alcune immagini anzi sono molto specifiche.

ELETTROCARDIOGRAMMA
E' un esame poco sensibile, rimane normale nella maggior parte dei casi. Le anomalie ECG possono essere fugaci o tardive. L'aspetto evocatore è quello di CPA : S1Q3, BBD incompl., deviazione assiale destra. Può avere una morfologia ingannevole: pseudo coronarico, pseudo pericarditico, mostrare segni di insufficienza sinistra.

DIAGNOSI: SCINTIGRAFIA VENTILATORIA E PERFUSIONALE
Value of the ventilation/perfusion scan in acute pulmonary embolisme; Results of the prospective investigation of pulmonary embolism diagnosis (PIOPED) IAMA 1990 263; 2753 - 2759. 
E' stata eseguita una scintigrafia V/P in 931 pazienti con i seguenti risultati:

L'angiografia condotta tra le 12 e 24 ore successive alla scintigrafia negli stessi pazienti dimostra:

La sensibilità globale dell'esame è del 98% e la sua specificità del 10% rispetto all'angiografia.
Conclusioni:

ANGIOGRAFIA POLMONARE
E' l'esame preferibile, tuttavia non è privo di rischi con una morbidità del 3% e una mortalità dello 0.2%. Le complicanze possibili sono la perforazione cardiaca, aritmie. L'identificazione rimane incerta nel 3% dei casi dello studio PIOPED. Un disaccordo interpretativo è presente nell'8-17% dei casi, nel confermare come nell'escludere la diagnosi.
E.P. certa:

Il calcolo dell'indice di Miller secondo il grado di ostruzione e di perfusione ha buona correlazione con la gravità dell'E.P.

E.P. esclusa:
1. assenza di lacune endoluminali e di interruzione delle arterie di 4° ordine, buona opacizzazione delle arterie di 6° ordine e parenchimografia polmonare normale. L'angiografia è dubbia se non c'è opacizzazione delle arterie di 6° ordine o se la parenchimografia mostra zone polmonari ipoperfuse o interruzione delle arterie di piccolo calibro senza segni diretti di embolia.

Indicazioni:

DIAGNOSTICA: RADIOLOGIA
Remy-Iardin et coll.: Central pulmonary thromboembolism: diagnosis with spiral volumetric CT with the single breath hold technique-comparison with pulmonary angiography. Radiology 1993 187-51-54.
La TC, con tecnica spirale e con mezzo di contrasto, permette la visualizzazione dei coaguli fino ai rami di divisione di 4° ordine dell'arteria polmonare. Questo metodo consente di evitate l'angiografia in caso di diagnosi positiva, ma non esclude la diagnosi se negativa. E', inoltre, facilmente ripetibile. La sensibilità è del 100%, la specificità del 96% su 41 pazienti studiati con TC e controllati con angiografia.

DIAGNOSTICA NON INVASIVA: ECOGRAFIA
Sono state ottenute immagini ad alta risoluzione dell'arteria polmonare principale e dei rami prossimali del tronco destro e sinistro. Indicata nelle trombosi prossimali in caso di fondato sospetto di E.P. grave. Permette di:

Cerel et coll.: The diagnosis oh a pulmonary artery thrombus by transesophageal echocardiography. Chest 1993 103. 944-945
Come P.: Echocardiographic evaluation of pulmonary embolism and its response to therapeutic interventions Chest 101 4 1992 151-162 Supplément.

L'ecografia mostra:

DIAGNOSTICA EMODINAMICA
E' in caso di ostruzione del 50%, in corso di embolia polmonare grave, che il cateterismo di Swan-Ganz trova indicazione. Nel primo stadio la portata cardiaca è aumentata per aumento del precarico del ventricolo destro e della frequenza cardiaca (FC), in seguito, nel secondo stadio, si osserva sul cuore sano a partire dal 50% di ostruzione, la dilatazione del ventricolo destro diminuzione del riempimento ventricolare sinistro e caduta del IC.
Pb tecnica: il catetere deve essere lasciato nel tronco dell'A.P. per misurare l'HTAP e la PAPO può non essere attendibile. DESCRIZIONE : si tratta di una HTPA precapillare ma la PAP può essere normale se l'E.P. è di media gravità. La pressione dell'atrio destro (POD) può essere bassa in caso di ipovolemia e non esclude la diagnosi. Abitualmente è elevata. Una HTAP >35-40mmHg testimonia un'ipertensione del ventricolo destro (HVD) iniziale. Ciò che è patognomonico è la ventricolarizzazione della curva di pressione dell'A.P.: il debole gradiente di pressione diastolica AP/VD depone per una curva di tipo ventricolare. La SVO2 è bassa con aumento dell'estrazione e ampliamento della DAV.

TRATTAMENTO DELL'INSUFFICIENZA CIRCOLATORIA

Iardin et coll.: Dobutamine: a hemodynamic evalutation in pulmonary embolism shock Crit care med 1985: 13 :1009-1012 
Dieci casi di E.P. massiva con stato di shock si sono risolti dopo espansione volemica e uso di dobutamina. Sette miglioramenti immediati e due tardivi dell'IC. Le resistenze vascolari polmonari sono stabili o diminuite tranne in un paziente deceduto, e lo svezzamento è possibile nei successivi tre giorni. L'utilizzazione dell'isoprenalina può essere utile per eliminare l'HTAP, ma può ugualmente aumentare la vasocostrizione periferica e diminuire la PAM. La noradrenalina può restaurare la PAM, ma l'aumento del postcarico è deleterio. La dopamina ha un effetto benefico sull'inotropismo ma deleterio sulle resistenze vascolari polmonari. Gli effetti benefici della dobutamina possono essere attribuiti, in parte, ad un miglioramento della contrattilità del setto.

Mathru e t coll.: Treatment of low cardiac output complicating acute pulmonary hypertension in normovolemic goats Crit care med 1986 14: 120-124 Cinque trattamenti sono valutati: isoproterenolo, dopamina, noradrenalina, nitroglicerina, Ringer lattato. L'espansione volemica è il trattamento di scelta, noradrenalina e nitroglicerina sono trattamenti aggiuntivi utili, mentre l'isoproterenolo e lo dopamina aumentano troppo la frequenza cardiaca.

TRATTAMENTO ANTICOAGULANTE: L'EPARINA
Hyers and coll.:
Antithrombotic therapy for venosus thromboembolic disease Chest 1992 102 : 408-425 supplement
L'eparina associata all'ATIII inibisce in modo immediato l'attivazione della trombina e previene l'estensione del coagulo. Una riduzione di mortalità della E.P. del 25% nei confronti del placebo è stata dimostrata da Barrit nel 1960. Lo scopo del trattamento e la sua efficacia sono dimostrati da un TCA aumentato oltre 1.5 volte rispetto ai controlli. L'efficacia non è superiore ma il rischio emorragico è aumentato quando il TCA è maggiore di 2.5 volte. Tali dosaggi corrispondono ad una eparinemia da 0.2 a 0.4 mcUl.ml-1. Il fabbisogno di eparina è maggiore all'inizio del trattamento, da qui la necessità di frequenti dosaggi per un adeguamento rapido della terapia.
I tempi di trattamento anticoagulante con eparina sono in diminuzione. Si valuta un trattamento di cinque giorni con inizio contemporaneo al trattamento AVK. La durata totale del trattamento anticoagulante prende in considerazione la causa iniziale con durata di tre mesi se il fattore scatenante è temporaneo (post-partum), a vita se il rischio persiste. Il trattamento con AVK tende ad ottenere un INR tra 2 e 3 per una efficacia soddisfacente e un rischio emorragico minimo.

TRATTAMENTO DELL'EMBOLIA POLMONARE GRAVE
L'ostruzione polmonare acuta è responsabile della défaillance cardiaca destra e lo scopo è di rimuovere tale ostruzione.

Trombolisi
Third ACCP Consensus Conferérence on Antithrombotic Therapy Chest 1992 102 Supplément
Modalità di azione:
Agiscono per attivazione del plasminogeno in plasmina che determina la lisi del coagulo.
Indicazioni:
Embolia polmonare massiva con instabilità emodinamica e rischio di sanguinamento ridotto. Negli altri casi non esistono prove di efficacia superiore in rapporto all'eparina in termini di mortalità e morbilità a breve termine.
L'efficacia a lungo termine sull'insorgenza di CPC e HTAP è in corso di valutazione. Le complicanze emorragiche sono più numerose che con l'eparina. La riduzione del coagulo è tre volte maggiore che con l'eparina, ma la lisi è raramente totale contrariamente a quello che succede in caso di infarto del miocardio. La rivascolarizzazione del miocardio è più rapidamente ottenuta sia nelle valutazioni emodinamiche sia nelle radiografie delle prime 24 ore con uguale efficacia a partire dalla prima settimana. Le resistenze vascolari polmonari (RVP) sono diminuite del 35% a 24 ore, in confronto al 4% con l'eparina.

Indicazioni attuali:

Il termine massimo per iniziare la somministrazione è di 5 giorni dopo la diagnosi con possibilità di efficacia fino a 10 giorni in corso di valutazione. Non è dimostrata la superiorità di uno dei tre trombolitici attualmente disponibili. La somministrazione intra arteriosa polmonare non è risultata più efficace della somministrazione per via venosa periferica.

Posologia:

Nuovi protocolli di minore durata e minor dosaggio sono in corso di studio. Il trattamento con eparina è sospeso durante la somministrazione. Il controllo clinico non permette di valutare l'efficacia nè il rischio emorragico ed i protocolli attuali sono largamente semplificati mediante controllo del TCA nelle ore successive la somministrazione di streptokinasi e di urokinasi, per verificarne l'allungamento mediante l'attivazione della fibrinolisi; nessuna sorveglianza particolare necessita durante la somministrazione di rtPA.

TRATTAMENTO CHIRURGICO

Intervento di Trendelenburg
Quest'intervento fu suggerito da Trendelenburg nel 1908 e poi eseguito con successo da Kirschner nel 1924; 23 successi sono stati pubblicati fino al 1961, data del primo successo con CEC.
Indicazioni attuali:

Meyer et col Pulmonary Embolectomy: a 20-year experience at one center ATS 1991.
Dal 1968 al 1988 sono stati operati 96 pazienti. La mortalità globale perioperatoria è stata del 37.5% e 60 pazienti sono stati dimessi. Nel 70% dei casi, i pazienti avevano presentato, in media 14 giorni prima, un episodio embolico. Un arresto cardiaco perioperatorio è sopraggiunto in un caso su 4. La percentuale di ostruzione vascolare, secondo l'indice di Miller, era dell'82%. Fattori di rischio di mortalità = arresto cardiaco preoperatorio e stato di shock preoperatorio. Dopo la dimissione, 6 pazienti hanno avuto un arresto cardiaco. I sopravvissuti sono stati ulteriormente controllati: il 30% ha mostrato dispnea; il rimanente 70% aveva ripreso una normale attività fisica. In venti anni il 3% delle E.P. in questo ospedale sono state trattate chirurgicamente (96/3000).
Clarke et coll.:
Pulmonary embolectomy : a 25 year experience J Thorac Cardiovasc Surg 1986 ; 92: 442-445.
Gli autori descrivono una tecnica utilizzata in normotermia senza CEC in pazienti in stato di shock con esami clinici, ECG e RP compatibili. L'angiografia viene eseguita solo se le condizioni lo permettono per cui il margine di errore è variabile.
65 pazienti: mortalità globale del 44.4% , 73.3% nel gruppo con arresto cardiocircolatorio iniziale, 11,2% nel gruppo senza arresto cardiocircolatorio.

Frammentazione dell'embolo per via percutanea
Brady et col : Percutaneous catheter fragmentation and distal dispersion of pximal pulmonary embolus. Lancet 1991 338; 1186-1189.
Tre casi di E.P. grave sono inizialmente trattati mediante introduzione attraverso la v. giugulare o femorale di un catetere che permette la frammentazione e la tunnellizzazione del coagulo dopo controllo angiografico. Si ripristina così una situazione emodinamica che permette di superare l'urgenza immediata e di iniziare il trattamento con anticoagulanti o trombolitici. Gli Autori ricordano l'importanza di questo metodo utilizzabile molto rapidamente in centri non specializzati, poichè 2/3 dei pazienti che muoiono di E.P. decedono per ostruzione vascolare polmonare nelle prime ore dall'evento.

TRATTAMENTO E PREVENZIONE DELLE RECIDIVE: INTERRUZIONE DELLA VENA CAVA INFERIORE (VCI)
Page et coll.: Indications actuelles des interruptions de la veine cave inférieure Arch Mal Coeur 1991 ; 84 : 1747- 1754
Girard et coll. : Faut-il poser des barrages caves? Les techniques progrssent plus vite que la validation des indication. Rev Prat 1991; 41, 21 2059-2061
Dopo il 1893 e i primi interventi chirurgici di IVC, sono state realizzate IVC intraluminale con filtro di Greenfiled per più di venti anni, successivamente sono state proposte nuove tecniche per aumentare l'efficacia e diminuire le complicanze.
3000 filtri cavali (FC) sono stati posti nell'85 e 1000 nell'88. Obiettivo = poichè l'80% delle E.P. proviene dalla migrazione di un trombo situato nel territorio della cava inferiore, pare opportuno prevenirli.

Efficacia
Con il filtro di Greenfield, dall'1.9 al 2.4% delle E.P. sopraggiungono per dislocazione, malposizione, formazione di trombi al di là del filtro, passaggio attraverso il filtro; il rischio di E.P. dopo TVP non trattata è del 50% e la mortalità di E.P. senza trattamento è dell'8%. Non vi sono studi clinici prospettici e comparativi nell'uomo. Prevenzione del rischio di embolia polmonare per interruzione della vena cava inferiore : PREPIC
Questo studio, avviato nell'ottobre del 1991 su 880 pazienti in due anni, è il primo studio prospettico comparato tra il trattamento di interruzione della v. cava inferiore associato all'uso di anticoagulanti, e il solo trattamento con anticoagulanti.

Complicanze

Complicanze mortali dovute al filtro: tre morti su 2557 pazienti trattati (0.12%). Dislocazione iniziale o secondaria.
Complicanze a lungo termine della interruzione cavale: una trombosi sopraggiunge nel 30% dei casi per clip e nell'80% per il filtro di Greenfield.

Indicazioni assolute
Inefficacia, controindicazione o incidente emorragico grave dovuto agli anticoagulanti

Indicazioni relative

Bisogna usare contemporaneamente anticoagulanti? La risposta può essere si, per prevenire la trombosi del filtro e la TVP ma, d'altra parte, non è molto più alta l'incidenza fra i pazienti in cui è stato usato solo l'anticoagulante.


FILTRI TEMPORANEI
Le indicazioni sono identiche a quelle dei filtri definitivi ma sono destinati a pazienti che presentano un rischio tromboembolico temporaneo (post taglio cesareo).
Théry et coll.:
Filtre cave temporaine permettant le diagnostic et la fibrinolyse chez les patients suspects d'embolie pulmonaire massive. Arch Mal Coeur 1991 ; 84 : 525-30.
Questa tecnica permette di realizzare al momento stesso della diagnosi il trattamento e la prevenzione delle recidive. Il filtro viene introdotto ed aperto in VCI dopo aver realizzato una cavografia e angiografia con catetere porta-filtro. Nello stesso tempo se l'ostruzione è severa, si inietta il trombolitico. Il vantaggio consiste nel guadagnare tempo evitando errori diagnostici nei pazienti che presentano segni di maggior gravità. Il filtro viene lasciato in situ per 36 ore, in media durante la perfusione di streptokinasi sostituita dall'eparina, dopo rimozione del filtro.
Bovyn: Interruption partielle de la VCI par voie endoveineuse.
La frequenza delle trombosi della VCI e la gravità delle perforazioni sopraggiunte a lungo termine spiegano il ricorso al filtro temporaneo per 4 - 6 settimane.

Conclusioni
Nel 1993, epoca della valutazione, si è concordi nel riconoscere il persistere delle difficoltà diagnostiche e terapeutiche dell'E.P. Valutazioni cliniche e diversi dosaggi di parametri biologici sono in corso di studio. La visualizzazione diretta del coagulo con nuove tecniche di immagini potrà sostituire la scintigrafia polmonare che comporta numerosi dubbi interpretativi. E' in corso di studio la diminuzione delle dosi e della durata della terapia anticoagulante e trombolitica, per ridurre le complicanze del trattamento. Il risultato dello studio PREPIC potrà fornire utili indicazioni sull'efficacia del posizionamento di un filtro all'interno della vena cava inferiore.

 

_______________________________________________________

Il malato cardiopatico e i nuovi modelli respiratori
______________________________________________________

 Giuseppe A. Marraro , Direttore S.C. Anestesia e Rianimazione, Terapia Intensiva Pediatrica, Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli ed Oftalmico - Milano

 

Introduzione

La ventilazione meccanica controllata può provocare la riduzione del ritorno venoso al cuore, per aumento della pressione intrapleurica (polmonare), e l'aumento della pressione endoalveolare può ripercuotersi sul circolo capillare polmonare creando un ostacolo alla diffusione e al trasporto dei gas.

La pressione del ventricolo destro, influenzata dal ritorno venoso all'atrio destro, deve essere sufficiente ad aprire le valvole che portano il sangue dal ventricolo destro all'arteria polmonare destra.

Durante la ventilazione meccanica e l'applicazione della PEEP si può presentare, nell'individuo sano, il rigurgito a livello della valvola tricuspide.

La negativizzazione dell'inizio dell'atto respiratorio migliora il riempimento atrio-ventricolare destro per il richiamo del sangue all'interno della cavità toracica. La positivizzazione dell'atto respiratorio, quale avviene durante ventilazione meccanica, può provocare un ostacolo al richiamo del sangue nel torace cui consegue la caduta della gittata cardiaca, la comparsa della tachicardia e la riduzione della pressione arteriosa sistemica. Questi eventi sono maggiormente evidenti in presenza d'ipovolemia.

In respiro spontaneo, l'inizio della fase inspiratoria è caratterizzato dalla negativizzazione della pressione intrapleurica con l'aumento della pressione intrapolmonare rispetto a quell'extrapolmonare che provoca il riempimento del polmone d'aria.

In ventilazione controllata, l'inizio della fase inspiratoria e tutto l'atto respiratorio avvengono con l'aumento della pressione endopolmonare senza la negativizzazione della fase iniziale perciò non è favorito il ritorno venoso al cuore.

Nel malato che non presenta problemi cardiorespiratori, la ventilazione con volume corrente fisiologico (10-12 ml/kg) e frequenza respiratoria nella norma (atti respiratori in accordo con l'età) non provoca significative variazioni cardiocircolatorie. L'applicazione di una PEEP di 5 cm d'acqua non porta a significative variazioni emodinamiche nel malato normovolemico e con PVC superiore a 8-10 cm H2O, differenti da quelle che si possono realizzare con la ventilazione artificiale controllata.

Nel malato con polmone patologico per patologia dell'albero bronchiale e/o del parenchima polmonare si ha la necessità di una maggiore ventilazione rispetto al polmone sano per assicurare lo scambio gassoso. Effetti emodinamici avversi (aumento PVC, riduzione della gittata cardiaca, caduta della pressione arteriosa) possono essere legati all'aumento delle pressioni intrapolmonari conseguenti all'aumento del volume minuto, e si manifestano con i segni clinici della riduzione della gittata cardiaca per ostacolato ritorno venoso al cuore destro.

 

Fenomeni di compenso possono realizzarsi per:

            1. rigidità del polmone e non trasmissione delle pressioni al cuore e al circolo polmonare;

            2. distensibilità del diaframma verso l'addome (variazioni nelle differenti posizioni e differenti situazioni cliniche quale l'obesità e l'occlusione addominale);

            3. riadattamento del tono del circolo capillare polmonare per questo sono sopportati meglio i fenomeni di compressione occlusiva.

Esiste in ogni caso, durante la ventilazione artificiale, la necessità di mantenere un adeguato riempimento e la normovolemia per evitare la caduta della pressione venosa centrale e della gittata cardiaca.

Nel malato con patologia del cuore destro, se si riduce l'afflusso del sangue all'atrio e al ventricolo destro si migliora la performance cardiaca. In caso di patologia a carico del cuore sinistro (congestione del polmone e edema polmonare), se si riduce l'afflusso al polmone, si riduce il sovraccarico e l'edema polmonare conseguente all'ostacolo al deflusso della parte sinistra del cuore.

In caso di caduta della pressione arteriosa sistemica si ha un aumento della pressione nell'atrio destro e un peggioramento della pressione a livello del circolo coronarico e quindi una sofferenza del muscolo cardiaco.

Se la problematica cardiaca non è legata ad un difetto della pompa ma è connessa al sovrariempimento del cuore per un elevato ritorno venoso, favorendo l'ostacolo al ritorno venoso al cuore si migliora la performance del cuore. Se la problematica cardiaca è legata al difetto di pompa, il circolo periferico subisce un rallentamento, compare rapidamente l'acidosi metabolica ed il malato ne tenta il compenso con l'iperventilazione che provoca la dispnea. In queste condizioni si ha l'aumento del consumo dell'O2, l'aumento della richiesta energetica e la comparsa dei fenomeni di fatica. Inoltre aumenta la pressione media di riempimento polmonare per impossibilità di svuotamento dell'atrio e del ventricolo sinistro.

In condizioni normali, la pressione capillare polmonare normale è uguale a 17 mm Hg mente la pressione colloido-osmotica del plasma 28 mm Hg. Se la pressione capillare polmonare supera la pressione colloido-osmotica del plasma, il liquido endovascolare inizia a filtrare fuori dai capillari nello spazio interstiziale e negli alveoli provocando l'edema polmonare.

 

Ventilazione artificiale nel cardiopatico

La ventilazione artificiale senza PEEP provoca delle variazioni pressorie intrapolmonari intermittenti mentre la ventilazione artificiale con PEEP provoca sia variazioni pressorie stabili in rapporto al livello della PEEP e sia variazioni variabili in rapporto al volume corrente e alla frequenza respiratoria utilizzati.

La PEEP risulta efficace:

- nel ridurre il precarico cardiaco in genere e nel cardiopatico in modo particolare;

- nel mantenere l'alveolo sempre aperto evitando che su di esso agiscano le forze d'apertura e chiusura che sono chiamate in causa nel determinismo del danno polmonare.

I vantaggi della ventilazione artificiale sono:

- Riduzione del consumo di ossigeno;

- Riduzione della richiesta energetica;

- Riduzione della comparsa della fatica.

Nel cardiopatico, la possibile riduzione del ritorno venoso al cuore provoca un miglioramento della capacità funzionale del cuore.

Gli svantaggi della ventilazione artificiale sono essenzialmente legati, in caso di ipovolemia e di pressioni intrapolmonari elevate, alla caduta della gittata cardiaca per insufficiente ritorno venoso al cuore destro.

La ventilazione protettiva è rivolta a prevenire il barotrauma, il volutrauma e l'atelectrauma (formazione di atelettasia). Ad essi può far seguito la liberazione di mediatori dell'infiammazione da parte del polmone che possono danneggiare gli organi periferici e condurre alla "multiorgan failure".

Gli studi degli ultimi anni hanno favorito la standardizzazione della ventilazione protettiva ed essa prevede:

1. impiego di ridotto Volume Corrente (6-8 ml/kg);

2. frequenza respiratoria elevata per mantenere un Volume Minuto sufficiente a determinare una PaCO2 nei limiti della norma;

3. l'applicazione di un livello di PEEP superiore al punto di flesso inferiore della curva volume pressione per mantenere sempre aperto il bronchiolo terminale e l'alveolo.

 

Gli unici effetti negativi della ventilazione protettiva sono:

- rischio che s'instauri una ipercapnia che è deleteria per il sovra-afflusso nel ventricolo destro che ne consegue;

- rischio che si crei una elevata autoPEEP che può interferire in modo importante con la PEEP applicata.

 

La ventilazione controllata è caratterizzata dalla positivizzazione dell'atto respiratorio in tutto il suo ciclo. Può essere effettuata a pressione o a volume controllato, con paziente intubato o con paziente in maschera laringea e maschera facciale o nasale. La ventilazione a pressione controllata trova scarsa indicazione in ambito anestesiologico perché non garantisce uno stabile volume corrente.

Nel malato intubato è possibile utilizzare anche la ventilazione a volume controllato e a pressione variabile. I vantaggi che derivano da questo metodo sono connessi al minor rischio legato alle alte pressioni intrapolmonari, in quanto il ventilatore impiega il minor livello di pressione d'insufflazione utile ad introdurre il volume corrente che rimane sempre stabile. A differenza della ventilazione a pressione controllata, con questo metodo non esiste il rischio di ipoventilazione qualora la compliance e le resistenze polmonari varino rapidamente, in quanto il ventilatore supplementa sempre lo stesso volume corrente a frequenza respiratoria fissa.

I vantaggi legati alla ventilazione a volume controllato sono legati alla possibilità del controllo del volume corrente e dal mantenimento della frequenza respiratoria fissa. Inoltre, se s'impiega una curva di flusso quadra, è possibile variare la pausa di fine inspirazione migliorando il riempimento alveolare quando il flusso dei gas è fermo. Lo svantaggio è dato dalla necessità di dover controllare il picco pressorio per evitare il barotrauma. L'impiego di elevate frequenze e ridotti volumi correnti riduce sensibilmente questo rischio. La ventilazione a pressione controllata mentre da un lato protegge dal rischio di elevati picchi pressori, dall'altro non garantisce la stabilità del volume corrente e può condurre sia all'iperdistensione del polmone sia all'ipoventilazione.

 

La ventilazione non invasiva in anestesia presenta alcune problematiche che ne limitano notevolmente l'impiego:

- necessità di mantenimento e del controllo della pervietà delle vie aeree;

- impossibilità del controllo dell'EtCO2 e quindi della corretta ventilazione polmonare;

- instabilità del volume corrente per le perdite che si vengono a realizzare tra la protesi ventilatoria (maschera laringea e ancor di più con le maschere facciali e nasali) ed il malato.

 

La ventilazione in respiro spontaneo supportato è caratterizzata dall'inizio dell'atto respiratorio da parte del malato che provoca la negativizzazione delle pressioni intrapolmonari necessaria per attivare il trigger che fa supportare l'atto respiratorio da parte del ventilatore.

I due modelli maggiormente usati sono:

1. Ventilazione a pressione di supporto che richiede:

- necessità di continuo adattamento da parte degli operatori;

- difficoltà della realizzazione se il paziente non ha un drive efficace;

- rischio di iperdistensione o di ipoventilazione.

In caso di supporto pressorio inadeguato, il malato fa aumentare la frequenza respiratoria, a ridotto volume corrente, per cui aumenta il consumo di ossigeno e la comparsa della fatica respiratoria. Se il supporto pressorio è eccessivo, il malato riduce la frequenza respiratoria a cui consegue un aumento del volume corrente e del rischio del barotrauma, al fine di mantenere una adeguata PaCO2.

 

2.Ventilazione a volume di supporto che necessita:

- di predefinire il volume corrente necessario per lo specifico malato (non è facile in presenza di patologia respiratoria);

- non richiede alcun adattamento da parte del personale sanitario;

- protegge dalla comparsa dell'apnea in quanto il respiratore passa automaticamente ad un modello di ventilazione controllato (PRVC).

 

Esiste, inoltre, un modello di ventilazione parzialmente in respiro spontaneo e parzialmente in ventilazione controllata fornita dal respiratore detta Synchronized Intermittent Mandatory Ventilation (SIMV).

La SIMV può ridurre significativamente le variazioni emodinamiche in rapporto al numero di atti respiratori controllati che si sono erogati dal respiratore, rispetto agli atti respiratori spontanei del paziente.

Il rischio maggiore che si corre con l'impiego di questa metodica è dato dall'adattamento del malato al "back-up" respiratorio, in caso di scomparsa o depressione del drive respiratorio, per cui si realizza l'ipoventilazione con conseguente ipercapnia ed ipossia. In questo modello esiste la necessità di regolare la pressione di supporto degli atti respiratori spontanei al fine di evitare l'iperdistensione o l'ipoventilazione polmonare.

Nuove prospettive di trattamento si affacciano con la possibilità di impiego della ventilazione non invasiva bifasica. Il modello espiratorio non ha nulla in comune con quanto sino ad ora s'impiega nella pratica clinica tradizionale. La fase inspiratoria avviene durante la negativizzazione delle pressioni intrapolmonari come avviene nelle condizioni fisiologiche e la fase espiratoria non è soltanto passiva, ma è attivamente supportata dalla compressione del torace e del diaframma. Il respiratore è in grado di fornire tutti i modelli ventilatori attualmente usati nella ventilazione convenzionale e di applicare, in respiro spontaneo, una pressione negativa esterna transtoracica con effetti clinici simili a quelli della CPAP applicata per via faringea.

I vantaggi che derivano da questo metodo nella ventilazione del cardiopatico sono evidenti e sono legati al minor impatto emodinamico che essa provoca. La problematicità della metodica in anestesia è legata al luogo e al tipo di intervento che si deve effettuare.

Condizioni indispensabili per il suo impiego sono:

-     il mantenimento del tono e della pervietà delle vie aeree superiori;

-    la necessità di limitare l'uso della sedazione in quanto può determinare una difficoltà alla pervietà delle vie aeree (la metodica è molto interessante durante interventi in anestesia locoregionale).

La necessità di impiego della curarizzazione ne controindicano l'impiego per la caduta del tono dei muscoli del collo e delle vie aeree superiori e per il non controllo della ventilazione effettiva.

Non esistono attualmente studi clinici controllati che validino i differenti modelli di ventilazione non invasiva e di ventilazione supportata in ambito anestesiologico. Questi modelli possono trovare largo impiego nel trattamento postoperatorio e nel caso in cui si voglia ridurre la durata dell'intubazione.

 

Bibliografia essenziale

 

1.     ARDS Network: ventilation with lower tidal volumes as compared with traditional tidal volumes for acute lung injury and ARDS. NIH-sponsored trial. N Engl J Med 2000; 342:1301-1308

2.     Slutsky AS e Ranieri VM. Mechanical ventilation: lessons from the ARDSnet trial. Respir Res 2000; 1:73-77

3.     Dreyfuss D, Saumon G. Ventilator-induced lung injury: lessons from experimental studies. Am J Respir Crit Care Med 1998, 157:294-323

4.     Dreyfuss D, Soler P, Basset G, Saumon G. High inflation pressure pulmonary edema. Respective effects of high airway pressure, high tidal volume, and positive end-expiratory pressure. Am Rev Respir Dis 1988, 137:1159-1164

5.     Auten RL, Vozzelli M, Clark RH. Volutrauma. What is it, and how do we avoid it? Clin Perinatol 2001; 28:505-515

6.     Slutsky AS. Lung injury caused by mechanical ventilation. Chest 1999; 116 (suppl 1): 9S-15S

7.     Tremblay L, Valenza F, Riberio SP, et al. Injurious ventilatory strategies increase cytokines and c-fos m-RNA expression in an isolated rat lung model. J Clin Invest 1997; 99:944-952

8.     Tremblay LN, Slutsky AS. Ventilator-induced injury: from barotrauma to biotrauma: Proc Ass Am Physicians 1998; 110:482-488

9.     Ranieri VM, Suter PM, Tortorella C, et al. Effects of mechanical ventilation on inflammatory mediators in patients with acute respiratory distress syndrome - a randomized controlled trial. JAMA 1999; 282:54-61

10.  Lachmann B. Open up the lung and keep the lung open. Intensive Care Med 1992; 18:319-321

11.  Tusman G, Bohm SH, Tempra A, et al. Effects of recruitment maneuver on atelectasis in anesthetized children. Anesthesiology 2003; 98:14-22

12.  Hess DR, Bigatello LM. Lung recruitment: the role of recruitment maneuvers. Respir Care 2002; 47:308-317

13.  Rimensberger PC, Cox PN, et al. The open lung during small tidal volume ventilation. Concepts of recruitment and "optimal" positive end-expiratory pressure. Crit Care Med 1999; 27:1946-1952

14.  Rimensberger PC, Pache JC, McKerlie C, et al. Lung recruitment and lung volume maintenance: a strategy for improving oxygenation and preventing lung injury during both conventional mechanical ventilation and high-frequency oscillation. Intensive Care Med 2000; 26:745-755

15.  Gattinoni L, Pelosi P, Crotti S, Valenza F. Effects of positive end-expiratory pressure on regional distribution of tidal volume and recruitment in adult respiratory distress syndrome. Am J Respir Crit Care Med 1995; 151:1807-1814

16.  Coalson JJ, Kuehl TJ, Prihoda TJ, deLemos RA. Diffuse alveolar damage in the evolution of bronchopulmonary dysplasia in the baboon. Pediatr Res 1988; 24:357-366

17.  DeLemos RA, Coalson JJ, Gerstmann DR, et al. Oxygen toxicity in the premature baboon with hyaline membrane disease. Am Rev Respir Dis 1987; 136:677-682

18.  Marraro G. Innovative practice of ventilatory support with pediatric patients. Pediatr Crit Care Med 2003; 4: 8-20

 


Informazioni sulla rivista

ESIA-Italia
EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE - Italia
costituisce la parte Italiana della versione Americana, pubblicata su Internet da Keith J Ruskin, Professore di Anestesia alla Università di Yale. I lavori saranno accettati sia in lingua Italiana che Inglese. In quelli di lingua Italiana un corposo riassunto in Inglese verrà preparato dalla redazione, qualora l'autore non fosse in grado di fornirlo. A cura della redazione sarà inoltre la traduzione in Italiano dei manoscritti inviati in lingua Inglese. La rivista sarà inviata gratuitamente a tutti quelli che ne faranno richiesta, inviando il seguente messaggio "Desidero ricevere ESIA versione italiana" indirizzato a LANZA@UNIPA.IT

La rivista pubblica rewiews e lavori originali compiuti nei campi dell'anestesia e della medicina critica. I lavori originali riguardano ricerche cliniche, di laboratorio e la presentazione di casi clinici. Le reviews includono argomenti per l'Educazione Medica Continua (EMC), articoli di revisione generale o riguardanti le attrezzature tecniche. ESIA pubblica le lettere all'Editore contenenti commenti su articoli precedentemente publicati ed anche brevi comunicazioni. La guida per gli autori può essere consultata collegandosi al sito ANESTIT all'indirizzo: http://anestit.unipa.it/ utilizzando la sezione riservata ad ESIA-Italia; oppure può essere richiesta inviando un messaggio a lanza@unipa.it EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE Sezione Italiana
Il numero della rivista è anche ottenibile attraverso World-WideWeb WWW: l'URL per questo numero di ESIA è: http://anestit.unipa.it/esiait/esit200406.txt
Il nome della rivista è esitaaaamm, dove aaaa è l'anno ed mm il mese (per esempio questo numero è esit200406.txt)

LA REDAZIONE DI ESIA ITALIA

DIRETTORE: Vincenzo LANZA
Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo
LANZA@UNIPA.IT

Terapia Intensiva

Antonio Braschi
Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione 1 - Policlinico S. Matteo - IRCCS Pavia

Anestesia Cardiovascolare

Riccardo Campodonico
Responsabile dell'Unità di Terapia Intensiva Cardiochirurgica - Azienda Ospedaliera di Parma
ricrob@mbox.vol.it

Anestesia e malattie epatiche

Andrea De Gasperi
Gruppo trapianti epatici / CCM - Ospedale Niguarda - Milano

Medicina critica e dell'emergenza

Antonio Gullo
Professore di Terapia Intensiva - Direttore del Dipartimento di Anestesia e Terapia Intensiva -Università di Trieste

Anestesia ed informatica

Vincenzo Lanza
Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli - Palermo

Tossicologia

Carlo Locatelli
Direttore del Centro di Informazione Tossicologica Centro antiveleni di Pavia - Fondazione Scientifica "Salvatore Maugeri Clinica del Lavoro e della Riabilitazione"- Pavia

Terapia Antalgica e Cure Palliative

Sebastiano Mercadante
Responsabile dell' Unità d'Anestesia e di Terapia del Dolore e Cure Palliative - Dipartimento Oncologico La Maddalena - Palermo terapiadeldolore@la-maddalena.it