__________________________________________________________________ __________________________________________________________________ ISSN 1080-3521 EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE - Italia - Il giornale italiano on line di anestesia Vol 3 No 06 GIUGNO 1998 __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ Pubblicato elettronicamente da: Vincenzo Lanza, MD Servizio di Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo, Italy E-mail: (lanza@mbox.unipa.it) Keith J Ruskin, MD Department of Anesthesiology Yale University School of Medicine 333 Cedar Street, New Haven, CT 06520 USA Office: 203-785-2802 E-mail: ruskin@gasnet.med.yale.edu Copyright (C) 1996 Educational Synopses in Anesthesiology and Critical Care Medicine. All rights reserved. Questo rivista on-line può essere copiata e distribuita liberamente, curando che venga distribuita integralmente, e che siano riportati fedelmente tutti gli autori ed il comitato editoriale. Informazioni sulla rivista sono riportate alla fine. ________________________________________________________________ In questo numero: 1 RUOLO DELL'INFORMATICA NELL'OTTIMIZZAZIONE PERIOPERATORIA (Editoriale) 2 IMPIEGO DELLA VENTILAZIONE MECCANICA NON INVASIVA NELL' EDEMA POLMONARE ACUTO CARDIOGENO 3 MANUALI DI ANESTESIA: Chirurgia Ginecologica (1^parte) - Isterectomia _______________________________________________________ 1 RUOLO DELL'INFORMATICA NELL'OTTIMIZZAZIONE PERIOPERATORIA (Editoriale) _______________________________________________________ Vincenzo Lanza Reparto di Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla F.B.F. - Palermo, Italia e-mail:lanza@mbox.unipa.it Key words: Monitoraggio intraoperatorio, computer in anestesia, ottimizzazione intraoperatoria La connessione di strumenti di monitoraggio paziente quali l’ECG e la misura della pressione continua ha presentato negli anni 80 estreme difficoltà alla sua realizzazione. I motivi vanno ricercati nella presenza nei monitor paziente (MZ) di quel periodo, di una tecnologia di tipo analogica e dalla scarsa potenza del personal computer, la cui velocità di elaborazione era inadeguata a processare e convertire in digitale i segnali prodotti dai MZ. Una disaffezione a questa tematica è subentrata nell'anestesista che non ha colto il passaggio alla tecnologia digitale dei MZ, che contemporaneamente all’aumento di capacità elaborativa dei personal computer permettono un’affidabile intercomunicazione. Verranno presi in esame i metodi di rilevamento dei segnali biologici emodinamici, la loro analisi e memorizzazione su un sistema costituito da una rete locale di personal computer e l’impatto che il suo uso può avere nell’ottimizzazione emodinamica intraoperatoria. 1. CONNESSIONE DEL COMPUTER ALLE APPARECCHIATURE USATE IN ANESTESIA Il monitoraggio dei parametri vitali si avvale di un concetto generale che è quello di trasformare (trasdurre) il segnale biologico in una corrente di valore noto. Il segnale trasdotto può, quindi, essere analizzato in forma grafica o numerica. Per alcuni segnali quali la pressione cruenta, la capnometria etc. viene utilizzata la rappresentazione grafica e numerica (onda e valore), per altri quali l’ECG viene utilizzata solo la visualizzazione grafica, mentre la numerica (mvolt delle onde) è sostituita dalla frequenza. Il sistema utilizzato per la visualizzazione può essere costituito da un oscilloscopio o da un video digitale : L’oscilloscopio sfrutta un campo magnetico generato dalla corrente che si vuole visualizzare per deviare un pennello elettronico, che colpendo uno schermo fotosensibile disegna un onda proporzionale alla corrente in esame. Il video digitale produce dei punti luminosi (pixel) la cui localizzazione sullo schermo avviene utilizzando delle coordinate numeriche decimali. I computer utilizzano un video digitale (VD) per la visualizzazione, quindi un’immagine risulterà tanto più definita quanti più pixel il computer userà per rappresentarla. La quantità di pixel usati da un computer viene chiamata risoluzione. Una corrente trasdotta da un segnale biologico (per es. onda pressoria) può essere visualizzata come tale da uno schermo oscilloscopico mentre deve essere trasformata in coordinate numeriche per essere visibile su un VD. Nel caso del collegamento di un trasduttore di pressione ad un computer per poter ottenere una rappresentazione visiva sono necessari alcune interpolazioni (fig.1) : fig.1 CONVERSIONE ANALOGICA-DIGITALE 1) Conversione analogica-digitale (CAD): attribuzione di un numero arbitrario ma che sia proporzionale alla corrente misurata (Es. 1 volt=100 2volt=200). 2) Conversione in coordinate numeriche: al numero assegnato per il voltaggio misurato, viene attribuita una posizione sulla mappa del VD. (Es. 100= coordinata Y(150) coordinata X(0)). 3) Invio alla scheda video del valore di coordinata. La scheda rende luminoso il pixel corrispondente. Il processo su esposto impegna il microprocessore in una elaborazione di calcolo piuttosto complessa. La velocità con cui il processo viene svolto e quindi la possibilità di riprodurre "on line" e in "real time" il segnale monitorizzato è strettamente dipendente dalla velocità di calcolo del computer. Quindi per la visualizzazione di una corrente con un PC, sono considerati tempi critici quelli impiegati dal microprocessore e dalla scheda grafica per accendere il pixel sullo schermo. Questo dato rende evidente, che anche avviando il segnale monitorizzato al computer in forma digitale (numerica), cosa possibile con i monitor più moderni, la problematica di una fedele riproduzione resta affidata alla potenza di elaborazione del computer. Infine un problema non indifferente è rappresentato dalla conservazione dei dati, la cui mole richiede dei supporti di solito non inseriti nei PC.(1) 2. IL COLLEGAMANTO MONITOR-COMPUTER La lettura analogica (lettura di segnali di corrente) permette un collegamento più universale, poichè le correnti d’uscita dai monitor presentano una certa standardizzazione. L’uscita che viene utilizzata è costituita da 37 canali (PIN) (fig.2), ad ognuno dei quali può corrispondere l’uscita analogica di un parametro monitorizzato, fatta eccezione per alcuni canali che hanno una funzione di massa. Il computer viene equipaggiato con una scheda che permette il collegamento da 15 a 40 canali, secondo il tipo. Il microprocessore può quindi avviare una lettura dei canali della scheda, che fornirà un numero per ogni valore di corrente uscita dal monitor. fig.2 Uscita seriale analogica di un monitor paziente. Comunque tutti i monitor offrono la possibilità di una uscita digitale ossia effettuano una CAD dei segnali, tuttavia in questo caso è necessario conoscere la modalità di conversione utilizzata. L’uso più indicato di una connessione monitor–computer è rappresentato dall’acquisizione a tempi prestabiliti del valore di un parametro e dalla sua rappresentazione in forma grafica . 2.1 Acquisizione del trend con connessione analogica I segnali del monitoraggio vengono trasmessi dai monitor anche sotto forma di correnti il cui voltaggio varia proporzionalmente al valore del parametro misurato. L’uscita analogica è presente sul connettore a 37 pin suddescritto. Il collegamento al computer avviene attraverso una scheda convertitrice, che agisce come un voltimetro fornendo il relativo numero al microprocessore del computer. Quest’ultimo lo invia alla schedo video per la conversione in coordinate numeriche del VD. Dopo l’acquisizione dei segnali sia attraverso connessione digitale che analogica è possibile la loro rappresentazione con un sistema di assi cartesiani X-Y per realizzarne una raffigurazione temporale (trend). Per ottenere una risoluzione minima è necessario utilizzare almeno una modalità video 640x480 e disegnare una finestra di 600 pixel orizzontali e 120 verticali. In ascissa viene riportato il tempo con una rappresentazione massima di 10 ore di trend (una CAD ogni minuto per pixel, 600 pixel=600 CAD=600 min.=10 ore ) i restanti 40 pixel orizzontali vengono usati per delineare un box. In ordinata viene visualizzata una scala per l’attribuzione dei valori numerici al trend. Nel caso di frequenza cardiaca (FC) e pressione arteriosa omerale (PA) è possibile utilizzare la stessa scala assegnando una simbologia diversa ai due trend. La parte più difficile da realizzare riguarda l’uso di un PC in "real time" ossia nella riproduzione continua del segnale di monitoraggio analogico. In questa tecnica risulta fondamentale la velocità di elaborazione del PC per ottenere un numero di segnali nell’unità di tempo (di solito il secondo ), sufficienti per rappresentare le variazioni del parametro monitorizzato (velocità di campionamento). La velocità di campionamento (VDC) è evidentemente funzione del tipo di segnale monitorizzato. Un ECG presenta molte oscillazioni di intensità (onde) che si ripetono con una frequenza superiore ad un capnogramma, invece una PA ha un andamento intermedio tra i due. Diversi approcci sono stati tentati per standardizzare le VDC con risultati contrastanti. I problemi fondamentali rimangono due: la sincronia ed il filtraggio 2.1.1 LA SINCRONIA Per rappresentare fedelmente un segnale il PC deve riprodurre tutte le variazioni intervenute. Questo significa che il PC deve riconoscere anche piccole variazioni, ma non acquisire continuamente tutti i segnali. In altre parole il PC deve essere in grado di valutare se una CAD sia avvenuta e quindi vi sia un numero da avviare al VD o no. Le tecniche impiegate prevedono un trigger che avverta il PC dell’avvenuta CAD. Il trigger può essere realizzato dal programma (trigger interno) o da un segnale esterno al computer (trigger esterno). Nel caso del trigger interno la VDC può essere regolata avviando un timer presente nella scheda di CAD oppure monitorizzando in continuo l’arrivo delle CAD. Nel primo caso la VDC è regolata su un valore fisso, nel secondo diventa funzione del numero di CAD che il PC riesce ad acquisire. In entrambi i casi se i tempi impiegati dal PC per la visualizzazione sono elevati si corre il rischio di non cogliere tutte le variazioni e quindi di ottenere una VDC insufficiente (fig.3). Una VDC che garantisca una buona acquisizione di un ECG deve essere superiore a 130 campioni al secondo. fig.3 Acquisizione scorretta del segnale analogico: il QRS segnato dalla freccia non è un extrasistole ma il risultato di un’insufficiente velocità di campionamento del tracciato ECG. Il sottostante tracciato pressorio consente di riconoscere il QRS artefatto. 2.1.2 IL FILTRO Per eseguire delle analisi sui segnali acquisiti devono essere evitati artefatti ovvero correnti parassitie. E’ necessario che il PC oltre ad un’efficiente presa di terra disponga di un sistema che permetta di controllare il valore delle correnti acquisite tagliando quelle non utili. Analogamente a quanto utilizzato sui monitor, può essere usato un circuito che limiti l’acquisizione alle correnti comprese tra 0.5-35 Hz, evitando così le tensioni di rete o dei bisturi elettrici, che hanno frequenze piú elevate. A tale circuito viene dato il nome Hardware filter, in contrapposizione alla possibilità, che attraverso un programma (software filter) lo stesso PC provveda ad eliminare le correnti non utili. Un sistema semplice può essere rappresentato dal tarare su un valore prestabilito un suono che analogamente al "beep" dei monitor segnali il riconoscimento di un QRS e permetta quindi all’operatore di controllare l’acquisizione dei segnali. Il processo di filtraggio viene anche definito "data validation" in quanto dovrebbe permettere di convalidare i segnali acquisiti escludendo artefatti (1). L’acquisizione dei segnali con una scheda analogica può anche essere fatta direttamente dal paziente attraverso il trasduttore senza l’ausilio del monitor. 2.2 Acquisizione del trend con connessione digitale Tutti i monitors anestesiologici costruiti dopo il 1985 contengono un microprocessore, che permette la digitalizzazione delle correnti e la trasmissione dei numeri ottenuti attraverso un connettore esterno. Quest’ultimo può essere un connettore a 37 pin, utilizzato anche per la trasmissione di segnali elettrici, od un porta seriale simile a quella presente nei computer. La trasmissione digitale di un monitor è sovrapponibile alle trasmissioni seriali tra i computer con i modem od anche i FAX. E’ possibile, quindi, ottenere una "conversazione" tra un monitor ed un computer. Questa viene realizzata facendo eseguire al computer ed al monitor dei programmi che provvedono a scambiare i dati tra i due apparecchi. Uno schema di funzionamento è illustrato in figura 4. fig.4 Trasmissione dati attraverso la porta seriale. Il monitor trasmette informazioni (in alto a dx) come fosse un fax. La rappresentazione grafica (in basso a sn.) dei messaggi trasmessi consente la costruzione di un trend. Le frecce rosse indicano le porte seriali del monitor e del computer La trasmissione attraverso la porta seriale osserva le stesse modalità di una memorizzazione di un testo sul disco del computer. La porta seriale viene cioè trattata come fosse un file per la cui memorizzazione occorre specificare la lunghezza, la velocità con cui viene trasmesso ed altre caratteristiche tecniche che permettono allo strumento cui il computer è collegato di poter leggere il testo inviato. La velocità con cui il testo può essere inviato e ricevuto viene misurata in BAUD (numero di bits per secondo). La più comune velocità utilizzata è di 9600 BAUD. Il programma presente sul monitor deve essere in grado di "comprendere" il messaggio ricevuto e, quindi, inviare i valori dei parametri di cui si chiede la misura. Contrariamente alla lettura dei segnali come correnti elettriche, la trasmissione via seriale può avvenire solo se si conoscono, le caratteristiche del programma presente nel monitor. Non sempre le case costruttrici sono disponili a fornire le indicazioni. In linea generale il software impiegato dalle ditte costruttrici di monitor prevede due modelli di trasmissione: A) Su richiesta e B) ad intervalli di tempo prefissati. Nella modalità di tipo A il PC invia una richiesta al monitor che dopo circa 5 secondi risponde con la trasmissione dei parametri richiesti. Nella modalità di tipo B il monitor invia ad intervalli, che si possono settare, i valori dei parametri misurati. 3. Acquisizione da un monitor a tempi prestabiliti del valore di un parametro e rappresentazione del trend L’acquisizione dei segnali del monitoraggio viene realizzata per offrire un mezzo di revisione critica dei risultati ottenuti dalle tecniche anestesiologiche impiegate. Qualunque tecnica di connessione computer-monitor deve essere in grado di offrire una sintesi corretta delle variazioni emodinamiche intervenute in corso di anestesie e richiedere spazi contenuti per la memorizzazione delle registrazioni al fine di poter essere usata con piccole reti di personal computer. Si pone quindi la necessità di stabilire un intervallo di tempo che risulti sufficiente alla ricostruzione delle variazioni emodinamiche intervenute senza essere ridondante, ossia presentare una quantità di dati impossibile da rivedere. Nasce così la necessità di presentare la registrazione come un tendenza (trend) dell’attività emodinamica del paziente. L’intervallo di tempo più idoneo è probabilmente il minuto. Una registrazione ad intervalli di un minuto è in grado di offrire una ricostruzione precisa e di semplice memorizzazione (2) degli eventi emodinamici occorsi durante anestesia. Da un punto di vista tecnico la connessione digitale attraverso la porta seriale costituisce il mezzo più idoneo. L’uso di una comunicazione seriale infatti rende molto più semplice l’utilizzo del computer per la realizzazione contemporanea del trend e la scrittura di una cartella d’anestesia. La procedura è illustrata in fig. 4. Nel caso di monitor di tipo A ogni 50 sec. viene inviato al monitor attraverso la porta seriale una comunicazione di richiesta dei valori dei parametri monitorizzati. Dopo dieci sec. viene attivata la lettura dei valori che nel frattempo il monitor ha inviato in risposta alla richiesta. Con monitor di tipo B la lettura può avvenire direttamente ogni 60 sec., tuttavia nella lettura dei dati va discriminato l’orario di registrazione al fine di riportare una corretta progressione temporale. La connessione digitale impegna pochissimo il microprocessore ed è quindi la tecnica di scelta quando non si abbia la necessità di visualizzare delle onde dei segnali monitorizzati. 3.1 CONSERVAZIONE DEI DATI ACQUISITI La conservazione dei segnali monitorizzati è una delle funzioni più importanti poiché permette di analizzare a distanza di tempo i dati e quindi una revisione statistica del proprio lavoro. La memorizzazione dei soli trend non comporta su un PC particolari problemi: ad esempio un trend con una risoluzione di un minuto, dei segnali di HR, PAO max-media-min, SO2 e CO2 richiede 9086 bytes, quantità di dati sicuramente gestibili con un PC. La memorizzazione di segnali in real time (per es. onda ECG) richiede per una buona fedeltà 400 bytes al sec., quindi un’ora di tracciato occupa quasi un milione e mezzo di bytes. Tenuto conto delle capacità attuali dei dischi fissi dei PC, è evidente che per la memorizzazione di un tracciato ECG sono necessari altri supporti, quali i dischi ottici ad alta capacità. 4. Visualizzazione ed analisi dei trend memorizzati Una funzione essenziale di un programma di interfaccia monitor-computer è la possibilità di presentare un trend leggibile e che consenta un’analisi affidabile degli eventi registrati. I parametri infatti possono essere presentati con una esposizione tabellare (vedi tabella 1) la cui lettura dà un’immagine precisa delle variazioni. Tab.1 Riproduzione dei parametri registrati con l’uso di una tabella ORARIO HR SaO2% CO2 PAMAX PAMIN PAMEDIA 5.10.00 85 100 0,1 148 89 109 5.11.00 85 82 0,1 5.12.00 85 69 2 5.13.00 87 76 0,1 5.14.00 99 69 0,1 103 70 81 5.15.00 117 74 3 5.16.00 114 77 3,1 5.17.00 111 83 4,6 5.18.00 109 86 4,1 5.19.00 106 88 4,7 153 79 104 5.20.00 99 91 4,7 5.21.00 93 1 4,8 5.22.00 101 99 4,7 5.23.00 102 99 4,7 5.24.00 92 1 4,7 5.25.00 95 94 4,6 138 78 98 Questa modalità di presentazione non permette però una visione sintetica della monitorizzazione e risulta di difficile interpretazione quando i tempi di registrazione superano le due ore. La forma grafica di visualizzazione risulta senz’altro più efficace. Tuttavia una sola rappresentazione con linee di diverso colore non è sufficiente alla corretta valutazione del grafico.(fig 5). fig.5 Visualizzazione del trend con linee di diverso colore in funzione del tempo. E’ infatti necessario utilizzare elementi grafici che siano in grado di offrire un’individuazione rapida, ma precisa dei valori dei parametri monitorizzati. Un esempio di questa tecnica è rappresentato in fig.6 in cui i valori di pressione arteriosa sono rappresentati da barrette la cui sommità riporta il valore sistolico, la base quello diastolico mentre la piccola incisura nera nel contesto della barretta riporta la pressione media. Differenziando i colori è possibile rappresentare con linee anche altri parametri quali la CO2 espirata (linea gialla), la frequenza cardiaca (linea ciano) e la pulsossimetria (linea rossa). La rappresentazione della PA con barrette bianche ha la finalità di offrire un fondo per il contrasto dei restanti colori oltre a servire da punto di confronto per l’andamento degli altri parametri. fig.6 Rappresentazione del trend usando linee ed elementi grafici con miglioramento della comprensione degli eventi occorsi durante l’anestesia. 5. Il trend e l’ottimizzazione perioperatoria 5.1 Attualità dei parametri non invasivi. Un vantaggio significativo dei trend è costituito dalla possibilità di utilizzare parametri non invasivi quali la frequenza cardiaca (HR), la CO2 espirata (CO2), la pressione arteriosa omerale (PAO) e la pulsoossimetria (SO2). Non utilizzando una memorizzazione informatizzata della propria attività è facile pensare che solo parametri invasivi complessi quali la gittata cardiaca la pressione capillare polmonare etc. siano in grado di fornire una guida allo stato di ottimizzazione perioperatoria. Prendendo familiarità con il trend informatizzato nella propria attività quotidiana ci si rende conto come questo sistema restituisca affidabilità a parametri semplici usati nelle comuni anestesie. Va infatti sottolineato come comunemente in milioni di anestesie praticate ogni giorno la monitorizzazione emodinamica consista nella misura continua di HR,CO2, PAO e SO2; tuttavia ogniqualvolta si parli di perfusione intraoperatoria immediatamente si pensa a parametri invasivi sottintendendo la inefficacia dei parametri non invasivi a questo scopo. Tuttociò è evidentemente un nonsenso. Infatti attese le frequenti perdite ematiche, di liquidi e le riduzioni di inotropismo, che occorrono quotidianamente durante le anestesie, se i parametri non invasivi non offrissero un mezzo di rilevamento efficace dello stato emodinamico del paziente, la mortalità anestesiologica sarebbe enorme. In realtà i parametri non invasivi offrono specificità e sensibilità sufficiente per pilotare una ottimizzazione operatoria, sia con l’uso di liquidi, quanto con un farmaco inotropo (3). L’uso dei trend conferma questa specificità e sensibilità. Nella figura 7 vengono riportati i risultati di una analisi condotta su 186 pazienti suddivisi in due gruppi, uno trattato con dobutamina ed un altro usato come controllo mostrava che HR, CO2 espirata e PAO variavano significativamente nel gruppo trattati rispetto ai controlli mentre la SO2 non mostrava variazioni significative. Quest’ultimo dato conferma come la SO2 in corso d’anestesia non possa essere considerata un parametro sensibile per la valutazione dell’ipoperfusione. Infatti essendo il paziente anestesiologico trattato con miscele inspirate arricchite in O2, solo variazioni estreme di perfusione possono causare una caduta della SO2, parametro che tuttavia conserva una elevata sensibilità per il rilevamento di accidentali cadute della FiO2 (deconnessione dal ventilatore) fig.7 Sensibilità dei parametri non invasivi alla somministrazione della dobutamina in corso d’anestesia. 5.2 Trend e possibilità di valutazione "on line" Oltre all'analisi a posteriori il trend offre anche la possibilità di valutare durante l’anestesia variazioni della perfusione e guidare la successiva ottimizzazione con farmaci inotropici. Nelle figure 8, 9 e 10 viene illustrata quest’ultima possibilità. fig.8 Il trend mostra un episodio di ipotensione e bradicardia trattato con la somministrazione di dobutamina: PAO non invasiva (in bianco),frequenza (in ciano), SaO2 (in rosso).Il paziente iperteso trattato con calcio antagonisti dopo un'anestesia spinale mostra una diminuzione della SaO2 che dal 99% scende a 93-94% (linea che da rossa diviene blue) senza variazioni della PAO e della FC.45 min dopo improvvisa bradicardia (sino a 33 b/m) ed ipotensione (60mmHg) .L'infusione di dobutamina(5g/Kg/min) fa risalire la SaO2 e la PAO fig.9 Il trend mostra un episodio di ipoperfusione durante anestesia generale trattato con infusione di dobutamina.:PAO non invasiva in bianco,frequenza cardiaca in ciano, SaO2 in rosso, CO2 espirata in giallo . La paziente durante taglio cesareo ebbe un'emorragia del collo dell'utero.Il il riempimento con colloidi e cristalloidi era stato da solo sufficiente a fronteggiare cadute della CO2 espirata ed ipotensioni. Dopo tre ore e 30min. d'intervento la paziente ha presentato una caduta della CO2 espirata e della PAO che non hanno risposto al riempimento. L'infusione di dobutamina(5g/Kg/min) ha permesso l'aumento della CO2 espirata che si è attestata stabilmente su valori superiori al 4% e della PAO con valori di frequenza cardiaca non superiori ad 80 b/m. fig.10 Trend di un paziente di 79 anni che aveva iniziato un’infusione di dobutamina in fase di premedicazione. Sia l’induzione, quanto la prima ora di intervento non mostravano alterazioni significative dei parametri monitorizzati: PAO invasiva (in bianco),frequenza (in ciano), SaO2 (in rosso), CO2 espirata (in giallo). Lo stroke volume misurato con il doppler transesofageo (ODM) riportava in questa fase un valore di 78. La dobutamina veniva sospesa (freccia rossa), e dieci minuti dopo si osserva una riduzione della : PAO invasiva (in bianco), e della CO2 espirata (in giallo). Lo stroke volume scende a 68. La ripresa dell’infusione di dobutamina riporta (freccia verde) i parametri monitorizzati ai valori precedenti la sospensione. Ciò evidenzia come sia possibile, attraverso il trend on line, avere un’immediata rappresentazione grafica di cambiamenti della perfusione 6. Ottimizzazione "centralizzata" dell’emodinamica intraoperatoria con una rete locale di personal computer L’uso del trend estende la possibilità dell’ottimizzazione perioperatoria a più sale operatorie contemporaneamente usando una rete locale di computer come quella schematizzata in fig.11. fig.11 Schema di una rete locale per la monitorazzizzazione centralizzata dei trend anestesiologici. OT1-OT6=Sale operatorie,ICU=terapia intensiva,SR=sala risveglio,C=caposala. Diventa quindi possibile per un supervisore controllare e pilotare a distanza l’uso di farmaci inotropi. Attraverso la rete anestesiologica è, possibile il controllo a distanza dell’attività anestesiologica durante il suo svolgimento. fig.12 Monitoraggio centralizzato dei trend pazienti. Un programma, utilizzabile da qualunque computer della rete anestesiologica, visualizza lo stato dell’attività in corso. In questo caso (fig.12) il video del computer è simile ad un pannello di controllo aeroportuale su cui invece che gli arrivi e le partenze, vengono indicati gli interventi in corso e lo stato dell’attività anestesiologica. I pazienti sono contrassegnati da un piccolo viso che ne indica lo stato di anestesia (In attesa d’intervento, premedicati, durante intervento,operati) ed inseriti in due finestre che rappresentano il reparto Ospedaliero e la sala risveglio (fig.12 in alto).Il collegamento dei computer, presenti in sala operatoria, con il sistema di monitoraggio permette al programma di controllo di visualizzare il trend del monitoraggio dei pazienti in corso di intervento (fig.12 in basso). L’intervallo di aggiornamento dell’attività è programmabile tra un minuto ed un’ora. Un collegamento modem installato su uno dei computer della rete permette che questo pannello di controllo sia visualizzato su un computer remoto, presente per esempio in un altro ospedale. E’ così possibile, che un anestesista segua contemporaneamente più interventi ed, alla luce dei trend del monitoraggio, dialoghi attraverso il computer con l’anestesista presente in sala operatoria, dandogli suggerimenti (Fig.13.) fig.13 Dialogo tra un supervisore ed un anestesista in sala sulla necessità di ottimizzare la perfusione del paziente il cui trend è visibile nella parte inferiore della figura. Conclusioni L’uso di un sistema informatico per la raccolta e l’analisi dei dati del monitoraggio sotto forma di trend consente di utilizzare dei parametri scarsamente invasivi per pilotare l’ottimizzazione intraoperatoria. La rappresentazione grafica istantanea dei dati del monitoraggio consente una valutazione immediata dello condizioni emodinamiche del paziente ed una più appropriata somministrazione degli stessi farmaci anestesiologici. L’uso di questo tipo di tecnologia, nella pratica quotidiana, permette inoltre di poter affermare una realtà già consolidata dalla pratica anestesiologica clinica, cioè che il monitoraggio della PAO, HR, SO2, CO2 espirata, è sufficiente a garantire una buona quantizzazione dello stato emodinamico del paziente nella maggior parte dei casi, consentendo, quando necessario, l’uso di farmaci inotropi. Bibliografia 1) Coussaert EJ; Cantraine FR: Management software for a universal device communication controller: application to monitoring and computerized infusions. Int J Clin Monit Comput, 13(4):225-33 1996 2) Lanza V.: Automatic record keeping in anaesthesia: a nine-year Italian experience. Int J Clin Monit Comput. 1996 Feb; 13(1): 35-43. 3) Lanza V.: L’uso della dobutamina in periodo perioperatorio per la prevenzione dell’ipoperfusione d’organo in chirurgia non cardiaca. Minerva Anestesiol. 1995 Jan; 61(1-2): 29-37. _______________________________________________________ 2 IMPIEGO DELLA VENTILAZIONE MECCANICA NON INVASIVA NELL' EDEMA POLMONARE ACUTO CARDIOGENO _______________________________________________________ Elio Virone Divisione di PNEUMOLOGIA - Azienda Ospedaliera "S. Elia" - Caltanissetta, Italia Negli ultimi anni la terapia dell'edema polmonare acuto cardiogeno si è avvalsa di metodiche di assistenza respiratoria non invasiva che hanno affiancato la terapia medica di elezione. La metodica non influenza la prognosi a distanza dei pazienti, ma svolge un ruolo importante nel ripristino degli scambi gassosi e nell'evitare in molti casi l'intubazione tracheale (1). L'Edema Polmonare Acuto Cardiogeno (EPAC) è un'emergenza medica caratterizzata da improvvisa e grave dispnea a riposo, cianosi periferica, sudorazione algida, agitazione e senso di morte imminente. Il quadro è dovuto ad una alterazione dei processi fisiologici che governano lo scambio di liquidi e soluti a livello della membrana alveolo-capillare (equazione di Starling). La pressione oncotica plasmatica e la pressione interstiziale tendono a trattenere i fluidi entro i capillari, al contrario la pressione idrostatica capillare e la pressione oncotica del liquido interstiziale tendono invece a spostare i fluidi fuori dai vasi con il relativo accumulo negli spazi interstiziali e all'interno degli alveoli. Assumono molta importanza anche i coefficienti di permeabilità e quello di riflessione delle macromolecole: entrambi si modificano con l'apertura delle giunzioni endoteliali ed alveolari. La pressione idrostatica capillare (Pc) è determinata da diverse varianti: pressione dell'arteria polmonare (Pa); pressione delle vene polmonari (Pv); resistenze precapillari (Ra); resistenze postcapillari (Rv). Pc = [Rv/Ra (Pa +Pv)] / (1 + Rv/Ra) Ciò rende conto della necessaria efficacia del ventricolo destro per l'insorgenza dell'EPA, in quanto l'apporto di sangue ad ogni sistole del V.D. nel letto capillare polmonare deve essere superiore alla possibilità di eiezione da parte del V.S. L'EPAC è causato da un aumento della pressione idrostatica capillare polmonare come conseguenza di insufficienza del V.S.( vizi valvolari, cardiomiopatie, ischemia, ipertensione). Contribuiscono alla genesi dell'EPAC l'iponchia plasmatica, l'ostacolo ad deflusso linfatico, e l'aumento della permeabilità capillare, tale ultima alterazione è interamente responsabile invece dell'edema non cardiogeno in cui la concentrazione proteica del liquido alveolare è quasi eguale a quella plasmatica (2). In modo alquanto schematico possiamo suddividere la fisiopatologia e clinica dell'EPAC in tre varianti: EPA con gettata cardiaca normale o bassa; pressione di riempimento del Ventricolo Sinistro (V.S.) elevata; pressione arteriosa normale o alta; ipoperfusione sistemica frequente. EPA con gettata cardiaca normale o bassa; pressione di riempimento V.S. elevata; ipotensione sistemica moderata; ipoperfusione periferica sempre presente. EPA con gettata cardiaca depressa; pressione di riempiemento V.S. molto elevata; grave ipotensione sistemica con notevole ipoperfusione periferica. La terapia medica tradizionale si avvale dell'impiego di vasodilatatori venosi e arteriosi, diuretici, morfina, inotropi, impiegati con un algoritmo (fig.1) che segue le indicazioni della clinica: nel caso di edema a "bassa pressione" sarà indicata l'infusione di Dopamina e successivamente l'associazione con Dobutamina. Nella condizione in cui la pressione arteriosa si mantenga intorno a valori di 100 mmHg è indicata la somministrazione iniziale della sola Dobutamina con aggiunta progressiva di diuretici e Nitroglicerina. Nell'edema con ipertensione arteriosa la morfina è il farmaco di prima linea, seguito da furosemide, nifedipina, nitroglicerina. La digitale viene riservata quasi esclusivamente nei pazienti con fibrillazione atriale ad alta risposta ventricolare,nelle aritmie atriali caotiche e nel flutter. L'ossigeno terapia ad alti flussi rimane ovviamente un presidio indispensabile. Le ripercussioni principali dell'EPAC sulla funzione respiratoria si evidenziano in modo rilevante a carico del lavoro respiratorio: questo normalmente assorbe il 2-3 % del consumo di ossigeno totale, ma in corso di grave insufficienza respiratoria può raggiungere anche il 30-40 %. L'ipossiemia a sua volta aggrava il debito di ossigeno muscolare e con la contemporanea stimolazione dei recettori "J" accentua il lavoro respiratorio e la dispnea. Sul versante cardiocircolatorio l'ipossiemia aggrava lo stress di parete ventricolare con possibilità di ischemizzazione e ulteriore riduzione del deficit contrattile. Il lavoro cardiaco è aumentato per incremento del post-carico ventricolare. L'incremento delle resistenze vascolari sistemiche secondarie alla ridotta portata cardiaca e all'ipossiemia favoriscono un ulteriore deterioramento della funzionalità cardiaca. Sulla base di queste considerazione si intuisce come l'assistenza respiratoria meccanica sia un presidio indispensabile per la prognosi. In tale ambito le procedure di ventilazione non invasiva (NIMV) possono permettere una più rapida risoluzione del quadro clinico con la possibilità di evitare in acuto l'intubazione tracheale. Le motivazioni fisiopatologiche che sorreggono l'impiego della ventilazione in corso di edema polmonare acuto sono essenzialmente: riduzione del ritorno venoso al cuore destro opposizione alla trasudazione di liquido endoalveolare aumento della capacità funzionale residua polmonare reclutamento alveolare e riduzione dello shunt miglioramento dell'afterload del V.S. per variazioni della pressione pleurica riduzione del lavoro cardiaco e respiratorio La metodica non invasiva più utilizzata è la modalità CPAP in maschera facciale. Si ricorre alla modalità BiPAP quando l'esaurimento della pompa muscolare respiratoria porta ad un incremento della PCO2 per cui è necessario un incremento della pressione di supporto. La maschera nasale non è di prima scelta in quanto l'intensa dispnea e l'agitazione del paziente non permettono una adeguata collaborazione. Nella nostra esperienza utilizziamo ventilatori pressumetrici (Sullivan VPAP II, Respironics S/T 30), a circuito monotubo con maschera facciale (Gibek) a tenuta e valvola espiratoria, con un sistema interno di compensazione delle perdite. La pressione viene preimpostata mediamente a 8-10 cm H20. Addizioniamo sempre un supplemento di ossigeno nel circuito paziente sino ad ottenere una SpO2 > 93%. Il paziente viene inoltre monitorato per la valutazione non invasiva dei parametri vitali: pressione, arteriosa, frequenza cardiaca e respiratoria, traccia ECG, saturazione in O2. La valutazione del volume corrente espirato è ovviamente indispensabile. Iniziamo la NIMV già nelle prime fasi dell' edema senza aspettare il deterioramento delle funzioni cardiorespiratorie e/o neurologiche: anzi in tali casi il ricorso all'intubazione tracheale è d'obbligo: la scrupolosa osservazione clinico-strumentale del paziente in ventilazione permette di valutare il grado di adattamento alla maschera ed al ventilatore e di verificare entro 30 min. il miglioramento dell'ematosi e del profilo emodinamico: se invece in tali circostanze il paziente non migliora provvediamo all'intubazione e al trasferimento in terapia intensiva. L'impiego della CPAP (10 cm H2O) in maschera facciale è stato dimostrato come "sicuro ed efficace" in una larga percentuale di pazienti con edema polmonare e viene consigliato come primo approccio indipendentemente dall'età del paziente e dalla patologia polmonare di base (1). Anche l'impiego della modalità BiLivel (setting: IPAP 15 EPAP 5) si è dimostrata efficace nel migliorare la frequenza respiratoria e cardiaca, nel ridurre la PaCO2 e migliorare la differenza alveolo-arteriosa di ossigeno. In uno studio comparato (3) la modalità BiLivel si è dimostrata superiore alla CPAP nel miglioramento dei parametri segnalati a 30 min. di ventilazione; pari invece sono state le mortalità e il ricorso all'intubazione. Lo studio dei parametri emodinamici e respiratori in corso di CPAP per via non invasiva attraverso maschera facciale ha dimostrato (4) in pazienti con pressione capillare polmonare maggiore di 18 mmHg e indice cardiaco inferiore a 2,8 L/min/mq un significativo incremento della compliance polmonare, una riduzione delle resistenze delle vie aeree, un miglioramento della funzione dei mm. respiratori, rilevata dall'indice tensione-tempo, e il miglioramento della performance cardiaca per il decremento della pressione transmurale sinistra. Da una ricerca condotta su Medline si evidenzia come in letteratura l'impiego della CPAP in maschera facciale nell'edema polmonare si conferma come un utile presidio per il miglioramento deli scambi gassosi e per la riduzione della necessità di intubazione (5,6). Nei gruppi di controllo trattati con terapia convenzionale ed ossigenoterapia non si avevano miglioramenti significativi dei parametri ossigenoderivati. L'otttimiazzazione della funzione cardiovascolare, in termini di riduzione della frequenza cardiaca e incremento dell'indice cardiaco, si è avuta solo con l' impiego della CPAP (6). In particolare uno studio (7) ha dimostrato che dopo sei ore di monitoraggio e ventilazione in CPAP il 28 % dei pazienti aveva bisogno del ricorso all'intubazione, contro il 60 % del gruppo di controllo. Altri Autori (8) hanno confermato questi dati dichiarando un fallimento della CPAP non invasiva nel 24 % dei casi contro il 50 % del gruppo di controllo. Il fallimento della modalità non invasiva era dovuto all'eccessiva presenza di secrezioni, alla dissincronia paziente-ventilatore, e all'incremento della capnia(9). Altri studi (10,11) concordano nel dimostrare che non esistono differenze significative nella mortalità, ma che si ottiene un incremento delle funzioni cardiorespiratorie e una riduzione della necessità di intubazione: tuttavia sono necessari ulteriori controlli per verificare questi risultati. In conclusione, nell'esperienza quotidiana di una divisione internistica pneumologica, in accordo con la letteratura, l'impiego di procedure non invasive a carattere semi-intensivo può migliorare la prognosi a breve termine dell'edema polmonare, contribuendo a decongestionare i reparti di terapia intensiva generale, anche in virtù della possibilità di ritrasferire il paziente in "area medica" per seguirne il "monitoraggio" dopo svezzamento dalla ventilazione invasiva, con sensibile riduzione dei costi di assistenza. (12) BIBLIOGRAFIA Kelly AM, Geogakas C.: Experience with the use of contiuous positive airway pressure (CPAP) therapy in the emergency managemant of acute severe cardiogenic pulmonary oedema. Aust N Z J Med. 1997 Jun;27(3):319-322 G.Garetto: La nuova medicina d'urgenza. C.G Ed.Medico Scientifiche.1994 Metha s.,Jay GD,Woolard RH: Randomizzed trial of bilivel versus continuous positive airway pressure in acute pulmonary oedema. Cric.Care Med. 1997 Apr; 25(4):620-628. Lenique F.,Habis m,Lofaso F,Dubois-randè J-L,Harf A, Brochard L: Ventilatory and haemodynamic effects of continuous positive airvay pressure in left heat failur.AM J Respir.Crit Care Med.1997, 155:500-505 Sacchetti AD, Harris RH: Acute cardiogenic pulmonary edema. What's the latest in emergency treatment? Postgrad Med 1998 Feb;103(2):145-147 Vaisanen IT, Rasanen J: Continuous positive airway pressure and supplemental oxygen in the treatment of cardiogenic pulmonary edema. Chest 1987 Sep;92(3):481-485 Lin M, Chiang HT: The efficacy of early continuous positive airway pressure therapy in patients with acute cardiogenic pulmonary edema. J Formos Med Assoc 1991 Aug;90(8):736-743 Yang YF, Chiang HT, Chang MS, Chiang BN, Cheitlin MD: Reappraisal of continuous positive airway pressure therapy in acute cardiogenic pulmonary edema. Short-term results and long-term follow-up. Chest 1995 May;107(5):1379-1386 Suter PM, Kobel N: Treatment of acute pulmonary failure by CPAP via face mask: when can intubation be avoided? Klin Wochenschr 1981 Jun 15;59(12):613-616 Fiorenzano G, Marruchella A, Aufiero A, Corbellini D, Merizzi A, Tondini M: Pulmonary edema and acute hypercapnic respiratory failure treated with bi-level nasal-CPAP: case report. Panminerva Med 1997 Mar;39(1):53-55 Allison RC Initial treatment of pulmonary edema: a physiological approach Am J Med Sci 1991 Dec;302(6):385-391 Holt AW, Bersten AD, Fuller S, Piper RK, Worthley LI, Vedig AE: Intensive care costing methodology: cost benefit analysis of mask continuous positive airway pressure for severe cardiogenic pulmonary oedema. Anaesth Intensive Care 1994 Apr;22(2):170-174 ______________________________________________________ 3 MANUALI DI ANESTESIA: Chirurgia Ginecologica (1^parte) - Isterectomia _______________________________________________________ Questa rubrica, curata dal dott. Lelio Guglielmo, presenta i protocolli anestesiologici adottati, nelle varie specialità chirurgiche, dal Servizio di Anestesia e Rianimazione dell'Ospedale Buccheri La Ferla. Questi manuali che sono il frutto di studi e dell'esperienza di oltre 15 anni di attività anestesiologica non pretendono ovviamente di avere un carattere "universale". E' evidente altresì che l'applicazione delle procedure descritte va valutata criticamente in relazione al proprio ambiente di lavoro. La parte riguardante le considerazioni chirurgiche è stata realizzata in collaborazione con i chirurghi delle varie specialità, operanti nel nostro ospedale. Qualsiasi commento o critica è bene accetta e può essere inviata a leliobuc@tin.it oppure alla redazione LANZA@MBOX.UNIPA.IT Anestesia in chirurgia ginecologica Ia parte - ISTERECTOMIA Considerazioni Chirurgiche Sono possibili due vie: vaginale e addominale. La via vaginale, eseguita con paziente in posizione litotomica dorsale, viene normalmente preferita dai chirurghi perchè è gravata da una minore morbilità e mortalità. Il suo uso è limitato da situazioni in cui la grandezza dell'utero, l'esistenza di adesioni pelviche o la presenza di una patologia cancerosa richiedono un approccio addominale. Nelle pazienti di età maggiore di 45 anni, la ovarosalpingectomia bilaterale è spesso eseguita in aggiunta all'isterectomia come profilassi ad un carcinoma ovarico. La sindrome di rilassamento pelvico costituisce la diagnosi preoperatoria più frequente nelle pazienti sottoposte a isterectomia vaginale. Il rilassamento pelvico include uno o più delle seguenti situazioni: prolasso dell'utero; intestino erniato nello scavo del Douglas (enterocele); vescica erniata nella parete vaginale anteriore (cistocele); uretra erniata nella parete vaginale anteriore (uretrocele); retto erniato nella parete vaginale posteriore (rettocele). In questi casi, l'isterectomia è spesso accompagnata da una colporrafia anteriore e/o posteriore, sospensione anteriore del collo vescicale, e perineoplastica. Varianti nell'approccio: l'isterectomia addominale è eseguita attraverso un Pfannenstiel o una incisione mediana, in rapporto alla grandezza dell'utero e alla necessità di eseguire una dissezione linfonodale per cancro. Dopo la penetrazione in addome, si posiziona un divaricatore autostatico e i legamenti ovarici e quelli larghi vengono clampati, legati e sezionati. Vengono identificati e legati i vasi uterini e successivamente vengono legati e sezionati i legamenti uterosacrali e quelli cardinali. Si entra in vagina e si rimuove la cervice. La cupola vaginale viene successivamente chiusa in modo da includere i legamenti uterosacrali affinchè facciano da supporto. Nell'isterectomia vaginale, si pinza la cervice, si esegue una incisione paracervicale e le pareti anteriori e posteriori della vagina vengono tirate a formare un cul de sac. I legamenti uterosacrali e i vasi uterini vengono legati e tagliati. Con una trazione verso il basso, il legamento largo viene legato in modo tale da comprendere anche il legamento ovarico o quello dell' infundibolo pelvico dei quali se ne lega uno od entrambi a seconda che le ovaie vengano rimosse o meno. Dopo l'asportazione dell'utero, il peritoneo viene riaccostato, la cupola vaginale viene chiusa, includendo i legamenti uterosacrali e cardinali come supporto. Uno zaffo vaginale viene spesso lasciato in situ. Usuali diagnosi preoperatorie: mioma uterino; sindrome del rilassamento pelvico; dolore pelvico secondario a endometriosi o aderenze; metrorragie o dismenorree intrattabili; iperplasia endometriale; cancri ginecologici. CARATTERISTICHE DELLA POPOLAZIONE DEI PAZIENTI isterectomia addom. colpoisterectomia range di età 30-60a. 40-80a. eziologia fibromatosi, tumore, endometriosi prolasso uterino condizioni associate incontinenza urinaria la stessa incidenza >20 % donne la stessa SOMMARIO DELLE PROCEDURE Laparoisterectomia Colpoisterectomia POSIZIONE supina litotomica STRUMENTI nessuno staffe INCISIONE Pfannestiel o ombelico-pubica ANTIBIOTICI ceftriaxone 2gr. lo stesso TEMPO CHIRURGICO 60-90min 90-120 min. PERDITE EMATICHE modeste 200-500 ml POSTOPERATORIO reparto reparto MORTALITA' 0.05-0.1 % MORBILITA' emorragia 15% lesione n.femorale 12% lesione vescicale 0.5% lesione ureterale 0.4% 8.3% 2% PAIN SCORE 5-8 4-6 Considerazioni anestesiologiche PREOPERATORIO Spesso si tratta di pazienti in buone condizioni generali. Nell'anamnesi è comunque spesso presente una storia di metrorragia e dunque occorre fare attenzione all'emocromo e allo stato di idratazione ed elettrolitico della paziente. .Premedicazione della veglia: Tavor 10-20 gtt. la sera e la mattina dell'intervento solo in pazienti di età < 70a. INTRAOPERATORIO EMODILUIZIONE come da protocollo PREMEDICAZIONE standard. TECNICA ANESTESIOLOGICA AP + AG o AG. Il cateterino verrà posizionato a livello di L1-2 o L2-3 e verrà iniettato un bolo di 8-10 ml di Lido. 1% o Bupi. 0.25%. Il livello di anestesia da raggiungere è T6-T8- INDUZIONE standard con propofol . POSIZIONAMENTO Attenzione a eventuali punti di compressione e protezione oculare. La posizione litotomica può causare lesioni al nervo peroneale. MANTENIMENTO nel caso di sola AG infusione continua di propofol e remifentanil. Nel caso di AG+AP infusione peridurale continua di Marc.0.3% a 6mlh + propofol. RICHIESTA DI SANGUE Di solito sufficiente il sangue prelevato all'inizio dell'intervento. Nel caso di pazienti anemizzate richiedere 2 unità di sangue ACCESSI VENOSI 1-2 cateteri 16 G MONITORAGGIO standard .Valutare caso per caso l'opportunità di monitorizzare la pressione arteriosa in maniera cruenta. RISVEGLIO generalmente in S.O. COMPLICANZE emorragia POSTOPERATORIO COMPLICANZE emorragia -nausea e vomito ANALGESIA POST-OPERATORIA Infusione peridurale continua con Marc.0.3% a 6 mlh e/o Meperidina IM 50 mg/6h e Diclofenac 75 mg /8h ----------------------------------------------------------------------------------------- Informazioni sulla rivista EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE - Italia Educational Synopses in Anesthesia and Critical Care Medicine-Italia costituisce la parte Italiana della versione Americana, pubblicata su Internet da Keith J Ruskin, Professore di Anestesia alla Università di Yale. I lavori saranno accettati sia in lingua Italiana che Inglese. In quelli di lingua Italiana un corposo riassunto in Inglese verrà preparato dalla redazione, qualora l'autore non fosse in grado di fornirlo. A cura della redazione sarà inoltre la traduzione in Italiano dei manoscritti inviati in lingua Inglese. La rivista sarà inviata gratuitamente a tutti quelli che ne faranno richiesta inviando il seguente messaggio "Desidero ricevere ESIA versione italiana" indirizzato a LANZA@MBOX.UNIPA.IT La rivista pubblica rewiews e lavori originali compiuti nei campi dell'anestesia e della medicina critica. I lavori originali riguardano ricerche cliniche, di laboratorio e la presentazione di casi clinici. Le reviews includono argomenti per l'Educazione Medica Continua (EMC), articoli di revisione generale o riguardanti le attrezzature tecniche. ESIA pubblicale lettere all'Editore contenenti commenti su articoli precedentemente publicati ed anche brevi comunicazioni. La guida per gli autori può essere consultata collegandosi al sito ANESTIT all'indirizzo: http://www.unipa.it/~lanza utilizzando la sezione riservata ad ESIA-Italia Oppure può essere richiesta inviando un messaggio a lanza@mbox.unipa.it EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE Sezione Italiana E' anche ottenibile attraverso World-WideWeb WWW: L' URL per questo numero di ESIA è: http://www.unipa.it/~lanza/esiait/esit9806.txt Il nome della rivista è esitaamm, dove aa è l'anno ed mm il mese (per esempio questo numero è esit9806.txt) LA REDAZIONE DI ESIA ITALIA DIRETTORE Vincenzo LANZA Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo LANZA@MBOX.UNIPA.IT Terapia Intensiva Antonio Braschi Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione 1 Policlinico S. Matteo - IRCCS Pavia Anestesia Cadiovascolare Riccardo Campodonico Responsabile dell'Unità di Terapia Intensiva Cardiochirurgica Azienda Ospedaliera di Parma ricrob@mbox.vol.it Anestesia e malattie epatiche Andrea De Gasperi Gruppo trapianti epatici / CCM Ospedale Niguarda - Milano Medicina critica e dell'emergenza Antonio Gullo Professore di Terapia Intensiva Direttore del Dipartimento di Anestesia e Terapia Intensiva-Università di Trieste Anestesia ed informatica Vincenzo Lanza Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo Tossicologia Carlo Locatelli Direttore del Centro di Informazione Tossicologica Centro antiveleni di Pavia Fondazione Scientifica "Salvatore Maugeri Clinica del Lavoro e della Riabilitazione" Pavia Terapia Antalgica e Cure Palliative Sebastiano Mercadante Aiuto del Servizio d'Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo