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Crisi convulsive da intossicazione acuta da Buflomedil
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Amedeo Pignataro
Servizio di Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla
- Palermo
ampigna@tin.it
Il buflomedil è un vasodilatatore
di tipo papaverinico impiegato nell'insufficienza circolatoria
cerebrale e degli arti, ma anche in caso di vertigini e di
deterioramento mentale. Il buflomedil cloridrato, presente in
commercio come Irrodan o Loftyl, è frequentemente prescritto nei
sogetti anziani. Tale farmaco possiede una tossicità acuta per
dosaggi molto variabili ed è stato segnalato come responsabile
di incidenti neurologici e cardiaci anche mortali, a dosaggi non
lontani da quelli terapeutici.
In quasto caso descriviamo quanto occorso alla nostra
osservazione in una donna che aveva assunto buflomedil in
preparazione ritardo a scopo suicida.
Caso clinico |
Una donna di 43 anni viene
accompagnata dai familiari al pronto soccorso dell'ospedale alle
ore 17 per l'insorgenza di vertigini e di uno stato acuto di
agitazione psicomotoria. La donna, interrogata dal medico di
pronto soccorso, confida di avere assunto poche ore prima una
quantità imprecisata di Irrodan Retard; tuttavia, si mostra poco
attendibile circa le modalità dell'ingestione; riferisce di
essere affetta da sindrome depressiva da alcuni anni e di non
praticare alcuna terapia. Il farmaco che riferisce di avere
assunto fa parte della terapia dell'anziano padre di lei. Si
accerta che la paziente precedentemente non era mai ricorsa a
gesti autolesivi. Il resto dell'anamnesi non presenta nessun dato
degno di rilievo.
Il racconto del marito permette di fissare intorno alle 14 (circa
3 ore prima dell'arrivo al pronto soccorso) l'ingestione da parte
della paziente di 10 compresse di Irrodan Retard per complessivi
6 g di buflomedil.
La donna, in buone condizioni generali (altezza 160 cm e 60 Kg di peso corporeo), presenta all'esame obiettivo una pressione arteriosa di 130/80 mmmHg e una frequenza cardiaca di 110 bpm. E' presente midriasi. Permane uno stato d'agitazione e la sensazione di vertigini. Dopo avere incannulato una vena periferica, eseguito un prelievo ematico per i comuni esami di laboratorio ed intrapresa un'idratazione con soluzioni di cristalloidi, il medico di pronto soccorso procede al posizionamento di una sonda gastrica ed alla gastrolusi (ca. 2 L di soluzione fisiologica); attraverso la sonda nasogastrica sono somministrati 60 grammi di carbone attivato e 30 grammi di solfato di magnesio al termine del lavaggio gastrico.
La paziente, viene successivamente ricoverata presso il reparto di medicina dell'ospedale. In reparto persiste la sintomatologia vertiginosa e l'agitazione psicomotoria della donna la quale, intorno alle ore 20, va incontro ad una crisi convulsiva generalizzata tonico-clonica, seguita da arresto cardiocircolatorio. Il personale medico-infermieristico di reparto attua le prime manovre di soccorso e contatta l'anestesista di guardia, che al suo intervento prosegue le manovre di rianimazione (intubazione orotracheale, ventilazione tramite pallone Ambu, massaggio cardiaco esterno) e permette il recupero della funzionalità cardiocircolatoria. La paziente, tuttavia, presenta uno stato di coscienza alterato (GCS=8) per la mancata apertura degli occhi, mancata risposta verbale ma con localizzazione allo stimolo algogeno. Prima del ricovero in terapia intensiva, la paziente, viene, pertanto, condotta in radiologia per l'esecuzione di una TAC cranio. L'esame, eseguito in condizioni basali senza mezzo di contrasto, non mostra dati patologici (vedi figura a lato). | ![]() |
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La paziente viene, quindi, trasferita in rianimazione alle ore 22. All'arrivo in terapia intensiva, la paziente è immediatamente posta in ventilazione meccanica in modalità pressione di supporto; la paziente presenta ancora turbe della coscienza (GCS=8) senza deficit neurologici focali; sono assenti convulsioni e/o mioclonie; i parametri emodinamici sono stabili (vedi figura sotto) |
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Il rianimatore provvede all'incannulamento dell'arteria radiale per il monitoraggio della pressione arteriosa cruenta e per la determinazione dell'EAB e al posizionamento di una catetere venoso centrale dalla vena basilica. La registrazione dell'elettrocardiogramma rivela un ritmo sinusale (fc=90 bpm) con un blocco di branca destra incompleto e anomalie aspecifiche della fase terminale ventricolare. Il radiogramma del torace mostra un ombra cardiaca ai limiti volumetrici di norma con preminenza del terzo arco di sinistra senza lesioni parenchimali polmonari. I parametri emogasanalitici sono i seguenti:
EAB h. 22.00 | ||||||||||
pO2 | pCO2 | pH | BE | K | Na | Ca | Cl | Glic. | Lac | Osm |
245 | 32 | 7.41 | -3.7 | 3.7 | 139 | 4.49 | 109 | 187 | 3.1 | 280 |
Viene intrapresa l'infusione
continua di propofol alla velocità di 200 mg/h e prescritta la
somministrazione di 30 g di carbone attivato via SNG ogni 4 ore.
30 g. di solfato di magnesio sono aggiunti come catartico.
La mattina successiva ovvero dopo circa 10 ore dal ricovero, per
permettere una valutazione neurologica e per l'assenza di ogni
manifestazione di tipo convulsivo, si decide per l'arresto dell'infusione
del propofol. Dopo un'ora dalla sospensione dell'ipnotico, la
donna recupera lo stato di vigilanza e a seguito di un nuovo
esame neurologico che attesta uno stato neurologico normale, si
procede all'estubazione. I rilievi emogasanalitici eseguiti al
ripristino della ventilazione spontanea in maschera con ossigeno
(5 l/min) si rivelano ottimali e permettono dopo alcune ore la
sospensione dell'ossigeno-terapia. Il giorno successivo si
interrompe la somministrazione di carbone attivato. Dopo una
consulenza psichiatrica e aver contattato il medico curante per
le necessarie cure, la paziente viene dimessa in buone condizioni
generali.
Discussione |
Il buflomedil è un farmaco
vasodilatatore di tipo papaverinico impiegato in molte patologie
da insufficienza vascolare, come la demenza, le neuropatie e le
retinopatie diabetiche, la claudicatio intermittens e il fenomeno
di Raynaud (1). In commercio il buflomedil è presente sotto
forma di compresse divisibili da 300 mg, di compresse retard da
600 mg, di fiale per somministrazione parenterale da 50 mg e di
gocce (150 mg/ml). La dose abituale per os è di 300-600 mg/die
in dosi refratte, mentre per via endovenosa il massimo dosaggio
in bolo è 400 mg.
Il suo effetto principale si esplica come inibitore competitivo
non selettivo dei recettori alfa-adrenergici arterolari e come
debole calcio-antagonista (2). Il buflomedil ha un volume di
distribuzione di circa 1,3 l/Kg e possiede un legame con le
proteine plasmatiche del 60-80%. Il metabolismo è essenzialmente
epatico con la formazione di metaboliti intermedi. L'eliminazione
è renale. L'emivita è di 1.5-4 ore.
Nonostante il vasto uso in clinica sia supportato da studi su
animali e numerosi trials che lo etichettano come un farmaco ben
tollerato e con bassa tossicità (3-8), il buflomedil figura come
responsabile di sovradosaggi in corso di terapie croniche (9) o d'intossicazioni
acute a volte ad esito fatale (secondo alcune segnalazioni) (10,11,12).
Le manifestazione tossiche più frequenti sono a carico del
sitema nervoso centrale e del cuore. I segni e i sintomi di
intossicazione acuta sono: convulsioni, mioclonie, coma,
ipotensione, tachiaritmie, allungamento del QT e del QRS all'elettrocardiogramma,
asistolia, depressione respiratoria ed edema polmonare, come a
mimare un'intossicazione da neurolettici. D'altra parte, esempi
di cardiotossicità da buflomedil potrebbero essere dovuti a
proprietà di antagonismo nei confronti del Na+ (13). Le
intossicazioni acute da buflomedil sono spesso misconosciute, a
volte confuse con quadri da overdose da antidepressivi triciclici
(14). Le quantità di farmaco responsabili d'intossicazione acuta
variano tra 50 e 60 mg/Kg (15). Le manifestazioni cliniche su
elencate possono tuttavia mancare o essere poco significative,
per cui un grave quadro neurologico e/o cardiaco può essere la
prima e pericolosa espressione della dose tossica della sostanza.
Il farmaco può essere dosato con metodica gas-cromatografica nel
sangue, nelle urine e nel contenuto gastrico; è presente anche
un metabolita attivo (para-desmetil buflomedil).
Il trattamento delle overdosi è puramente supportivo (16) e può richiedere manovre di rianimazione cardio-polmonare (intubazione endotracheale e ventilazione meccanica, massaggio cardiaco esterno, adrenalina), come nel caso qui descritto. La donna presentatasi al nostro pronto soccorso in preda ad un quadro di agitazione psicomotoria non mostrava segni emodinamici di particolare interesse tali da insospettire il medico di guardia per cui, anche se la dose del farmaco era da ritenersi tossica, dopo le manovre di gastrolusi e la soministrazione di carbone attivato, si era ritenuto sufficiente il ricovero della donna in reparto di medicina. L'arresto cardiocircolatorio, avvenuto in corsia, avrebbe potuto avere esito drammatico, se l'anestesista non fosse giunto in tempo a rianimare la donna.
I criteri di ammissione di un paziente intossicato in terapia intensiva devono tenere in conto la sostanza tossica, la dose, le modalità d'intossicazione e le condizioni cliniche dell'intossicato. Spesso, molti di quasti fattori non sono noti al medico e possono indurre in errore. Mentre non vi sono dubbi nell'accogliere in rianimazione pazienti con quadri clinici drammatici, coloro che presentano segni e sintomi poco significativi, purtroppo in maggior numero, richiedono al medico una buona conoscenza della farmaco-tossicologia delle principali sostanze utilizzate in clinica, oltre che degli xenobiotici.
Conclusione |
Il buflomedil, farmaco molto popolare per le sue effetti positivi nei quadri d'insufficienza circolatoria, si conferma ancora una volta un farmaco con uno stretto margine terapeutico dai pericolosi effetti collaterali. Il medico generico, ma anche i medici dell'emergenza diffidino delle overdoses da buflomedil anche in pazienti con manifestazioni cliniche sfumate.
Bibliografia
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