ISSN 1080-3521 EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE - Italia - Il giornale Italiano online di anestesia Vol 4 No 12 Dicembre 1999 Pubblicato elettronicamente da Vincenzo Lanza, MD Servizio di Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo, Italy E-mail: lanza@mbox.unipa.it Keith J Ruskin, MD Department of Anesthesiology Yale University School of Medicine 333 Cedar Street, New Haven, CT 06520 USA E-mail: ruskin@gasnet.med.yale.edu Copyright (C) 1997 Educational Synopses in Anesthesiology and Critical Care Medicine. All rights reserved. Questo rivista on-line può essere copiata e distribuita liberamente curando che venga distribuita integralmente, e che siano riportati fedelmente tutti gli autori ed il comitato editoriale. Informazioni sulla rivista sono riportate alla fine ________________________________________________________________ In questo numero: 1 Memoria ed esperienze oniriche durante anestesia e sindromi post-traumatiche: parte 2^ - cause di memoria in corso di anestesia 2 Valutazione dell'efficienza delle procedure di Sala Operatoria e della qualità anestesiologica perioperatoria attraverso un sistema informatizzato di raccolta dei dati anestesiologici _______________________________________________________ Memoria ed esperienze oniriche durante anestesia e sindromi post- traumatiche: parte 2^ - cause di memoria in corso di anestesia _______________________________________________________ Anthony Messina, MD Assistant Professor of Anesthesiology The New York Hospital-Cornell Medical Center Associate Attending Anesthesiologist Lenox Hill Hospital New York, 10021 - USA agmessina@earthlink.net ---"Non molti anestesisti al giorno d'oggi negano la possibilità di risveglio intraoperatorio. Ci sono diverse cause. Alcuni incidenti sono evitabili, altri no; alcuni sono casuali, altri sono anche prevedibili; alcuni seguono ad una buona pratica, altri ad una cattiva pratica. La caratteristica comune è che questi incidenti sono indesiderabili." (Lunn JN 1978) Osbourne ha dichiarato che anche se la più frequente causa identificata di risvegli intraoperatori è una bassa concentrazione di anestetico volatile, nella maggior parte dei casi, comunque, la condotta anestesiologica risulta essere senza errori e priva di segni di un'anestesia inadeguata (Osbourne GA1993). Nel 1998 Schwender ha dimostrato che la distribuzione delle specialità chirurgiche è tale che i risvegli "... non sono un problema solo di alcuni tipi di chirurgia ma possono verificarsi occasionalmente durante l'anestesia per diverse specialità chirurgiche". Anche altri ricercatori hanno riscontrato che l'incidenza di memoria cosciente (esplicita) è casuale (Osbourne GA 1993, Moerman N 1993). ---La miscela di protossido d'azoto ed ossigeno da sola è associata con un alta incidenza di risvegli. Dunque deve essere usato un agente supplementare. Gli agenti inalatori sono più prevedibili di quelli intravenosi (Aitkehead AR 1993). I narcotici sono degli importanti farmaci endovenosi, ma non possono essere usati come unico farmaco anestetico (Hug CC 1990). Altri studi hanno mostrato che concentrazioni mediamente più alte di anestetici sono richieste per sopprimere le risposte riflesse più che per rendere incosciente il paziente (Roizen MF 1981, Prys-Roberts C 1987). A causa di questi dati, molti anestesisti credono che l'incoscienza si abbia quando sia stata raggiunta la soppressione della risposta simpatica allo stimolo chirurgico (Hug CC 1990). Ma altri studi hanno dimostrato che non c'è correlazione tra funzione autonomica e coscienza (Tunstall ME 1977, Mainzer J 1979, Russell IF 1989, Russell IF 1993, Schwender D 1994, Flaishon R 1997). Alcune casistiche hanno documentato risvegli intraoperatori dovuti al cambiamento delle condizioni chirurgiche, per esempio l'agente volatile era stato chiuso quando l'intervento era a vicino alla fine ma non era stato riaperto quando l'intervento si protraeva più a lungo del previsto (Osbourne GA 1993). Altri momenti comunemente considerati ad alto rischio per la memoria intraoperatoria sono: intubazione, ipotensione significativa, chirurgia cardiaca, trauma, ostetricia o nel post-operatorio dei pazienti ventilati in terapia intensiva.(Mainzer J 1979). Inadeguatezza della tecnica di anestesia ---La memoria con ricordo dell'atto chirurgico si verifica quasi esclusivamente nei pazienti che ricevono farmaci bloccanti neuromuscolari. Questa pratica era molto comune in Inghilterra più che in USA (Payne JP 1994). Inoltre la preoccupazione per l'inquinamento delle sale operatorie da parte degli agenti inalatori, ha portato al frequente uso di neuroleptoanestesia a cui è associata la più alta incidenza di risvegli.(Mainzer J 1979, Barclay A 1980, Wright PJ 1982, Russell IF 1993, Schwender D, Kaiser A 1994, Aitkenhead AR 1993, Bailey AR 1997). In Inghilterra, le più comuni vertenze giudiziarie per casi di risveglio intraoperatorio sono state intentate per un'inappropriata tecnica anestesiologica (Hargrove 1987). Che i più comuni procedimenti legali per casi di memoria intraoperatoria fossero da imputare ad un'inappropriata tecnica anestesiologica in Inghilterra può essere vero, ma questa analisi non chiarisce le più comuni cause di risveglio sotto anestesia. In primo luogo i ricercatori hanno riscontrato che i risvegli intraoperatori sono un evento casuale (Osbourne GA 1993, Moerman N 1993). Inoltre il ricordo è aumentato dalla la stimolazione chirurgica rispetto allo stato anestesiologico senza stimolazione chirurgica. Il livello di stimolazione chirurgica ovviamente non può essere controllato dall'anestesista. Esperimenti hanno dimostrato che sullo stesso paziente con il medesimo livello di anestesia, il ricordo intraoperatorio può essere indotto stimolando il paziente, mentre non si osserva in assenza di stimolazione.(Weinberger NM 1984, Bethune 1992, Andrade J 1994). Questo modello serve come esempio per comprendere che dosando gli anestetici inalatori con l'uso della MAC, anche se si misura la concentrazione di fine espirazione, e dosando i farmaci endovenosi utilizzando i mg/Kg non si risolve il problema della stimolazione chirurgica. A causa di questo fatto la memoria cosciente e incosciente può verificarsi in qualsiasi momento durante qualunque tipo di chirurgia. Così sebbene la memoria intraoperatori si verifica più spesso nella chirurgia ad alto rischio come per i tagli cesari, cardiochirurgia, e chirurgia per i traumi, in realtà essa può verificarsi in qualsiasi momento. Liu ha stabilito che durante un suo studio su più di 1500 pazienti lo staff medico non era a conoscenza che i ricercatori intervistavano furtivamente i pazienti nel postoperatorio (Liu 1991). Tuttavia, è stato ben riconosciuto che l'attenzione verso delle tecniche meticolose è più probabile in un ambiente dove venga condotto uno studio e ciò porterebbe a sovrastimare la reale incidenza del problema. E', quindi, ogni squilibrio nella relazione tra profondità dell'anestesia e stimolazione chirurgica che può esitare in memoria intraoperatoria (Aitkenhead AR 1993), e non semplicemente una "inadeguata tecnica anestesiologica". Anestetici inalatori ---La più alta incidenza di memoria in corso di anestesia, nei casi in cui viene utilizzata una concentrazione non supplementata di N2O al 60-70% (Utting JE 1987), può essere spiegata dal fatto che questo anestetico ha un MAC equivalente di 0,65. E' stato riportato che una MAC di 0,6-0,7 di concentrazione alveolare di anestetico inalatorio determina una alta percentuale di risvegli. La MAC è un valore medio che fu definito in assenza di stimolazione chirurgica [definizioni successive inquadrano la MAC come un valore medio di concentrazione anestetica al cui valore il 50% (MAC 50) od il 75% (MAC 75) dei pazienti non risponde alla stimolazione chirurgica]. Quindi un più alto valore di MAC è richiesto per assicurare amnesia durante la chirurgia. La variabilità farmacodinamica individuale non è definita dalla MAC.(Aitkenhead AR 1993) Anestetici endovenosi ---E' stata riportata una maggiore percentuale di ricordi usando un agente endovenoso rispetto agli anestetici inalatori. Barclay ha riportato una incidenza di ricordi del 7.3% (Barclay A 1980); Russell ha abbandonato il suo studio per un'alta percentuale di ripresa di coscienza (Russell IF 1993). Wright e Dumdee hanno mostrato che il 9% degli anestesisti ha abbandonato le tecniche I.V. per le difficoltà nella gestione della profondità dell'anestesia. (Wright PJ 1982). La relazione fra percentuale di infusione di agente anestetico e la risultante concentrazione nel plasma è meno prevedibile della relazione tra anestesia inalatoria e concentrazione alveolo-sangue (cervello). (Aitkenhead AR 1993) ---Alcuni anestesisti dichiarano di non aver mai avuto risvegli durante anestesia totalmente endovenosa (Wright PJ 1982). Altri anestesisti affermano che in 20 anni di ricerca e di interviste routinarie di pazienti visti in ambulatorio nel post-operatorio, dai loro gruppi di ricerca, non hanno mai visto un caso di memoria intraoperatoria (White P 1998). Il presidente dell'ASA ha recentemente affermato che lo 0,2% di frequenza per la memoria intraoperatoria (Liu WH 1991) è grossolanamente sovrastimato, basandosi sui suoi molti anni di esperienza (Neeld JB 1999). Cosa vuol dire ciò? Chiaramente, questi sono degli onesti e stimati clinici che affermano le loro convinzioni in buona fede. Qual'è la verità? E' possibile che l'orribile condizione di essere sveglio ma paralizzato nel panico e nel dolore induca molti anestesisti a negare l'esistenza di questo evento, poiché l'idea che essi possano involontariamente fare ciò al paziente è proprio troppo difficile da accettare? Forse in passato non esisteva soluzione al problema della memoria in corso di anestesia eccetto quella di evitare l'uso dei farmaci bloccanti neuromuscolari. Questa prospettiva non era vista favorevolmente da alcuni anestesisti, chirurghi e amministratori dell'ospedale, poiché, a mio parere, i curarici erano diventati farmaci previsti dalla routine anestesiologica. La tendenza da parte di questi medici era quella di negare importanza al problema, nella preoccupazione che il flusso dei pazienti programmati per l'intervento sarebbe stato sospeso da chirurghi insoddisfatti o irritati a causa di pazienti non ben rilasciati, che si muovevano durante l'intervento o che alla fine avevano risvegli ritardati. Inoltre, qualunque messa a fuoco sul problema della memoria in corso di anestesia potrebbe spaventare i pazienti e scoraggiare quelli che devono essere sottoposti ad interventi chirurgici di elezione. ---In casi di intubazione difficile spesso il livello di anestesia non viene mantenuto durante il momento di crisi in quanto l'attenzione è concentrata sulle vie aeree del paziente. Un'altra pratica comune in anestesia è l'interruzione prematura della somministrazione di farmaci anestetici per avere una rapida ripresa della coscienza, peraltro non necessaria in quel momento. Negli interventi per taglio cesareo, cardiochirurgia e chirurgia dei grossi traumi spesso viene mantenuto un livello leggero di anestesia. Alcune volte questo livello può diventare così leggero fino al punto dell'emergenza dello stato di coscienza e della realizzazione di una memoria intraoperatoria, che non deve sorprendere data l'imprecisione nel valutare la profondità dell'anestesia. Così i risvegli intraoperatori possono accadere più frequentemente con questa tecnica leggera. Si incorre in situazioni di rischio giustificabile quando è necessario limitare la somministrazione di anestetici a causa di grave ipotensione da ipovolemia, che solo l'intervento chirurgico può risolvere. Hug fa notare che queste situazioni dovrebbe costituire dei casi rari, attesi i progressi della moderna anestesia, con le possibilità di rimpiazzo della massa circolante (Hug CC 1990). Si ipotizzano cause sconosciute quando non possono essere trovati dei fattori identificabili (Osbourne GA 1993, Moerman N 1993).Questo è dovuto verosimilmente alla differente risposta farmacodinamica dei pazienti ai farmaci anestetici, sebbene non esistano degli studi ben documentati che mostrino le differenze farmacodinamiche (Ghoneim MM 1992). Alcuni studi hanno evidenziato un insieme di casi di memoria intraoperatoria ripetuta, suggerendo un'insensibilità farmacodinamica alle usuali dosi di anestetico. (Brice DD 1970, Bogod HG 1990, Bogetz MS 1984, Crawford JS 1971, Liu WH 1991, Mckenna T 1973, Moerman N 1993) ---Inoltre, uno squilibrio tra profondità dell'anestesia e livello di stimolazione chirurgica può esitare in risvegli intraoperatori (Aitkenhead 1993). E' stata raccomandata la riduzione dell'uso dei farmaci bloccanti neuromuscolari per prevenire il risveglio intraoperatorio (Mainzer, J 1979). Ancora è stato dimostrato che l'alcolismo cronico (Lemmens HJM 1989, Swerdlow BN 1990), la pregressa esposizione agli anestetici (Sia RL 1969) e l'obesità (Guerra F 1986) possono contribuire a ridurre la sensibilità agli anestetici. L'incidenza di risveglio intraoperatorio è diminuita parallelamente all'aumento del livello di anestesia nelle ultime decadi. Ma il livello di stimolazione chirurgica e la variabilità farmacodinamica del paziente non possono essere quantificate. La memoria sotto anestesia si verifica spesso in modo casuale. Studi che incoraggiano tecniche meticolose non sono rappresentativi di quanto realmente accade nel mondo dell'anestesia come è già stato discusso in questa lavoro. Noi facciamo bene a considerare l'incidenza di "awareness", di risveglio intraoperatorio nel passato ma dobbiamo ancora fare di meglio. continua nel prossimo numero..... _______________________________________________________ Valutazione dell'efficienza delle procedure di Sala Operatoria e della qualità anestesiologica perioperatoria attraverso un sistema informatizzato di raccolta dei dati anestesiologici _______________________________________________________ Lelio Guglielmo, Vincenzo Lanza Servizio di Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo leliobuc@tin.it lanza@unipa.it Una efficiente sala operatoria è una componente fondamentale di ogni struttura sanitaria, che persegua degli obbiettivi di efficienza e qualità. Una inaccurata compilazione del programma operatorio o un ritardo nei tempi di inizio degli interventi che comporti una sottoutilizzazione delle sale operatorie o la cancellazione dei casi programmati, o viceversa una sovrautilizzazione delle sale può determinare una perdita di produttività ed un aumento vertiginoso dei costi. (1) (2). Sebbene gli anestesisti abbiano da sempre avuto un ruolo clinico importante all'interno del complesso operatorio, è solo da poco tempo che ad essi vengano conferiti anche degli incarichi di tipo gestionale (3). Gli anestesisti, essendo in contatto con tutte le componenti professionali che lavorano nelle sale operatorie, sono in una posizione ottimale per ricoprire questo ruolo, e nel contempo hanno tutto l'interesse a coniugare ottimizzazione delle procedure a qualità e sicurezza delle prestazioni. Per poter gestire la sala operatoria e garantirne un miglioramento continuo di qualità è comunque indispensabile disporre di un sistema di informatizzazione delle attività (stazione di lavoro) che consenta il collezionamento dei dati e ne permetta una loro successiva analisi (4). Ci siamo serviti della stazione di lavoro informatizzata, di cui dispone il nostro servizio di anestesia, per analizzare le sedute operatorie di un periodo di 16 mesi durante i quali venivano effettuati aggiustamenti organizzativi al fine di ottimizzare il turnover dei pazienti e massimizzare l'utilizzazione delle sale operatorie. Abbiamo nel contempo studiato e confrontato il trend di qualità dell'anestesia attraverso l'utilizzazione di alcuni indicatori di struttura, di processo e di outcome. MATERIALI E METODI Questo studio è stato effettuato all'Ospedale Buccheri La Ferla FBF di Palermo, presidio generale di zona con 350 posti letto, 3 sale operatorie centralizzate in un unico blocco operatorio, una unità di Terapia Intensiva e Rianimazione, e altre 4 postazioni di lavoro anestesiologiche (2 sale parto, 1 sala operatoria di ostetricia, radiologia, ambulatorio di terapia del dolore, ambulatorio di ostetricia). La seduta operatoria inizia alle ore 8 e si conclude alle ore 14. Ogni anno vengono eseguiti circa 4500 interventi distribuiti tra le specialità chirurgiche di Ortopedia, Chirurgia Generale, Ginecologia e Ostetricia. Raccolta dei dati E' stato eseguito uno studio retrospettivo delle sedute operatorie effettuate nel quadrimestre gennaio 1998 - aprile 1998 (Q1) per analizzare l'utilizzazione delle sale operatorie. Abbiamo analizzato in particolare i seguenti dati: 1) l'utilizzazione giornaliera delle sale operatorie in relazione allo svolgimento del programma chirurgico di elezione (il numero di ore di utilizzazione rispetto al numero di ore disponibili). A tale scopo si definiva come: - "normal time", una piena utilizzazione della sala operatoria dalle 8 alle 14 (con continuità delle procedure anestesiologiche e chirurgiche, con un intervallo tra due casi successivi < ai 30 min.) ? sottoutilizzazione o "under time", una ridotta utilizzazione della sala operatoria (ingresso del primo paziente oltre le 8.30, intervallo tra due casi successivi oltre i 30 minuti, fine seduta < 13.30) - sovrautilizzazione o "over time", una utilizzazione della sala operatoria oltre le 14.30. 2) i tempi tecnici relativi alle attività del personale che lavora in S.O. (ausiliari,infermieri, strumentiste, chirurghi ed anestesisti). In particolare sono stati analizzati 4 tempi : - ingresso in sala del primo paziente della seduta operatoria (ING) - il tempo controllato dall'anestesista (TCA), che rappresenta l'intervallo di tempo tra l'ingresso in sala del paziente e la realizzazione dell'anestesia (monitoraggio + anestesia) - il tempo controllato dal chirurgo (TCC), che inizia quando il paziente è in anestesia e si conclude quando inizia l'incisione chirurgica - l'intervallo tra due casi successivi (TIC) o tempo di turnover che inizia quando il paziente lascia la S.O e termina quando entra il successivo. Dopo avere analizzato questi dati sono state prese iniziative di miglioramento ed ottimizzazione delle procedure (vedi appendice) tese ad aumentare l'efficienza dell'utilizzazione del complesso operatorio e la produttività (numero di interventi per seduta). Abbiamo quindi successivamente confrontato i dati relativi a Q1 (precedente le iniziative di miglioramento) con i 3 quadrimestri successivi :maggio-agosto 1998 (Q2) , settembre-dicembre 1998 (Q3), gennaio-aprile 1999 (Q4). Veniva inoltre calcolato, per ogni quadrimestre esaminato: - il numero di interventi di elezione eseguiti - il peso degli interventi effettuati (alta, media, piccola chirurgia) - la classificazione del rischio anestesiologico (ASA) per ogni paziente sottoposto ad intervento - il numero di interventi che venivano eseguiti in sale operatorie diverse da quelle previste inizialmente dal programma operatorio. Abbiamo anche effettuato tra questi gruppi di 4 mesi un confronto del trend di qualità anestesiologica. La qualità dell'anestesia è stata misurata utilizzando 6 indicatori: - IN1- il numero di lesioni gravi ( morte, danno cerebrale, lesione neurologica permanente, infarto miocardico intraoperatorio) (indicatore di outcome). - IN2- l'incidenza percentuale di incidenti critici (eventi avversi senza un outcome negativo) come: 1. ipotensione (PAS <80 per almeno 10min) 2. ipertensione (PAS >180 per almeno min) 3. bradicardia (FC < 45 per almeno 5 min) 4. tachicardia (FC>120per almeno 5 min) 5. desaturazione (SaO2 <90 per almeno) 6. aritmie di nuova insorgenza su tutti i pazienti sottoposti ad interventi di elezione di: chirurgia del colon, chirurgia delle vie biliari, protesi di ginocchio, protesi d'anca, laparoisterectomia (indicatore di outcome). I dati sono stati sottoposti a verifica per eliminare gli artefatti presenti sulla registrazione automatizzata dei trends. - IN3 - l'incidenza percentuale di effetti indesiderati (nausea, vomito, cefalea, brivido, etc) su tutti i pazienti operati in elezione nel periodo di tempo studiato (indicatore di outcome). - IN4 - il trasferimento, non preventivato, in Terapia Intensiva di pazienti sottoposti ad interventi di elezione. - IN5 - La mancata aderenza ai protocolli anestesiologici (indicatore di processo). - IN6 - Gli errori o le omissioni presenti sulla pagina dell'intervento della cartella anestesiologica (indicatore di struttura). Informatizzazione del servizio di Anestesia dell'Ospedale Buccheri La Ferla di Palermo Questo studio è stato realizzato grazie ad un sistema di informatizzazione globale dell'attività anestesiologica (toolkit anestesiologico), messo a punto interamente dal primario del Servizio di Anestesia dott.V.Lanza, le cui componenti sono: 1. 11 stazioni di lavoro e 2 PC portatili. Queste stazioni di lavoro sono collegate attraverso una rete locale Ethernet (10 / 100 Mbits). I computer utilizzati per ogni stazione di lavoro sono Compaq P166 Mhz con 32 Mb RAM. Un Compaq PII 350Mhz 32 Mb RAM ed un disco fisso di 6Mb è utilizzato come server dedicato. I 2 PC portatili sono utilizzati per le visite preoperatorie. 7 PC sono allocati in sala operatoria, 2 in sala risveglio, uno nella stanza del primario ed uno nella stanza del medico di guardia; altri 2 computer sono allocati nelle sale ostetriche. Da ogni PC è possibile visualizzare la cartella di anestesia ed il trend di monitoraggio del paziente. 2. Ogni computer presente in sala operatoria registra il trend dei parametri monitorizzati (frequenza cardiaca, pressione arteriosa, SO2, CO2) con una risoluzione di 1 minuto, attraverso una connessione seriale con il monitor. Quando il paziente viene introdotto in sala operatoria, viene monitorizzato e avviato il collegamento monitor-computer. Il collegamento viene interrotto nel momento in cui si procede al trasferimento del paziente dalla SO alla SR. L'anestesista compila in tempo reale la cartella anestesiologica informatizzata comprendente tanto la visita preoperatoria quanto la pagina dell'intervento chirurgico e segna in essa tutti gli eventi connessi alle procedure anestesiologiche e chirurgiche. Questo sistema garantisce che: a. L'attività anestesiologica è monitorizzata on line. Da ogni postazione di lavoro, compresa la stanza del primario, è possibile visualizzare in tempo reale tutte le procedure anestesiologiche ed avere un pannello riassuntivo sullo stato della lista preoperatoria (controllo remoto del'attività). b. Attraverso il software specializzato il turnover dei pazienti in lista operatoria è segnalato efficacemente. Inoltre la connessione via rete con il sistema informativo ospedaliero consente un'automatica acquisizione dei dati di accettazione del paziente (anagrafici). Dopo l'intervento chirurgico alcuni dati selezionati relativi al momento chirurgico (data dell'intervento, equipe operatoria,etc) vengono trasferiti al sistema informativo ospedaliero. Ogni anno vengono registrati in media 4800 record di anestesia. Attualmente il database comprende circa 50.000 record. Analisi statistica I dati ottenuti sono stati espressi in medie ± ds o in percentuale. L'analisi dei tempi ING e TIC e quelli di sovrautilizzazione e sottoutilizzazione della sala operatoria è stata effettuata effettuta utilizzando il trend di monitoraggio anestesiologico temporizzato, acquisito e memorizzato direttamente nella cartella anestesiologica ed il pannello di controllo. Gli altri tempi e le variabili utilizzati come indicatori sono stati ricavati dalla cartella anestesiologica informatizzata compilata dall'anestesista. Le variabili continue sono state analizzate usando l'analisi di varianza con la correzione di Bonferroni per confronti multipli. Le variabili descrittive sono state analizzate usando il X2 test o il test esatto di Fisher quando appropriato. In tutti i casi sono stati considerati statisticamente significativi valori di P <0.05. RISULTATI I quattro quadrimestri esaminati sono risultati confrontabili sia per peso di interventi effettuati che per il rischio anestesiologico ASA dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico (tab.1). Tab.1 ASA Q1 Q2 Q3 Q4 Periodo Q1 Q2 Q3 Q4 1 165 222 126 191 Alta ch 152 156 151 160 2 290 223 202 235 Media ch 265 297 262 250 3 140 189 265 173 Bassa ch 213 214 202 220 4 35 33 22 31 Totale 630 667 615 630 Il numero di interventi effettuati nel secondo quadrimestre è risultato essere leggermente aumentato ma complessivamente non sono state notate significative variazioni tra i quattro periodi esaminati così come non vi sono state variazioni significative della produttività (numero di interventi per seduta), (tab2). tab.2 periodo Q1 Q2 Q3 Q4 Produttività 7.26 7.59 7.26 7.65 Per quanto riguarda i tempi tecnici i risultati sono mostrati in tab 3. In particolare per quel che riguarda i tempi ING e TCI si è notata una significativa riduzione di questi tempi nel confronto tra Q1 ed i tre periodi successivi (P<0.05). Tab.3 * confronto tra Q1 e Q2-Q3-Q4. I confronti tra Q2,Q3,Q4 risultavano non significativi tempi Q1 Q2 Q3 Q4 P ING (h.) 8.17 ± 0.03 8.08± 0.03* 8.08± 0.02* 8.10± 0.03* <0 .0 5 TCA (min.) 14.2 ± 4.3 19.82± 5.3* 16.7± 3.3 17.3± 4.5 <0 .0 5 TCC (min.) 22.5± 8 19 ± 7.1 18.6± 4.3 15.1± 3.1* <0 .0 5 TCI (min.) 26.9± 8 18.17± 2.4* 20.4± 2.8* 17.56± 1.51* <0 .0 5 La sottoutilizzazione delle sale operatorie si è ridotta in Q2, Q3, Q4, mentre la sovrautilizzazione non ha subito variazioni significative (fig.1). fig.1 Incidenza percentuale delle ore di sotto e sovrautilizzazione Il numero di interventi eseguiti in sale operatorie diverse da quelle previste è aumentato in Q3 (49) e Q4 (52) rispetto a Q1 (30) (P<0.05). Per quanto riguarda i dati sulla qualità dell'assistenza anestesiologica al malato non sono state notate differenze significative nel confronto tra i quattro periodi esaminati. Parte dei dati sono riassunti in. fig.2. Fig.2. Incidenza percentuale di eventi critici e avversi Non vi furono incidenti mortali nel perioperatorio in Q1, Q2, Q3 duranti interventi di elezione mentre in Q4 vi fu evento mortale nel post-operatorio immediato per una emorragia infrenabile. In tutto il periodo esaminato non si verificarono invece né lesioni neurologiche gravi né infarti miocardici perioperatori. L'incidenza percentuale di eventi critici in interventi di chirurgia maggiore (soprattutto chirurgia addominale) fu tra il 10 ed il 15% e questi si verificarono soprattutto in pazienti di classe ASA III o IV. Anche la percentuale di eventi avversi oscillante intorno al 30-35% non fu significativamente diversa nei quattro periodi presi in esame. Non è stata notata correlazione tra incidenza di eventi critici e/o avversi ed i periodi di maggiore efficienza. Non vi è stata differenza nel numero di pazienti trasferiti, non programmati, in Terapia Intensiva (2 in Q1, 2 in Q2, 3 in Q3 e 2 in Q4). Riepilogo degli indicatori di qualità (vedi testo per la descrizione degli indicatori) % IN1 IN2 IN3 IN4 IN5 IN6 Q1 0 10.7 31.4 0.3 2.2 11 Q2 0 15.4 31.2 0.29 2.4 9 Q3 0 14.3 36.3 0.4 2.2 5 Q4 0.15 12.1 36 0.3 1.8 12 DISCUSSIONE Vi è una convinzione diffusa che gli anestesisti insieme al personale della sala operatoria possano decrementare i costi di una sala operatoria e permettere una maggiore produttività lavorando più velocemente e minimizzando i tempi di turnover (5). Servendoci del sistema di informatizzazione globale dell'attività anestesiologica abbiamo quindi con accuratezza analizzato retrospettivamente i principali tempi tecnici delle varie attività che si realizzano in sala operatoria. Per individuare le cause di eventuali ritardi nel turnover dei malati da sottoporre ad intervento chirurgico è stato necessario scomporre in vari subtempi (ING = ingresso 1^ paziente, TCA, TCC, TIC = intervallo tra 2 casi) tutta la fase perioperatoria del paziente dal suo ingresso in sala sino all'entrata del paziente successivo. La messa in opera di alcune iniziative di ottimizzazione e miglioramento ha consentito un più tempestivo ingresso in sala del primo paziente ed un turnover più rapido dei pazienti, con un risparmio medio giornaliero di circa trenta minuti (10 ore mensili). Nessuna modificazione è avvenuta invece nei TCA (tempo controllato dall'anestesista) e nel TCC (tempo controllato dal chirurgo). Il TCA anche prima delle iniziative di ottimizzazione era comunque molto contenuto ( ~ 15 min.in media in Q1) perché almeno il 50 % delle anestesie loco-regionali viene da noi effettuata, in salette presenti nel complesso operatorio, prima dell'ingresso in S.O. del paziente. La non riduzione di questo tempo può comunque essere considerata un risultato positivo in quanto un accorciamento ulteriore di tale tempo avrebbe potuto fare pensare ad una minore cautela ed accortezza nella esecuzione dell'anestesia da parte di un operatore troppo "pressato" a velocizzare le sue procedure. La mancata riduzione del TCC è legata probailmente invece allo scarso successo delle iniziative miranti ad avere il chirurgo in sala già dal momento dell'ingresso in sala del paziente. Servendoci sempre del trend di monitoraggio dei pazienti e del pannello riassuntivo sullo stato della lista preoperatoria è stato possibile ricostruire i tempi di utilizzazione delle sale operatorie per ogni singola seduta operatoria di 16 mesi consecutivi (1536 sedute ed oltre 4000 interventi). L'analisi dei dati del primo quadrimestre mostra dei valori di sottoutilizzazione delle sale operatorie intorno al 25% (circa 90 minuti al giorno) che è di per sé un risultato soddisfacente. Secondo l'associazione americana dei direttori di S.O. una percentuale di utilizzazione della S.O. del 70% rappresenta infatti una valore accettabile (3). Dati di utilizzazione inferiori al 50% sono invece interpretati come un segno di scarsa capacità di gestione. Il costo di un minuto di sala operatoria funzionante è stato valutato da alcuni autori americani intorno ai 13 dollari (3). Poichè i costi maggiori sono quelli legati al pagamento del salario dello staff medico- infermieristico il cui numero normalmente è fisso e non varia giornalmente a seconda del numero di pazienti trattati, le amministrazioni ospedaliere hanno tutto l'interesse (e premono per questo) a che il tempo di non- utilizzazione della S.O. sia il più basso possibile, cosi come anche il tempo di sovrautilizzazione (lavoro straordinario). Le percentuali vicine al 90% da noi raggiunte nei 3 quadrimestri successivi rappresentano dunque, (seguendo la stessa scala di valutazione), un risultato di "ottimale utilizzazione". Il tempo di undertime si è ridotto infatti a 36 minuti giornalieri. Tale risultato è probabilmente dovuto sia alla riduzione di ING (ingresso 1^ paziente) e del TIC (intervallo tra due casi) che ad altri due motivi: a) ad una attenzione scrupolosa nella compilazione del programma operatorio nella fase della preparazione della nota chirurgica (tenendo conto della disponibilità di ore e dalla durata prevista dei casi); b) ad una pronta redistribuzione degli interventi chirurgici nelle sale operatorie che si rendevano disponibili prima del tempo previsto. Notevole importanza viene infatti data anche da altri autori alla compilazione della nota operatoria. La metodica più efficace per ottimizzare l'utilizzazione delle sale operatorie sarebbe rappresentata dal selezionare i giorni a cui assegnare i vari casi chirurgici (la cui durata viene prevista con una buona accuratezza) e nell'inserire successivamente nella nota operatoria eventuali casi aggiuntivi sino a saturare la disponibilità delle sale (6). Nonostante comunque la migliore pianificazione dell'attività chirurgica si è notato durante tutto il periodo esaminato un lieve aumento dei tempi di overtime. Questo dato è forse da attribuire da un lato al maggiore peso degli interventi effettuati in Q2 e Q4 ma soprattutto al fatto che questa sovrautilizzazione si realizzava negli interventi di chirurgia ortopedica (tradizionalmente portata a sconfinare oltre l'orario delle 14) che ha comunque parallelamente lievemente aumentato la sua produttività (passata da 2,79 a 3). Dunque, verosimilmente, senza una così attiva distribuzione degli interventi nelle sale operatorie prontamente disponibili (non sempre realizzabile a causa della difficoltà di creare una nuova equipe chirurgica) il numero di ore di attività operatoria straordinaria sarebbe stato più elevato con un aggravio economico non indifferente per l'amministrazione dell'Ospedale. Il risparmio di tempo ottenuto dal più rapido turnover del malato o dalla più efficace utilizzazione della S.O. non ha determinato comunque un aumento significativo della produttività (un aumento nel numero dei casi per seduta operatoria). Questo risultato non deve però sorprendere in quanto anche da altri lavori apparsi recentemente in letteratura emerge che l'aumento del numero degli interventi chirurgici non si ottiene solo attraverso una riduzione dei tempi anestesiologici o di turnover ma soprattutto attraverso una riduzione della durata degli interventi chirurgici (7,8). L'analisi retrospettiva da noi effettuata non ha evidenziato infatti una modificazione nella durata degli interventi chirurgici eseguiti nelle nostre sale operatorie (dato non riportato). Dopo la valutazione degli indici di efficienza e di produttività abbiamo voluto analizzare il trend di qualità di anestesia durante il periodo esaminato. Infatti qualsiasi tentativo di incrementare l'efficienza e/o la produttività è accompagnata dal rischio di un decremento della qualità prodotta. Noi abbiamo utilizzato il database anestesiologico ed il trend di monitoraggio presente nella cartella anestesiologica per effettuare questo studio e per verificare se vi sono state variazioni qualitative durante questi periodi di aumentata efficienza. Da alcuni anni utilizziamo degli indicatori di outcome tra quelli adottati dalla JCHAO, con l'obiettivo di creare un sistema di misurazione di performance, ed altri indicatori di processo e di struttura, scelti sulla base di parametri clinici da noi misurabili. Questa è d'altra parte la strategia necessaria per la verifica e il controllo della qualità secondo i principi del Total Quality Management, che abbiamo adottato nel nostro Servizio di Anestesia. Per quanto riguarda il gruppo di indicatori di outcome è stato verificato 1 episodio mortale in Q4 secondario comunque a cause strettamente chirurgiche, mentre non sono stati registrati eventi neurologici gravi come episodi ictali o condizioni di coma perioperatori e nemmeno complicanze cardiologiche di tipo infartuale. Sono state registrate in ognuno dei periodi in esame 2 complicanze cardiologiche minori (aritmie ipo o ipercinetiche) che hanno determinato il trasferimento dei pazienti nel reparto cardiologico. Dal punto di vista neurologico sono state osservate in Q2 e Q4 delle sindromi neurologiche transitorie a carico di nervi periferici in pazienti sottoposto a chirurgia ginecologica condotti in blended anestesia ma nelle quali era difficile attribuire la causa della sintomatologia a motivi strettamente anestesiologici. E' di particolare rilievo il non aumento nell' incidenza di eventi critici perioperatori (eventi negativi senza avverso outcome). Sebbene il numero percentuale di tali eventi sia leggermente più alto di quello presentato da altri autori (9), i nostri dati si riferiscono ad una tipologia di interventi chiurgici di alta e media chirurgia dove evidentemente sia per la maggiore età media dei pazienti che per la maggiore complessità degli interventi il rischio di eventi critici è maggiore. Gli eventi critici sono considerati degli ottimi indicatori di sicurezza del paziente in anestesia in quanto si ritiene che la loro causa sia simile a quella che degli eventi che generano degli outcome avversi, fortunatamente molto rari, come gli eventi mortali (10). Non vi sono state differenze nell'incidenza di complicanze minori durante il periodo esaminato. Complessivamente dunque gli indicatori di qualità dell'anestesia, nonostante l'aumento del carico di lavoro dello staff anestesiologico e del personale non medico della S.O., non sono diminuiti ed alcuni come quelli di struttura hanno mostrato un progressivo miglioramento. Trattandosi di un lavoro retrospettivo non abbiamo dei dati relativi alla fatica o allo stress dello staff anestesiologico prodotto dalla pressione esercitata per lavorare più velocemente ed efficientemente ma da questi dati possiamo dedurre che l'incremento del carico di lavoro non ha determinato una riduzione dell'impegno nel mantenere elevata la vigilanza sul piano della sicurezza e di garantire al paziente degli standard di cura di qualità adeguata. Il successo da noi ottenuto nel non incremento dell'incidenza di eventi avversi o critici, non può del resto essere il risultato di un effetto Hawthorne (effetto di miglioramento prodotto dalla consapevolezza di far parte di uno studio) in quanto lo studio è stato effettuato dopo un anno dalle iniziative di miglioramento. Evidentemente non sappiamo se a livelli di efficienza maggiori oppure effettuando un periodo di osservazione più lungo avremmo avuto dei risultati analoghi. Un limite di questo studio è di non avere potuto analizzare l'incidenza dell'errore umano durante le procedure anestesiologiche studiate. Molti studi sperimentali hanno dimostrato una associazione tra carico di lavoro ed errore umano che può essere applicato alle performances anestesiologiche (11). Lo studio retrospettivo dei records anestesiologici studiati non ha consentito una valutazione attendibile della associazione tra evento negativo e fattore umano. Un merito di questo studio è stato comunque quello di effettuare uno studio di eventi avversi e complicanze, basato su dati oggettivi non manipolabili (come i trends dei parametri emodinamici). L'uso di un sistema di raccolta dei dati automatizzata, come quello da noi utilizzato, facilita l'analisi intraoperatoria dei parametri fisiologici ed identifica gli incidenti con una sensibilità ed una specificità superiori ai sistemi di raccolta di questi eventi basati su un volontario self-reporting effettuato dagli operatori (12). CONCLUSIONE Per far funzionare più efficacemente il complesso operatorio occorre certamente disporre di un sistema di informatizzazione che permetta un monitoraggio continuo dell'utilizzazione delle S.O. Servendoci della workstation anestesiologica da noi utilizzata abbiamo studiato le varie fasi procedurali perioperatorie ed i tempi di sovra e sottoutilizzazione delle S.O. Le iniziative di miglioramento intraprese hanno determinato una più efficace utilizzazione della sala operatoria ma non un aumento significativo della produttività. Nonostante l'aumento del carico di lavoro prodotto, l'analisi del trend degli indicatori della qualità delle procedure anestesiologiche non ha mostrato alcuna modificazione. APPENDICE 1. Arrivo dei pazienti nel complesso operatorio : 7.30-7.45 (max). Verrà segnato dagli infermieri l'orario di arrivo del paziente dal reparto. Il personale infermieristico provvederà ad incannulare la vena e somministrare la premedicazione, in presenza dell'anestesista (di guardia in UTIR o già presente in S.O.). 2. Ingresso in S.O. del paziente : ore 8,05 max 3. Inizio dell'intervento chirurgico : ore 8.30 max. Questo non esclude dunque la possibilità di iniziare il caso anche prima. 4. Almeno uno dei chirurghi deve essere già presente in S.O. alle 8.20. 5. L'equipe operatoria (anestesisti-chirurghi), se è la stessa per due interventi successivi, non deve allontanarsi dal complesso operatorio dopo la fine del primo intervento. 6. Il tempo necessario per la preparazione della sala operatoria e l'ingresso del paziente successivo è fissata in max 15 min. 7. I pazienti successivi ai primi verranno chiamati dagli infermieri di Sala Risveglio su indicazione dell'anestesista di S.O. Anche in questo caso verranno segnati l'orario di chiamata in reparto e l'orario di arrivo nel complesso operatorio del paziente. Verrà reso noto alle caposala dei reparti l'adozione di tale sistema di registrazione. 8. L'attività chirurgica di elezione (per sala operatoria) termina alle ore 14. La programmazione dell'attività deve dunque tenere conto di questi orari e dei tempi tecnici intercorrenti tra la fine di un intervento (uscita del paz.dalla sala) e l'inizio del successivo (ingresso paz.in sala). 9. Il programma operatorio di ciascuna chirurgia deve arrivare alla capo sala della S.O., che lo sottoporrà al gestore della lista operatoria, entro le ore 11.00. Non verranno pertanto accettati programmi presentati dopo tale orario. 10. In esso devono essere indicati, come è già noto, la diagnosi operatoria, l'intervento chirurgico previsto, l'equipe chirurgica e la durata prevista. 11. La durata prevista dell'intervento (incisione-medicazione) terrà conto non solo del tipo di procedura chirurgica, ma anche delle caratteristiche del paziente e degli operatori prescelti. I dati stimati saranno confrontati con quelli reali al fine di verificare (max 2 mesi) la validità di questo modello di compilazione della lista al fine di garantire una sempre migliore utilizzazione della S.O. 12. Qualora la lista operatoria risultasse "inadeguata" ad una utilizzazione ottimale delle sale operatorie, il gestore informerà i responsabili dei reparti chirurgici della possibilità di disporre di un "tot " numero di ore in una o più sale. 13. Al fine di evitare cancellazioni o sospensioni di casi previsti sulla nota operatoria è necessario che i pazienti abbiano al momento della visita anestesiologica tutta la documentazione clinica routinaria presente già in cartella (ecg, esami diagnostici ematologici e strumentali, consulenze specialistiche richieste dal reparto di appartenenza, etc.).Verranno sospesi dalla programmazione operatoria quei pazienti che non avranno in cartella, entro le ore 20.00, tutta la documentazione clinica completa . 14. La visita anestesiologica verrà effettuata dalle ore 11 alle ore 14. L'eventuale inidoneità di un paziente ad essere operato il giorno previsto (richiesta di accertamenti, necessità di terapie etc) sarà tempestivamente comunicata dall'anestesista che ha effettuato la visita al responsabile del reparto chirurgico di appartenenza, che eventualmente proporrà l'inserimento di un altro intervento chirurgico in sostituzione. Verranno in ogni caso sospesi dalla programmazione operatoria quei pazienti che non avranno entro le ore 20.00, tutta la documentazione clinica presente in cartella. 15. Il responsabile del Reparto chirurgico dovrà comunicare almeno 48 ore prima l'impossibilità ad inserire casi nel giorno ad esso assegnato o l'eventuale richiesta di variazione di giorno operatorio. BIBLIOGRAFIA 1. Strum D, Vargas Luis G. et al.: Surgical suite utilization and capacity planning: a minimal cost analysis model. Journal of Medical System,1997 Vol.21,5, 309-22 2. Bevan D: The cost of cancelling surgery. Can J Anast 1997,44:10, 1033-35 3. Glenn DM,Macario A: Management of the operatory room: a new practice opportunity for anesthesiologists. Anesthesiology Clinics of North America,1999, 17:2 , 365-393 4. Silbert KS: Managing the operatory room for the 21st century. ASA Refresher Course 1998, 181-194 5. Mazzei WJ:Operating room start times and turnover times in a university hospital .J Clin Anesth 1994;6:405-8 6. Dexter F, Macario A: Which algorithm for scheduling add-on elective cases maximizes operating room utilization? Use of bin packing algorithms and fuzzy constraint in operating room management. Anesthesiology 1999,91:1491-500 7. Mazzei WJ: Maximizing operating room utilization: a landmark study. Anesth Analg 1999;89 1-2. 8. Dexter F, Coffin S: Decrease in anesthesia-controlled time cannot permit one additional surgical operation to be reliably scheduled during the workday. Anesth Analg 1995;81:1263-8. 9. Short TG, O'Regan A: Critical incident reporting in an anaesthetic department quality assurance programme. Anesthesia 1993; 48:3-7 10. Posner K,Freund P: Trends in quality of anesthesia care associated with changing staffing patterns,productivity and concurrency of case supervision in a teaching hospital. Anesthesiology ,1999, 91:839-47. 11. Weinger MB, Englund CE: Ergonomic and human factor affectinganesthetic vigilance and monitoring performance in the operating room enviroment. Anesthesiology 1990; 73:995-1021. 12. Sanborn KV,Castro J,Kuroda M: Detection of intraoperative incidents by electronics scanning of computerized anesthesia records. Anesthesiology 1996; 85 977-87. Informazioni sulla rivista ESIA-Italia EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE - Italia costituisce la parte Italiana della versione Americana, pubblicata su Internet da Keith J Ruskin, Professore di Anestesia alla Università di Yale. I lavori saranno accettati sia in lingua Italiana che Inglese. In quelli di lingua Italiana un corposo riassunto in Inglese verrà preparato dalla redazione, qualora l'autore non fosse in grado di fornirlo. A cura della redazione sarà inoltre la traduzione in Italiano dei manoscritti inviati in lingua Inglese. La rivista sarà inviata gratuitamente a tutti quelli che ne faranno richiesta, inviando il seguente messaggio "Desidero ricevere ESIA versione italiana" indirizzato a LANZA@MBOX.UNIPA.IT La rivista pubblica rewiews e lavori originali compiuti nei campi dell'anestesia e della medicina critica. I lavori originali riguardano ricerche cliniche, di laboratorio e la presentazione di casi clinici. Le reviews includono argomenti per l'Educazione Medica Continua (EMC), articoli di revisione generale o riguardanti le attrezzature tecniche. ESIA pubblica le lettere all'Editore contenenti commenti su articoli precedentemente publicati ed anche brevi comunicazioni. La guida per gli autori può essere consultata collegandosi al sito ANESTIT all'indirizzo: http://www.unipa.it/~lanza utilizzando la sezione riservata ad ESIA-Italia; oppure può essere richiesta inviando un messaggio a lanza@mbox.unipa.it EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE Sezione Italiana Il numero della rivista è anche ottenibile attraverso World-WideWeb WWW: l'URL per questo numero di ESIA è: http://www.unipa.it/~lanza/esiait/esit9912.txt Il nome della rivista è esitaamm, dove aa è l'anno ed mm il mese (per esempio questo numero è esit9912.txt) LA REDAZIONE DI ESIA ITALIA DIRETTORE: Vincenzo LANZA Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo LANZA@MBOX.UNIPA.IT Terapia Intensiva Antonio Braschi Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione 1 - Policlinico S. Matteo - IRCCS Pavia Anestesia Cardiovascolare Riccardo Campodonico Responsabile dell'Unità di Terapia Intensiva Cardiochirurgica - Azienda Ospedaliera di Parma ricrob@mbox.vol.it Anestesia e malattie epatiche Andrea De Gasperi Gruppo trapianti epatici / CCM - Ospedale Niguarda - Milano Medicina critica e dell'emergenza Antonio Gullo Professore di Terapia Intensiva - Direttore del Dipartimento di Anestesia e Terapia Intensiva -Università di Trieste Anestesia ed informatica Vincenzo Lanza Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli - Palermo Tossicologia Carlo Locatelli Direttore del Centro di Informazione Tossicologica Centro antiveleni di Pavia - Fondazione Scientifica "Salvatore Maugeri Clinica del Lavoro e della Riabilitazione"- Pavia Terapia Antalgica e Cure Palliative Sebastiano Mercadante Aiuto del Servizio d'Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli - Palermo mercadsa@mbox.vol.it