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ESRA 2002 Italian Chapter - Relazioni


3 - Regional anesthesia in the Pain-free Hospital

Il controllo del dolore postoperatorio: strategie locoregionali e modulazione farmacologica in in- and out-patients.

A. Paolicchi, C. Leoni e F. Giunta - IV° U.O. Anestesia e Rianimazione - Azienda Ospedaliera Pisana
Scuola di specializzazione Anestesia e Rianimazione Università degli studi di Pisa

Introduzione

Il dolore influenza il decorso postoperatorio; la riduzione della sua intensità e durata è associata ad una minor incidenza di complicanze postoperatorie, ad un minor numero di giorni di degenza, contribuendo a migliorare l’outcome (1) . La cura del dolore è diventata quindi uno degli elementi fondamentali di un approccio multidisciplinare il cui obiettivo è il pieno recupero del paziente (2).
Il progetto "Ospedale senza dolore" istituito dal Ministero della Sanità nel 2001 sviluppa linee guida la cui finalità è quella di aumentare l’attenzione del personale coinvolto nei processi assistenziali, affinchè vengano messe in atto tutte le misure possibili per contrastare il dolore, indipendentemente dal tipo e dalle sue cause.
Per trattare in modo efficace il sintomo dolore in tutti i pazienti ricoverati o sottoposti a chirurgia ambulatoriale, è necessario predisporre una efficiente organizzazione che coinvolga tutte le figure professionali che interagiscono sul paziente. All’interno dell’ospedale il progetto si sviluppa attraverso pianificazione di protocolli terapeutici standardizzati, scelta delle tecniche più idonee, nonché di un metodo di raccolta dati in grado di permettere l’analisi dei benefici della terapia antalgica e l’incidenza degli effetti collaterali
(3,4) . Nella nostra realtà tutto ciò è governato da un sistema organizzato: l’Acute Pain Service, che opera nell’ottica del "ciclo di qualità" attraverso pianificazione ed applicazione di protocolli, verifica dell’efficacia della terapia nonché controllo di eventuali effetti collaterali; l’analisi dei risultati raccolti ed audit periodici ci indirizzano alla ricerca di miglioramenti continui. Inoltre il giudizio sulla qualità di cura percepita espresso dal paziente attraverso un questionario anonimo costituisce un ulteriore indicatore per il nostro sistema. Efficacia e sicurezza per tutti i pazienti sono le finalità che ci siamo proposti.
Il grado soglia di pain relief è VAS = 3. I risultati raggiunti applicando diversi protocolli di terapia, riferiti a 7609 pazienti afferenti all’ APS dal 1998 al 2002, sono descritti nella figura 1.

paz in %

Vas a riposo

paz in %

Vas al movimento

 

Fig 1: Vas a riposo ed al movimento in 7609 pazienti afferenti all’Acute Pain Service: Vas a riposo = 3 nel 78% dei pazienti in recovery room, dalla sesta ora postoperatoria il VAS = 3 è raggiunto nel 97 % dei pazienti. Vas al movimento = 4 nel 79% dei pazienti raggiunto già dalla terza ora postoperatoria.

Il nostro sistema è inoltre in grado di valutare quale strategia antalgica risulti più efficace, applicabile in sicurezza, in base al tipo di intervento chirurgico e alle caratteristiche dei pazienti e sia nello stesso tempo gravata da effetti collaterali più contenibili.

Nel paziente ricoverato il trattamento analgesico, predeterminato dalla scelta della strategia anestetica, viene modulato sul paziente in recovery room e programmato per i giorni successivi di degenza.
Dopo interventi di chirurgia maggiore la tecnica peridurale con anestetici locali ed oppioidi
rappresenta nel postoperatorio una valida strategia che può essere ulteriormente migliorata quando integrata con NSAIDs.
Analogamente i sistemi infusionali PCA o PCEA permettono di modificare la
concentrazione ematica degli analgesici adeguandola ai bisogni del singolo. Più modelli consentono di realizzare tali opzioni; la verifica attraverso indicatori rilevati periodicamente è indispensabile per garantire il livello di comfort del paziente e sicurezza del sistema oltre ad indirizzare nella gestione e nello sviluppo di programmi attraverso l’attività di audit.

L’organizzazione ospedaliera, attualmente, sta interessandosi sempre più al regime di day surgery per rispondere alle crescenti richieste dell’utenza, attraverso una riduzione delle liste di attesa e, nello stesso tempo, contenere i costi della cura della salute (5). Le priorità per il suo successo sono: recupero delle attività psichiche, mobilizzazione precoce, buon controllo del dolore, rapida ripresa dell’alimentazione, mentre i motivi più frequenti di ritardata dimissione sono: nausea, vomito, dolore, difficoltà alla mobilizzazione (6). Il controllo del dolore postoperatorio quindi è uno degli obiettivi prioritari ed è determinante per la dimissione dei pazienti; negli score utilizzati la quantificazione del dolore è sempre parte integrante (7). Nel paziente che solo per alcune ore riceve le cure all’interno della struttura ospedaliera compito dell’anestesista è non solo favorire il recupero in modo da consentire la dimissione con un buon pain-relief ma l’attenzione dovrà rivolgersi alla gestione del dolore quando ha lasciato l’ospedale.
Un recente studio di G.A. McHugh and G.M.M. Thoms svolto attraverso un’indagine
telefonica su un campione di 102 pazienti, evidenzia che nonostante l’utilizzo di moderne tecniche chirurgiche e anestesiologiche, il 17% dei pazienti riferisce dolore severo immediatamente dopo l’intervento e ciò lo ricorda anche alcuni giorni dopo, 82% dei pazienti riferisce di aver lasciato la corsia di degenza in presenza di dolore, per l’88% dolore si è manifestato tra la seconda e la quarta giornata postoperatoria. Comunque
dolore severo dopo la dimissione viene riferito dal 21% dei pazienti intervistati (8).

Le indicazioni della chirurgia in day surgery si stanno estendendo verso interventi sempre più aggressivi ed algogeni, il controllo del dolore diventa quindi un end point sempre più importante e talvolta difficile da raggiungere in sicurezza; le indagini a distanza evidenziano le difficoltà organizzative nel fornire un adeguata analgesia sia nel breve periodo di degenza in ospedale che durante il decorso a casa. Fuori dall’ospedale al paziente viene a mancare quel supporto umano e farmacologico offerto dai sistemi organizzati ed il periodo più critico per il controllo del dolore si ha al proprio domicilio. L’Ospedale senza dolore deve intervenire quindi con una programmazione che vada oltre il breve periodo di degenza, risulta indispensabile quindi l’utilizzo di tecniche in grado di ridurre le richieste analgesiche per tutto il periodo postoperatorio; inoltre alla dimissione il paziente deve essere informato sulla necessità di trattare il dolore a casa e sull’impiego dei possibili rimedi, attraverso l’assunzione regolare di analgesici orali, prima dell’insorgenza del dolore o dell’esaurimento dell’effetto degli anestetici locali. Rescue dosi di analgesici devono essere previste quando l’analgesia programmata risulta inefficace, inoltre si rende necessaria la disponibilità di consulenze telefoniche. Rawal nel 1997 ha riferito l’esperienza di un programma di analgesia locoregionale gestibile al domicilio dopo day surgery utilizzando anestetici locali a richiesta del paziente (9,10).

MATERIALI E METODI

I protocolli applicati dal nostro APS ai pazienti ricoverati, sottoposti ad interventi di chirurgia addominale ed urologia maggiore sono soprattutto basati su strategie endovenose PCA o peridurali con anestetici locali ed oppioidi.
- Analgesia peridurale: 187 pazienti; 127 uomini, 60 donne che rappresentano 8,5% del totale dei pazienti seguiti nell’ultimo anno dall’Acute Pain Service (11). Protocollo di analgesia: anestetico locale (ropivacaina 1-2 mg/ml ) ed oppiode (sufentanil 0,8-1mcg/ml o morfina 0,02-0,04 mg/ml) alla velocità di 5 ml/h associato a Ketorolac 30 mg endovena ogni 8 ore.
- Analgesia endovenosa PCA: 184 pazienti; 110 uomini, 74 donne (8,4% dei pazienti afferenti all’acute pain service nel 2002) Protocollo di analgesia: morfina endovenosa, dose carico al risveglio in recovery room (0,05- 0,2mg/kg) seguita da autosomministrazione di boli di 1mg con lock-out time e dose limite in 4h prestabiliti associati a Ketorolac 30 mg endovena ogni 8 ore.
Indicatori utilizzati: VAS al riposo ed al movimento. Timing: al risveglio, alla dimissione dalla recovery room, ogni 3 ore, fino alla 15 ora postoperatoria e successivamente ogni 6 ore.
La durata della terapia non sottende a schemi prestabiliti ma è modulata secondo le
esigenze del singolo paziente, dalla sua personale esperienza dolorosa, e nel tempo segue scale di trattamento utilizzando tecniche e farmaci meno aggressivi. 
Al termine del trattamento antalgico ai pazienti viene somministrato un questionario per valutare il grado di soddisfazione quale indicatore di qualità percepita delle cure mediche. (fig.2).
 

fig 2
 

Questionario

Sesso________ Età_________ Reparto______________
Tipo di analgesia _______________________Tipo di intervento_________________________

  1. Si ritiene soddisfatto del controllo del dolore postoperatorio ricevuto?
    Per niente
    Poco
    Molto
    Moltissimo
  2. Il controllo del dolore è stato :
    Insoddisfacente
    Soddisfacente
    Buono
    Ottimo
  3. Ha lamentato altri disturbi, quali?___________________________________
  4. Rispetto a quanto le era stato prospettato nella visita pre-operatoria sono state mantenute le aspettative?
    Per niente
    In parte
    In buona parte
    Totalmente
  5. Nell’eventualità di un altro intervento chirurgico richiederebbe lo stesso trattamento antalgico?
    Si
    No
  6. Che giudizio darebbe sul rapporto con il gruppo anestesiologico?
    Negativo
    Sufficiente
    Buono
    Ottimo
    Altro:
  7. Suggerimenti per il gruppo APS (gruppo al servizio del trattamento del dolore acuto postoperatorio):

  8. Critiche:_______________________________________________________

 

L’esperienza di Acute Pain Service maturata all’interno del nostro ospedale ha permesso di ampliare il campo d’azione adeguandoci alle nuove esigenze affrontando le problematiche dopo un intervento in regime di day surgery.

La nostra attività di day surgery è iniziata circa dieci mesi fa, abbiamo effettuato 1050 interventi di chirurgia generale: 68% chirurgia del collo, 14% videolaparoscopia, 13% chirurgia della mammella, 4% erniorrafie, 1% varici ed altro. 
Obiettivo dello studio: valutare il grado di pain relief in due gruppi di pazienti sottoposti a intervento chirurgico per patologia tiroidea, stessa tecnica di anestesia (TIVA), medesima equipe chirurgica, entrambi afferenti al nostro Acute Pain Service: Gruppo A (GA) in regime di day surgery, Gruppo B (GB) ricovero ordinario (gruppo controllo) 

 - GA: 350 pazienti day surgery, anestesia generale TIVA, analgesia postoperatoria: infiltrazione della ferita chirurgica (ropivacaina 7,5 mg/ml dose 1 mg/Kg) e Ketorolac 30 mg e.v. somministrati 30 minuti prima del risveglio e successivamente 30 mg e.v. ogni 8 ore fino alla dimissione. Al momento della dimissione dopo una valutazione con Aldrete Score modificato viene programmata terapia ad orario con ketorolac per o.s. o paracetamolo nei pazienti che presentano intolleranza per i NSDAs.

- GB: 750 pazienti in ricovero ordinario, stessa tecnica di anestesia, analgesia postoperatoria con soli NSDAs (Ketorolac 30 mg e.v. somministrati 30 minuti prima del risveglio e 90 mg in tre somministrazioni nelle 24 ore successive).

Indicatori utilizzati: VAS al riposo e al movimento. Timing: al risveglio, alla dimissione dalla recovery room ed ogni 3 ore fino alla 12 ora postoperatoria.

I pazienti operati in regime di day surgery ricevono inoltre un’intervista telefonica alcuni giorni dopo la dimissione allo scopo di ottenere informazioni relative al dolore ed altri disturbi di discomfort a casa.

RISULTATI

I pazienti ricoverati sottoposti ad interventi di chirurgia addominale ed urologia maggiore con protocollo di analgesia postoperatoria peridurale o PCA alla verifica clinica hanno mostrato i seguenti risultati: il pain relief si è dimostrato ottimale nella analgesia peridurale mantenendo il target VAS a riposo = 3 nell’93% dei pazienti e VAS al movimento = 4 nell’80%. Il controllo del dolore nel gruppo PCA si è dimostrato meno efficace nelle prime ore raggiungendo il target VAS a riposo = 3 nel 54% dei pazienti in recovery room (VAS = 4 nel 80%); dalla sesta ora postoperatoria si è ottenuto un buon controllo del dolore (VAS a riposo = 3 nel 80% dei pazienti e VAS al movimento = 4 nell’75%).
I risultati sono stati rilevati durante un periodo di osservazione di 48 ore
postoperatorie.Fig.3

sull'ordinata: paz in %
sull'ascissa: timing
Vas al riposo

Peridurale

Vas al riposo 

PCA

Vas al movimento

Peridurale

Vas al movimento

PCA

L’analisi dei questionari di gradimento conferma le osservazioni emerse durante le valutazioni dell’ Acute Pain Service, il giudizio sull’efficacia della terapia antalgica risulta ottimo e buono nel 95% del gruppo Peridurale, nel 80% del gruppo PCA; il giudizio sull’assistenza è positivo rispettivamente nel 95% e nel 92% di questi pazienti. Quasi tutti i pazienti richiederebbero lo stesso trattamento antalgico nell’eventualità di altro intervento.
I risultati che emergono dalla verifica clinica nella chirurgia tiroidea effettuata in regime di
day surgery o in ricovero ordinario evidenziano il raggiungimento del target VAS = 3 nel 80% dei pazienti in day surgery in recovery room, mentre solo il 62 % dei ricoveri ordinari raggiunge lo stesso obiettivo. Anche l’andamento del VAS nelle prime dodici ore postoperatorie si mantiene a favore dei pazienti operati in regime di day surgery che beneficiano dell’infiltrazione locale e di un più confortevole ambiente di degenza. Fig.4
L’infiltrazione della ferita con anestetici locali, utilizzata nell’ambito di un approccio
multimodale, si è dimostrata un ottimo adiuvante per ridurre il ricorso nel postoperatorio ad analgesici maggiori.

fig.4
sull'ordinata: paz in %
sull'ascissa: timing
Vas a riposo

Day Surgery

Vas a riposo 

ricovero ordinario

 

I pazienti operati in regime di day surgery intervistati telefonicamente a distanza di una settimana hanno fornito informazioni circa il ricordo dell’esperienza dolorosa dalla dimissione dall’ospedale fino alla sua scomparsa. Il 20% degli intervistati riferiscono assenza di dolore alla dimissione, il 48% dolore lieve, il 23% sopportabile, l’8% forte. Il dolore è scomparso nel 67% dei pazienti entro tre giorni, nel 24% in quattro – sette giorni, il 9% ha avuto dolore per oltre una settima. Comunque il disturbo più frequentemente riferito nel postoperatorio è il dolore (52%). Il 93% dei pazienti riferisce di aver seguito le prescrizioni farmacologiche, nell’82% non è stato necessario il ricorso ad ulteriori terapie.

Conclusioni

Il blocco neuroassiale con epidurale o spinale ha dimostrato la sua influenza sulla morbilità e mortalità postoperatoria 12 . Nel nostro sistema di Acute Pain Service l’analgesia locoregionale è risultata, come dimostrato in letteratura, il golden standard per i pazienti ricoverati e sottoposti ad interventi di chirurgia maggiore.
La terapia multimodale combinando bassi dosaggi di farmaci di differenti classi e con
diversi meccanismi d’azione (oppioidi con anestetici locali e NSDAs) ha permesso di ottenere gli effetti desiderati. Ma l’obiettivo di un’APS non deve limitarsi al pain relief ma deve favorire una più precoce mobilizzazione ricorrendo a tecniche di analgesia locale e regionale come supporto ai farmaci tradizionali. Questo permetterà un più rapido raggiungimento dell’outcome rendendo l’Acute Pain Service un servizio veramente efficace in termini di comfort per il paziente e, nello stesso tempo, utile al contenimento dei costi per le strutture ospedaliere.
Per i pazienti ambulatoriali l’Acute Pain Service, integrando procedure intra e
postoperatorie locoregionali con analgesici cosiddetti minori, svolge in modo ottimale il suo programma intraospedaliero. Dalle inchieste dell’utenza emerge però che il problema dolore non si limita alla degenza intraospedaliera e le necessità del paziente a tale riguardo devono trovare soluzione in un modello organizzativo che si occupi della cura al domicilio. Le esperienze di analgesia locoregionale gestita dal paziente a casa suggeriscono nuove strategie con cui confrontarsi che rappresentano il compromesso tra
la richiesta di miglior efficienza e buona qualità (13,14). Elementi essenziali saranno la selezione del paziente, la sua accettazione, la codifica con informazioni verbali e scritte, l’assistenza familiare continua, la possibilità di raggiungere in ogni momento il team di riferimento.

Bibliografia

(1) Grass JA. The role of epidural anaesthesia and analgesia in postoperative outcome. Anesth Clin North Am 2000; June 18(2):407-28
(2) Kehllet H. Multimodal approch to control postoperative pathophisilogy and
rehabilitation. Br J Anaest 1997; 78(5):606-17
(3) Ready LB. Development of an anesthesiology-based postoperative pain managment
service. Anesthelogy 1998;68:100-6
(4) International Association for the study of Pain (IASP) 1992. Managment of Acute Pain.
A pratical Guide Task Force on Acute Pain, IASP pubblications Seattle USA
(5) "Raccomandazioni clinico organizzative per l’anestesia in day surgery"; Commissione
SIAARTI/AAROI sull’anestesia in day surgery; 2001.
(6)Tong D, Chung F. Postoperative pain control in ambulatory surgery. Surg Clin North Am
1999 Apr;79(2):401-30
(7) Chung F.: "Dischange criteria a new trend"; Can J Anaesth; 1995;42(11):1056-8.
(8) McHugh G.A. and Thoms G.M.M: "The management of pain following day case
surgery"; Anesthesia; 2002;57: 266-283.
(9) Rawal N, Hylander J, Nydahl PA: "Survey of postoperative analgesia following
ambulatory surgery" ; Acta Anaesthesiol Scand 1997;41:1017-22.
(10) Rawal N, Kjell A, Hylander J et al.: "Postoperative Controlled Local Anesthetic
Administration at home"; Anesth Analg 1998; 86: 89-9.
(11) Max MB, Donovan M, Portenoy RK: American Pain Society Quality Assurance
Standards For Relief of Acute Pain And cancer Pain Committee on Quality Assurance Standards, American pain society, Proceedings Of The VI th World Congress of Pain. Edit by Bond MR, Charlton JE, Woolf GJ. New York, Elsevier, 1991, pp185-189.
(12) Rodgers A, Walker N, Schug S, McKee A, Kehlet H, van Zundert A, Sage D, Futter
M, Saville G, Clark T, MacMahon: Reduction of postoperative mortality and morbidity with epidural or spinal anaesthesia: results from overview of randomised trials. BMJ 2000 Dec 16;321(7275):1493
(13) Ilfeld BM, Enneking FK: "A portable mechanical pump providing over four days of
patient-controlled analgesia by perineural infusion at home"; Reg Anesth Pain Med 2002 Jan-Feb; 27(1): 100-4.
(14) Borgeat A. Patient-controlled interscalene analgesia with ropivacaine 0.2 versus
patient-controlled intravenous analgesia after major shoulder surgery: effects on diaphragmatic and respiratory function. Anesthesiology 2000 Jan;92(1):102-8.

 


4 - Regional Anesthesia in the pain-free Hospital / In Pediatrics 
ALR nell'ospedale senza dolore In Pediatria

A.Messeri - Servizio Terapia del Dolore -Ospedale Meyer, Firenze

L’obiettivo di ridurre gli stati di sofferenza in pediatria risponde a criteri essenziali di umanità e di tutela del diritto alla salute del bambino malato. Esso è peraltro essenziale anche al raggiungimento di risultati positivi nelle stesse procedure cliniche.
Il contenimento del dolore nel bambino malato si attua attraverso vari livelli di intervento:
interventi farmacologici, innanzi tutto, ma anche interventi di altro genere che rimandano più in generale alla qualità dell’accoglienza di un ospedale e alla sua capacità di farsi carico dei problemi e dei bisogni del bambino , considerato come persona e dei suoi familiari.
L’Ospedale Pediatrico Anna Meyer è da tempo impegnato su questo terreno è ha ottenuto
risultati significativi per migliorare la qualità degli spazi e delle relazioni con il paziente. Già ora i colori e l’atmosfera del Meyer confermano l’evoluzione in atto, così come la presenza strutturata di attività di supporto come l’animazione, la musicoterapia, la clownterapia e del tutto recentemente con la presenza dei cani in ospedale.
Ma la politica della qualità dell’accoglienza non basta se non è affiancata da una generale
crescita culturale e tecnica di tutti gli operatori sanitari sull’importanza di contenere la sofferenza del bambino.
All’interno dell’Ospedale troppo spesso il problema del dolore è lasciato alla disponibilità e
alla sensibilità culturale e umana dei singoli operatori. Accade così che talvolta si hanno risposte adeguate e tempestive, ma altre volte il problema è ignorato o non considerato a sufficienza. Inoltre spesso manca la fondamentale integrazione delle competenze necessaria per risolvere le problematiche complesse del dolore.
Alla luce di tutto ciò con l’intento di arginare la prevalenza del dolore negli ospedali,
il Ministero della Sanità ha istituito una Commissione di studio, con decreto del 20 settembre 2000, per "approfondire la conoscenza, anche sulla base delle esperienze maturate presso alcune strutture italiane e di altri Paesi, degli interventi che possono essere introdotti nell’ambito dei servizi e della pratica assistenziale al fine di contrastare il dolore e le sofferenze evitabili, causati dalle malattie e in particolare dalle malattie oncologiche".
A tal fine, la Commissione ha elaborato un progetto specifico, denominato Progetto
"Ospedale senza Dolore", che fornisce - oltre alle indicazioni relative ai contenuti, ai tempi e alle modalità di realizzazione - anche alcune raccomandazioni che possano favorirne lo svolgimento.
L’idea si ispira ad analoghi progetti internazionali e istituzionalizzati in alcuni paesi
europei (www.sans-douleur.ch).
La finalità del progetto è di aumentare l’attenzione del personale curante negli
ospedali italiani affinché vengano messe in atto tutte le misure possibili per contrastare il dolore espresso dalla persona, indipendentemente dal tipo di dolore rilevato, dalle cause che lo originano, dal contesto di cura.
E’ risaputo infatti che la carenza nel rilevare e trattare il dolore ha luogo nei
confronti di malati sottoposti sia a cure mediche che chirurgiche, siano essi adulti o bambini, con caratteristiche particolari (portatori di handicap o anziani, ad esempio), siano essi ricoverati in reparto, che abbiano accesso agli ambulatori o ai servizi diagnostici.
E’ importante dunque che si arrivi a considerare il dolore fisico un segno
imprescindibile nella valutazione clinica dalla persona, così come il polso, la temperatura corporea, la pressione arteriosa. Così come avviene per tali parametri (denominati segni vitali) è essenziale che anche il dato relativo al dolore venga riportato regolarmente sulla cartella clinica del paziente al fine di creare una cultura diffusa in tutti i professionisti sanitari (medici ed infermieri) che consideri il dolore un parametro imprescindibile per la programmazione e la gestione delle cure. Tale accorgimento, apparentemente banale e di facile realizzazione, ha invece una enorme valenza su piano delle conseguenze, e porta inevitabilmente il personale di cura ad esserne consapevole, a prenderne atto e, conseguentemente, al dovere professionale, oltre che etico, di farsene carico affinché il dolore venga controllato rapidamente.
Il medico ancora oggi considera il dolore un fatto secondario ad una patologia cui
va riservata tutta l’attenzione; l’infermiere, pur non rimanendo estraneo alla situazione sofferta dal paziente, non può offrire un adeguato aiuto; il paziente spesso, specialmente se bambino o handicappato, non manifesta il proprio dolore apertamente per non subire ulteriori atti medici che non gradisce o perché ritiene giustificato il dolore in una situazione di malattia o di ospedalizzazione.
Pertanto si rende necessario un radicale mutamento di attitudini e atteggiamenti
che deve coinvolgere non solo il personale curante, ma anche l’opinione pubblica che usufruisce dei servizi sanitari del paese. L’attuazione richiede un’opera di educazione e formazione continua del personale di cura operante nelle strutture sanitarie, possibilmente da parte di esperti afferenti all’istituzione stessa, affinché si arrivi ad offrire un adeguato soccorso alla sofferenza del paziente durante la sua presenza in ospedale.

IL CONTROLLO DEL DOLORE PEDIATRICO

In un ospedale pediatrico il problema "dolore" si presenta sotto multiformi aspetti che devono trovare una risposta ben al di là della semplice somministrazione, peraltro importante, di farmaci analgesici. E' infatti necessario un approccio integrato e multidisciplinare che permetta di capire, misurare e, quindi, adeguatamente trattare il fenomeno dolore in tutte le sue forme. Spesso accade che, oltre al dolore fisico vero e proprio, si debba trattare la paura e l'ansia che scaturiscono nei bambini dal semplice ingresso in ospedale.
Le problematiche inerenti al dolore in pazienti di età pediatrica si possono evidenziare
sinteticamente nel dolore acuto, nel dolore cronico e nei problemi relativi allo stato di
sedazione.
Il dolore acuto ha la funzione di avvisare l'individuo della lesione tissutale in corso ed è
normalmente localizzato, dura per alcuni giorni, tende a diminuire con la guarigione ed è essenzialmente rappresentato, in ospedale, dal dolore legato all'intervento chirurgico. Tale tipo di dolore è un problema più semplice da trattare rispetto al dolore cronico in quanto la sua causa è generalmente chiara e l'obiettivo da raggiungere è quello di alleviare il dolore per alcuni giorni finché non ha inizio il processo di guarigione. Attualmente le opzioni terapeutiche per il controllo del dolore acuto postoperatorio sono molteplici ma nella maggior parte dei casi è più importante perfezionare i benefici che derivano da una qualsiasi tecnica piuttosto che preoccuparsi della scelta della tecnica stessa. Quasi ogni tecnica funziona ma deve essere adattata ai bisogni individuali del singolo paziente e della sua famiglia anche con eventuali modificazione dei modelli organizzativi presenti nell'ospedale. Le tecniche di anestesia loco-regionale rivestono un ruolo fondamentale per un adeguato controllo del dolore post-operatorio.
Il dolore cronico è invece ribelle ai comuni trattamenti. Ricorre nell’ambito di una malattia
cronica più o meno grave, molto spesso limitativa per quanto riguarda la vita di relazione e talvolta mortale. In questi casi il dolore non può e non deve essere considerato solo un sintomo ma piuttosto una malattia nella malattia dove, oltre al dolore fisico, coesistono molte e differenti componenti che lo rendono spesso insostenibile. Un dolore cronico per antonomasia è quello oncologico.
Per quanto riguarda la sedazione, invece, gli interventi che possono aiutare i bambini a
sopportare manovre dolorose, o semplicemente che generano paura, o esami diagnostici che richiedano per la loro esecuzione prolungati periodi di immobilità, possono essere schematizzati essenzialmente in interventi di tipo farmacologico e di tipo non farmacologico.
Gli interventi di tipo farmacologico sono indispensabili in moltissime situazioni e
necessitano di una specifica competenza tecnica. E’ infatti praticamente impossibile far stare immobile e cooperante un bambino finché rimane sveglio; anche la sola somministrazione di ansiolitici non è quasi mai sufficiente e spesso è necessario ricorrere a tecniche combinate di sedazione e analgesia.
La sedazione prevede tre livelli: sedazione conscia, sedazione profonda e anestesia
generale. In ogni caso oltre alla sedazione per qualsiasi procedure dolorosa è sempre opportuno associare una anestesia loco-regionale che garantisce, oltretutto, una adeguata analgesia nel periodo successivo alla procedura.

ANESTESIA LOCALE

L’anestesia locale, soprattutto se ottenuta senza ago e con l’ausilio delle tecniche non farmacologiche, riduce notevolmente l’ansia e il dolore associato alle procedure dolorose.
L’Emla (Eutectic Misture of Local Anesthetics) è una miscela eutectica di anestetici locali, contiene il 2.5% di lidocaina e il 2.5% di prilocaina in una peculiare emulsione olio-acqua che dà origine all’Emla 5%. Le lievi proprietà lipofile ed idrofile dei farmaci che la compongono aumentano notevolmente quando li si miscela, permettendone l’assorbimento attraverso la cute intatta. La profondità dell’anestesia è approssimativamente 3 mm dopo 1 ora dall’applicazione della crema sotto un bendaggio occlusivo ed è massimo di 5 mm dopo 1,5-2 ore. La crema Emla produce una leggera vasocostrizione temporanea, per cui può rendere più difficoltosa la ricerca di una vena.
Negli Stati Uniti, la tetracaina crema al 4% è stata mostrata penetrare nella pelle intatta dei
bambini e fornire anestesia locale come con l’applicazione dell’Emla. Non è costosa, ha un inizio d’azione più rapido rispetto all’EMLA (20-30 minuti), fornisce anestesia superiore alle 4 ore ed è un ottimo vasodilatatore. Al momento la tetracaina crema non è disponibile commercialmente negli Stati Uniti e deve essere preparata dal farmacista.
Soluzioni o gel che contengono: 0.5% tetracaina, 0.05% adrenalina e 4% di cocaina
all’11.8% (TAC) o 4.0% lidocaina, 0.1% epinefrina e 0.5% tetracaina (LET), se instillate per 20-30 minuti in una ferita aperta, sono sufficientemente assorbite per fornire un’anestesia locale. Queste soluzioni sono più efficaci sul cuoio capelluto e sulla pelle del viso piuttosto che nelle ferite delle estremità e del tronco. A causa della loro tossicità da rapido assorbimento, l’uso di queste soluzioni generalmente è controindicato sulle membrane mucose e sulle larghe abrasioni, anche se l’applicazione corretta di quantità limitate è stata mostrata essere sicura. TAC e LET sono miscele relativamente instabili e possono essere preparate dal farmacista e conservate in frigo.
Lo spray di cloruro di etile viene impiegato spesso per incisioni cutanee limitate (ad
esempio, drenaggio di piccoli ascessi). Se spruzzato sulla cute esso evapora raffreddandosi al punto di congelamento. L’anestesia è efficace ed immediata, ma i suoi svantaggi comprendono la breve durata (solo fino ad 1 minuto), il potenziale dolore allo scongelamento, la possibile riduzione della resistenza all’infezione ed il ritardo nella riparazione tissutale. Lo spray al cloruro di etile è altamente volatile e non va usato in vicinanza di fiamme o scintille (ad esempio, bisturi elettrico). Tutte le ferite devono essere tamponate con anestetico locale: Lidocaina al 3%-4%.
L’anestesia per contatto può anestetizzare solo gli strati superficiali, non è idonea da sola
per le ferite più profonde, che richiedono una sutura a doppio strato. Un tamponcino di cotone, saturato di lidocaina, offre miglior contatto della garza. L’effetto massimale si ha dopo 20 minuti. L’anestesia per infiltrazione comporta l’iniezione di un anestetico direttamente nel tessuto da manipolare chirurgicamente. Questo tipo di anestesia può essere impiegato per la maggior parte dei piccoli interventi chirurgici, quali l’escissione di lesioni cutanee, l’incisione di ascessi e la sutura delle ferite per l’aspirato midollare per la biopsia osteomidollare. L’infiltrazione locale può assicurare anche l’emostasi sia distendendo direttamente i tessuti, sia ricorrendo all’adrenalina.
Il principale svantaggio rispetto al blocco nervoso, consiste nel fatto che è necessaria una
dose relativamente abbondante di farmaco per anestetizzare una zona relativamente ridotta. Nelle ferite estese, la quantità di anestetico necessaria può far correre il rischio di tossicità sistemica. L’infiltrazione locale distorce anche i tessuti e può non essere ottimale in zone che necessitano di un allineamento perfetto (ad esempio, talune ferite delle labbra). Dopo l’anestesia per contatto, si può infiltrare la ferita, dal lembo cruento con la lidocaina al 2%. La somministrazione dell’anestetico deve essere la più indolore possibile. Il dolore da iniezione si può ridurre usando aghi di piccole dimensioni. Se l’iniezione avviene attraverso la cute, si dovrebbe usare un ago da 30 gauge; se invece avviene attraverso i margini tagliati di una ferita, può bastare un ago da 25-27 gauge.
Il dolore dell’iniezione può essere, inoltre, significativamente ridotto dalla alcalinizzazione
della soluzione di anestetico locale (aggiungendo 1cc di Sodio Bicarbonato a 9cc di Lidocaina al 2%), riducendo la velocità d’infusione e riscaldando l’anestetico a temperatura corporea.
Per il dolore post-operatorio l’uso di blocchi periferici e centrali sia in single shot che in
infusione continua è la metodica più adeguata anche nei pazienti di età pediatrica.

 


Informazioni sulla rivista

ESIA-Italia
EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE - Italia
costituisce la parte Italiana della versione Americana, pubblicata su Internet da Keith J Ruskin, Professore di Anestesia alla Università di Yale. I lavori saranno accettati sia in lingua Italiana che Inglese. In quelli di lingua Italiana un corposo riassunto in Inglese verrà preparato dalla redazione, qualora l'autore non fosse in grado di fornirlo. A cura della redazione sarà inoltre la traduzione in Italiano dei manoscritti inviati in lingua Inglese. La rivista sarà inviata gratuitamente a tutti quelli che ne faranno richiesta, inviando il seguente messaggio "Desidero ricevere ESIA versione italiana" indirizzato a LANZA@UNIPA.IT

La rivista pubblica rewiews e lavori originali compiuti nei campi dell'anestesia e della medicina critica. I lavori originali riguardano ricerche cliniche, di laboratorio e la presentazione di casi clinici. Le reviews includono argomenti per l'Educazione Medica Continua (EMC), articoli di revisione generale o riguardanti le attrezzature tecniche. ESIA pubblica le lettere all'Editore contenenti commenti su articoli precedentemente publicati ed anche brevi comunicazioni. La guida per gli autori può essere consultata collegandosi al sito ANESTIT all'indirizzo: http://anestit.unipa.it/ utilizzando la sezione riservata ad ESIA-Italia; oppure può essere richiesta inviando un messaggio a lanza@unipa.it EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE Sezione Italiana
Il numero della rivista è anche ottenibile attraverso World-WideWeb WWW: l'URL per questo numero di ESIA è: http://anestit.unipa.it/esiait/esit0203.txt
Il nome della rivista è esitaamm, dove aa è l'anno ed mm il mese (per esempio questo numero è esit0203.txt)

LA REDAZIONE DI ESIA ITALIA

DIRETTORE: Vincenzo LANZA
Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo
LANZA@UNIPA.IT

Terapia Intensiva

Antonio Braschi
Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione 1 - Policlinico S. Matteo - IRCCS Pavia

Anestesia Cardiovascolare

Riccardo Campodonico
Responsabile dell'Unità di Terapia Intensiva Cardiochirurgica - Azienda Ospedaliera di Parma
ricrob@mbox.vol.it

Anestesia e malattie epatiche

Andrea De Gasperi
Gruppo trapianti epatici / CCM - Ospedale Niguarda - Milano

Medicina critica e dell'emergenza

Antonio Gullo
Professore di Terapia Intensiva - Direttore del Dipartimento di Anestesia e Terapia Intensiva -Università di Trieste

Anestesia ed informatica

Vincenzo Lanza
Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli - Palermo

Tossicologia

Carlo Locatelli
Direttore del Centro di Informazione Tossicologica Centro antiveleni di Pavia - Fondazione Scientifica "Salvatore Maugeri Clinica del Lavoro e della Riabilitazione"- Pavia

Terapia Antalgica e Cure Palliative

Sebastiano Mercadante
Responsabile dell' Unità d'Anestesia e di Terapia del Dolore e Cure Palliative - Dipartimento Oncologico La Maddalena - Palermo terapiadeldolore@la-maddalena.it